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Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini”

Sede e contatti
Via Castelnaudary 5, 50034 Marradi (Firenze
Telefono: 055.8045943
E-mail: centrocampana@tiscali.it
Sito web: http://www.dinocampana.it/

Organi direttivi
Presidente: Mirna Gentilini
Vicepresidente: Francesco Chiari, Silvano Salvadori

Breve Storia e Finalità
L’associazione culturale iscritta all’anagrafe delle ONLUS è sorta nel 1989 con la partecipazione del Comune di Marradi. In questi anni ha svolto varie iniziative per  far conoscere  e divulgare la vita e l’opera di Dino Campana  ed è diventata un punto di  riferimento importante per  tutte le attività culturali del territorio.
Nel 2002 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha costituito un centro di documentazione riguardante la vita e l’opera del poeta, allestendo una mostra biobibliografica permanente. Ha
predisposto un museo di arte contemporanea “Artisti per Dino Campana” inaugurato nel 2009. É divenuta Casa Editrice e ha pubblicato  dal 1998 ad oggi 9 libri. Svolge attività di supporto a studiosi, studenti universitari e medi e gruppi di turisti, mettendo a disposizione materiale, documenti, organizzando attività didattiche, lezioni, visite
guidate. Ha rapporti con vari enti culturali.
Ha come scopo eminente lo studio, la ricerca, la divulgazione, l’interpretazione dell’opera tutta del poeta
Dino Campana che ebbe i natali a Marradi; si propone di realizzare i suddetti scopi organizzando e gestendo borse di studio, premi letterari, incontri, convegni, congressi, seminari, procedere alle pubblicazioni di saggi e monografie, produrre o collaborare alla produzione di film e mostre; catalogare, archiviare materiale di varia natura inerente la vita del poeta, svolgere manifestazioni campaniane e culturali varie (conferenze, presentazione di libri, spettacoli, ecc.). avvicinando in modo particolare gli studenti delle scuole alla poesia di Campana.
Obiettivo precipuo  della mostra del Museo “Artisti per Dino Campana” è stato quello di realizzare nel paese natale una struttura importante per lo sviluppo turistico culturale a completamento delle altre già attuate (Mostra biobibliografica permanente, archivio campaniano, ecc,). Il Centro Studi e il Museo sono aperti tutto l’anno nel seguente orario: martedì e venerdì dalle 17,00 alle 19,00; in altri giorni e in altri orari previo appuntamento. Giovedì sera nei mesi di luglio e agosto(h.21,00-23,00). Domeniche di ottobre e dicembre (dalle10,00 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 19,00).

Patrimonio
Biblioteca: le varie edizioni dell’opera campaniana (compresa la prima del 1914), le traduzioni in lingua straniera; la raccolta delle opere  librarie monografiche e raccolta degli scritti critici e biografici pubblicati su periodici dal 1914 in poi; documenti dell’Archivio comunale di Marradi, saggi vari in fotocopia, riviste e articoli di giornali. Volumi numero complessivo1500.
Altre collezioni o raccolte: Tavole espositive riguardanti la vita e l’opera del poeta, materiale iconografico; serie di ritratti di artisti quotati. Opere scultoree e pittoriche, fra cui l’unico ritratto eseguito a Campana vivente da Giovanni Costetti nel 1913. Tesi di laurea, film (su  video cassetta o su DVD); CD e DVD con recitazioni, poesie musicate o concerti per Dino Campana; filmati RAI, alcune medaglie commemorative sul poeta. Lavori scolastici e materiale minore vario. Fondo Anacleto Francini.
Museo Artisti per Dino Campana. La mostra comprende 68  opere pittoriche e scultoree di artisti contemporanei che si sono ispirati ai testi campaniani. È stata aggiunta quest’anno l’opera di LiuYu, vincitrice del concorso grafico pittorico rivolto agli allievi dell’Accademia di Bologna e Firenze in occasione del Centenario della stampa dei Canti Orfici.




Archivio Arcivescovile di Firenze

Sede e contatti
Viale Ludovico Ariosto 13, 50124 Firenze
Telefono: 055.2763745; 055.2763779
E-mail:  archivio@diocesifirenze.it
info@diocesifirenze.it
Sito web: http://www2.firenze.chiesacattolica.it/pls/diocesifirenze/v3_s2ew_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=23969
http://www2.firenze.chiesacattolica.it/pls/diocesifirenze/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=23989
Orari di apertura: lunedì, martedì, giovedì e venerdì 9.30-12.30

Organi direttivi
Direttore dell’archivio:  Mons. Gilberto Aranci.

Breve storia e finalità 
L’Archivio arcivescovile di Firenze si è formato nei secoli, a partire dall’alto Medioevo, attraverso la produzione di documenti di tre istituzioni legate all’attività e al governo pastorale del vescovo: l’amministrazione dei beni appartenenti alla Mensa vescovile, in seguito arcivescovile, la Cancelleria e il Tribunale ecclesiastico.  Di recente tutto il materiale documentario dell’Archivio è stato riordinato e inventariato mantenendo la distinzione dei tre fondi principali (Mensa arcivescovile, Cancelleria, Tribunale ecclesiastico), cui si è aggiunto un quarto comprendente sia nuove acquisizioni sia archivi depositati per custodia (riferimento bibliografico: Archivio arcivescovile di Firenze, in V. Monachino – E. Boaga – L. Osbat – S. Palese (edd.), Guida degli Archivi diocesani d’Italia, I, Roma 1990, 157-161).

Patrimonio
Di particolare interesse per la storia del ‘900 sono le carte conservate nelle sezioni “Corrispondenza degli arcivescovi” e  “Visite pastorali” (arcivescovi Card. A.M. Mistrangelo, Card. E. Dalla Costa) del Fondo della Cancelleria. Notizie più accurate circa il patrimonio documentario sono consultabili sul web della diocesi:
http://www2.firenze.chiesacattolica.it/pls/diocesifirenze/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=24068

 




Archivio storico e di deposito del Comune di Arezzo

Sede e contatti
Via della Fiorandola 34, 52100, Arezzo
Telefono: 0575.23159
E-mail: archiviostorico@comune.arezzo.it
Sito web: http://www.comune.arezzo.it/il-comune/servizio-informatico-sportello-unico-marketing/servizio-archivio-e-protocollo/archivio-storico-e-di-deposito/sedi-ed-orari-archivio-storico-e-archivio-di-deposito
Orari di apertura: Invernale da settembre a luglio, martedì e giovedì 8:30-13.30 e 15.30-17.30; estivo dal luglio a settembre, martedì e giovedì 8.30-13.30

Organi direttivi
Comune di Arezzo – Ufficio Protocollo e Statistica

Breve storia e finalità

L’Archivio Storico (Postunitario) del Comune di Arezzo è stato istituito con deliberazione della Giunta Municipale 11 aprile 1991, n. 1670, in attuazione di quanto previsto dal Decreto del Presidente della Repubblica 1409/63 relativamente alla Sezione separata di archivio. La struttura accoglie comunque anche la Sezione di deposito dell’Archivio comunale.
Il nucleo centrale del materiale facente parte della Sezione separata è costituito dall’archivio postunitario del Comune di    Arezzo, dagli archivi di commissioni, comitati e consorzi che hanno avuto sede presumibilmente presso il Comune di Arezzo, dagli archivi aggregati prodotti da istituzioni che hanno cessato di esistere, da fondi prodotti da istituzioni diverse.
Il materiale è affluito all’archivio storico in gran parte nella primavera del 1993, quando divenne operativa la sede di via della Fiorandola e, in seguito, attraverso versamenti o prelievi particolari.
Presso l’Archivio storico comunale sono presenti anche alcune unità pertinenti all’Archivio preunitario del Comune di Arezzo, mentre gli archivi prodotti dal Comune medioevale e dalla Comunità di Arezzo sono depositati dal 1 agosto 1941 presso l’Archivio di Stato di Arezzo, allora costituito.

Patrimonio    
A tutt’oggi sono depositate presso l’Archivio Storico del Comune di Arezzo circa cinquantamila unità archivistiche, in parte afferenti alla sezione separata, e in maggior misura appartenenti alla sezione    di deposito. Una porzione consistente di questo materiale (circa diecimila unità archivistiche) è stato inventariato, mentre l’elenco di consistenza dell’intero complesso documentario (esclusi i versamenti più recenti) è consultabile tramite il sito web del Comune di Arezzo:
http://www.comune.arezzo.it/il-comune/direzione-generale/ufficio-protocollo-e-statistica/archivio-e-protocollo/archivio-storico-e-di-deposito/consistenza-e-struttura




Fondazione pistoiese Jorio Vivarelli

Sede e contatti
Via Felceti 11, Pistoia
Telefono: 0573.477423
E-mail: segreteria@fondazionevivarelli.it
Sito web: http://www.fondazionevivarelli.it/
Orari di apertura al pubblico: dal 1 ottobre al 31 marzo dal lunedì al sabato 9-13; visite guidate al museo: giovedì 8:30 – 13.30 e sabato 8.30- 14:00. Dal 1 aprile al 30 settembre dal lunedì al sabato 9-13; visite guidate al museo: giovedì 14:30 – 18:30 e sabato 15:30 – 20.
Chiuso i festivi.
Ingresso gratuito.

Organi direttivi della Fondazione Jorio Vivarelli
Soci Fondatori: Comune di Pistoia
Sindaco: Samuele Bertinelli
Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Presidente: Ivano Paci
Provincia di Pistoia, Presidente: Rinaldo Vanni
Ansaldobreda SpA, Presidente: Maurizio Manfellotto
Comune di Montale, Sindaco: Ferdinando Betti
Presidente dell’Assemblea dei Soci Fondatori: Giulio Masotti
Consiglio d’Amministrazione: Elena Becheri –  Comune di Pistoia, Marzio Magnani – Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Rinaldo Vanni – Provincia di Pistoia, Alessio De Sio – Ansaldobreda, Alessandor Galardini  –  Comune di Montale, Presidente del Consiglio d’Amministrazione Ugo Poli.
Responsabile delle attività culturali: Veronica Ferretti

Breve storia e finalità

Il 16 dicembre del 1999, Jorio Vivarelli e la moglie Giannetta Pini apposero le firme, assieme a quelle dei rappresentanti del Comune e della Provincia di Pistoia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, del Comune di Montale e dell’Ansaldo-Breda, all’atto che istituiva la Fondazione Jorio Vivarelli. Con esso alla città di Pistoia veniva fatto dono, con l’impegno di tutelarlo e valorizzarlo,  dell’intero patrimonio artistico del Maestro. La Fondazione ha lo scopo di promuovere e patrocinare mostre, pubblicazioni d’arte, iniziative culturali di studio e ricerca capaci di valorizzare l’opera di Jorio Vivarelli in Italia e all’estero assieme alla cultura artistica della città di Pistoia. La Fondazione Vivarelli dal 2009 ha dislocato, in mostra permanete, una sezione interessantissima delle opere del Maestro presso il Castello Villa la Smilea di Montale.

Nota biografica dello scultore: nato a Fognano di Montale nel 1922, Jorio Vivarelli compie gli studi alla Scuola Artigiana di Pistoia e poi all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze.
Dopo la terribile esperienza della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale fu prigioniero nei campi di concentramento di Ungheria, Bulgaria e Germania, il Maestro rientrò in Italia, si stabilì a Firenze dove, nel 1949, sposò Giannetta Pini.
Nel 1951 lavorò presso la Fonderia di Renzo Michelucci, dove conobbe l’architetto Giovanni Michelucci, con il quale strinse una profonda amicizia e avviò una proficua collaborazione artistica, dalla quale nasceranno  nel 1956 il  grande “Crocifisso” per la Chiesa della Vergine di Pistoia e, nel 1963, quello per la Chiesa dell’Autostrada del Sole a Campi Bisenzio.
Nel 1956 conobbe a Firenze l’architetto russo-americano Oskar Stonorov con il quale affrontò il problema del rapporto fra scultura e architettura urbana, realizzando, tra l’altro, due celebri fontane: “Ragazze Toscane” (1966) per l’hotel Plaza di Philadelphia e “Adamo ed Eva” (1966) per Hopkinson House di Philadelphia, “Giovani” a Detroit nel Michigan, “Bagnanti” per Stephens College in Columbia nel Missouri oltre agli arredi per il “Walter and May Reuther UAW Family Education Center” a Black Lake in Michigan.
Tornato in Europa dopo l’esperienza americana con Stonorov, Vivarelli tenne contatti con Le Corbusier, Louis Kahn e, nel 1966, partecipò da protagonista alla formazione del Gruppo Intrarealista con Federico Fellini, Abel Vallmitjana, Miguel Ángel Asturias e Cesàreo Rodrìguez- Aguilera.
Dagli anni Settanta al Duemila si distinse per una serie crescente di opere che da un lato affrontavano i temi più vivi e laceranti della condizione esistenziale e dall’altro i valori del sacrificio e della solidarietà tra gli uomini. Realizzò così importanti opere pubbliche, quali: “Memoria storica” (Roma, 1974) monumento dedicato a Giacomo Matteotti vittima del fascismo; la scultura “Inno alla vita” (1987, Nagasaki) in ricordo della terribile distruzione provocata dalla bomba atomica, così come altre opere concepite come omaggio a coloro che hanno immolato la vita per la liberazione dall’oppressore quali: “Il sacrifico, una morte per la vita” (Fognano, 1987); “Canto alle penne mozze” (Pistoia, 1988) in onore degli alpini e “Parabola storica, ultima sfida” (Ponte Buggianese, 1993) in memoria dell’eccidio del padule di Fucecchio.
Nel 1977-‘78 dette inizio alla produzione medaglistica con la duplice Monetazione Ecologica ed Aurea per la Zecca della Repubblica di San Marino. Per il “Premio Pistoia Teatro” ha eseguito le maschere di bronzo dei più celebri attori protagonisti del teatro italiano del secondo Novecento. Jorio Vivarelli è morto nella sua abitazione di Villa Stonorov a Pistoia il 1 settembre 2008.

Patrimonio

551 sculture di cui: 122 gessi, 18 opere in ceramica, 19 in terrecotte,  8 pietre, 8 marmi, 277 bronzi, 32 argenti, 67 medaglie

674 Opere grafiche su carta




Archivio Storico del Comune di Siena

Sede e contatti
Ex Collegio San Marco, Via San Marco 90, 53100 Siena
Telefono e fax: 0577.534580
Email: archivio.storico@comune.siena.it
Sito web: http://www.comune.siena.it/La-Citta/Cultura/Archivio-storico
http://www.comune.siena.it/La-Citta/Cultura/Archivio-storico/Patrimonio-documentario/Comune-di-Siena
Orari di apertura: dal martedì al venerdì 10-13.

Organi direttivi
Comune di Siena, Direzione Affari Generali – Servizio Cultura e Sport

Breve storia e finalità
L’Archivio Storico conserva i documenti prodotti dal Comune a partire dalla riforma voluta nel 1786 dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena. I fondi si suddividono in più sezioni riparte tra il periodo preunitario (1524-1865) e postunitario (dal 1865). La sezione storica è stata ufficialmente aperta al pubblico nel gennaio 1997 in alcuni locali retrostanti l’antico ospedale di Santa Maria della Scala e ha trovato la sua definitiva collocazione nel 2013 nell’ex convento di Santa Marta. Il complesso, oltre ad ospitare il monastero accresciutosi in età moderna intorno all’antica chiesa, dove si trovano affreschi del XIV secolo, dal 1814 fino al 1975 ha accolto l’Orfanotrofio ed infine prese il nome di Collegio San Marco.

L’Archivio effettua le seguenti attività:

• raccoglie, inventaria e conserva la documentazione storica proveniente dagli uffici comunali secondo le direttive del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio;

• acquisisce fondi di enti soppressi o di privati in deposito o in dono cercando di valorizzarne l’importanza culturale;

• assicura la libera consultazione dei documenti e il rilascio di copie digitali;

• si impegna a creare strumenti di ricerca automatizzati e digitalizzare il materiale archivistico diffondendolo sulla rete in modo da garantirne la massima accessibilità;

• valorizza il proprio patrimonio promuovendo iniziative di carattere culturale come studi, mostre, incontri, visite guidate e attività didattico-formative;

• collabora con la Soprintendenza Archivistica per la Toscana, l’Archivio di Stato e tutte le altre istituzioni che valorizzano il patrimonio culturale della città e del territorio.

Patrimonio
L’Archivio conserva circa 20.000 filze, buste e registri relativi all’amministrazione della città dal XVI al XX secolo. Le serie più antiche, comprese nella Sezione delle Antiche Magistrature (1524-1786), si ricollegano ai fondi della Balìa e della Biccherna depositati nel 1858 presso l’Archivio di Stato di Siena. La sezione preunitaria si suddivide in: Comunità Civica di Siena (1786-1808), Mairie (1808-1814) e Comunità Restaurata (1814-1865). A questo ultimo periodo si riferisce anche l’archivio della Cancelleria Comunitativa di Siena (1827-1865) e quello del Circondario di Acque e Strade (1825-1850). L’archivio Postunitario comprende tutto il materiale prodotto dagli organi cittadini a partire dall’Unità d’Italia e fino agli anni ’60 del XX secolo, ed è in continuo aggiornamento. Oltre ai registri delle deliberazioni del Consiglio Comunale, della Giunta Comunale e del Podestà (1927-1944), la serie più rilevante è rappresentata dal carteggio, che è suddiviso in due parti: Carteggio X.A (1865-1906) e Carteggio X.B (dal 1907 in poi). La restante parte dell’archivio Postunitario comprende documenti di contabilità, gestione del personale, movimenti della popolazione e censimenti, liste di leva e ruoli matricolari, servizio annonario, commissioni, miscellanea, registri di stato civile. Si conservano inoltre altri archivi di enti soppressi o collegati al Comune che sono stati acquisiti nel corso del tempo. Attualmente l’Archivio ha in deposito il materiale dell’Archivio del Movimento Operaio Democratico Senese, del Pio Asilo Butini Bourke e dell’ex Istituto Sclavo Spa. Tra i fondi donati da privati si segnalano quello di Luigi Socini Guelfi e di Benedetto Barni. Presso la sede è possibile consultare una sezione fotografica che raccoglie vecchie immagini della città e la raccolta di progetti e disegni prodotti dal Comune nella sua secolare attività.




Museo Salvatore Ferragamo

Sede e contatti
Palazzo Spini-Feroni, piazza Santa Trinita 5/R, 50123 Firenze.
Telefono: 055 3562846 / 055 3562466
E-mail: museoferragamo@ferragamo.com
Sito web: https://www.ferragamo.com/museo/it/ita/
Orari di apertura: il museo è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19.30.
Ingresso intero 8 euro; Non pagano le persone sotto i dieci anni e sopra i 65. Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese e per i possessori di Firenze Card.

Organi direttivi
Direttore: Stefania Ricci

Breve storia e finalità
Inaugurato nel maggio 1995, il museo è nato per iniziativa della famiglia Ferragamo con la volontà di far conoscere al pubblico di tutto il mondo le qualità artistiche di Ferragamo e il ruolo che ha ricoperto nella storia non solo della calzatura, ma anche della moda internazionale.

Come la maggior parte dei musei aziendali, il Museo Salvatore Ferragamo e l’archivio ad esso connesso sono nati dalla visione dell’imprenditore, la vedova di Salvatore Ferragamo, Wanda, alla guida dell’azienda dal 1960, anno della morte del fondatore, e i suoi sei figli. In particolare è stata Fiamma, la maggiore dei fratelli, responsabile, dopo la scomparsa del padre, del settore merceologico più importante dell’azienda, le scarpe e gli accessori in pelle, a farsi portavoce in seno alla famiglia di questo progetto, a renderlo concreto, a dargli un’impostazione strategica avvalendosi delle competenze tecniche di storici ed archivisti.

La prima idea del museo è cominciata ad emergere durante l’organizzazione di una mostra a Palazzo Strozzi sulla storia di Salvatore Ferragamo, una mostra che è diventata nel tempo itinerante, ospitata dai più importanti musei del mondo, come il Victoria and Albert Museum di Londra, il County Museum di Los Angeles, il Museo Guggenheim di New York, la Sogestu Kai Foundation di Tokyo, il Museo des Bellas Artes di Città del Messico. Nel corso del tempo, la mostra temporanea si è trasformata in un’iniziativa permanente.

A conferma del valore culturale dell’istituzione e delle numerose attività culturali intraprese negli anni, nel 1999 la Salvatore Ferragamo ha ricevuto l’ambito Premio Guggenheim Impresa e Cultura, conferito ogni anno alle aziende che meglio hanno investito in campo culturale. Il museo si trova nel centro storico di Firenze, nello storico Palazzo Spini Feroni, sede dell’azienda Ferragamo dal 1938.

Finalità: il Museo Salvatore Ferragamo è un museo aziendale, dedicato alla storia dell’azienda Ferragamo, alla vita del suo fondatore, Salvatore Ferragamo e alle sue creazioni. Il suo intento è quello di ideare, organizzare e promuovere mostre, incontri di studio ed eventi importanti dedicati alla cultura contemporanea della moda. Esprimere l’apertura e l’interesse dell’azienda verso i fenomeni più attuali e significativi che dall’arte, dal design, dallo spettacolo, dal costume, dalla comunicazione, dall’informazione, estendono la loro influenza allo stile e alle forme del vestire e del vivere.




Museo del calcolatore “Laura Tellini”

Sede e contatti
Istituto Tecnico Economico e Professionale Statale “Paolo Dagomari”, Via di Reggiana, 86, 59100 Prato.
Telefono: 0574.639705
E-mail: museo@dagomari.prato.it
Sito web: http://museo.dagomari.prato.it/
Orari di apertura: data la sua collocazione, il Museo è aperto gratuitamente alle scolaresche del comprensorio pratese in orario mattutino, previa prenotazione contattando il curatore del museo, prof. Riccardo Aliani; le visite per la cittadinanza, sempre gratuite e previo appuntamento, saranno invece effettuate di giorno feriale ed in orario pomeridiano/serale. Per prenotare una visita è necessario contattare il museo.

Curatore: prof. Riccardo Aliani

Breve storia e finalità
Nel 1996 si iniziò a battere il tema della storia dell’informatica con la realizzazione, con una quinta classe, di un argomento che potesse abbinare tecnologia, storia e scienze matematiche, da sviluppare per l’esame di stato. Prese vita il “http://www.dagomari.prato.it/museo/htm/ingresso.htm ). Ma nacque anche lo stimolo a sviluppare, sempre con gli studenti, un qualcosa di tangibile: così nel corso degli anni, rovistando nei magazzini della scuola (che utilizza strumenti di calcolo a partire dalla sua apertura, nel 1961), nella soffitta di casa, nei mercatini dai cassonetti dei rifiuti, si sono materializzati dei pezzi decisamente interessanti, in attesa solo di essere ripuliti o riparati. Finalmente, nel 2011, i primi visitatori interessati hanno potuto visitare la raccolta, che esponenzialmente col tempo si è arricchita grazie anche alla collaborazione di tanti appassionati sparsi in tutta Italia. Il nostro scopo ultimo è diffondere la cultura informatica tramite la conoscenza di come facevano i calcoli padri e nonni degli iper-oggi.
Si allega comunque il percorso didattico suggerito per la visita ragionata del Museo.

Patrimonio
Una molteplicità di strumenti di calcolo, che evidenzia il passaggio dagli strumenti meccanici agli elettromeccanici, per arrivare all’elettronica. Il catalogo di tutti gli strumenti custoditi, sempre aggiornato, è disponibile sul sito all’indirizzo http://museo.dagomari.prato.it/doc/catalogo.pdf

 




Mediateca Regionale di Fondazione Sistema Toscana

Sede e contatti
Sede legale: Via Duca d’Aosta 9, 50129 Firenze
Sede operativa: Via San Gallo 25, 50129 Firenze
Telefono: 055 2719011
E-mail:
segreteria@fondazionesistematoscana.it
u.brazzini@fondazionesistematoscana.it
c.dellorso@fondazionesistematoscana.it
Sito web: http://www.fondazionesistematoscana.it/progetto/mediateca-regionale-toscana/
http://www.mediatecatoscana.it

Organi direttivi
Direttore generale Fondazione: Paolo Chiappini
Responsabile area cinema e mediateca: Stefania Ippoliti

Breve storia e finalità
Mediateca Regionale FST si caratterizza per gli archivi specializzati nel cinema e nella comunicazione audiovisiva, composti da film, documentari, libri, riviste, foto, manifesti e cd a disposizione gratuitamente degli utenti.
La Mediateca è nata nel 1984 come ente regionale creato per la diffusione del linguaggio cinematografico, audiovisivo e multimediale. Una missione che con il tempo e l’evolversi delle tecnologie ha assunto forme sempre nuove: basti ricordare che la diffusione dei personal computer è della fine degli anni ’80, così come quella degli homevideo, mentre internet – e quindi la cultura digitale – ha preso campo dalla fine degli anni ’90 in poi.
Gli archivi di Mediateca testimoniano l’evolversi dei media, dalle primissime pellicole in 8, super 8, 16 e 35mm, agli u-matic, alle videocassette, ai dvd, fino ai film disponibili direttamente in formato digitale nei terminali video della sala di consultazione. Anche questi passaggi sono una testimonianza della storia del Novecento.
Ma a testimoniare la storia dello scorso secolo è soprattutto il racconto dei tanti libri e film conservati in Mediateca, incentrati su episodi storici, sul profilo di artisti, sulle voci e le tradizioni della Toscana. Come i tanti film che testimoniano l’attingere dei registi del secolo breve alla letteratura, da Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani, ispirato all’omonimo romanzo di Vasco Pratolini, a La tregua di Francesco Rosi, tratto dall’omonimo libro di Primo Levi, la cui visione va a completare il percorso di formazione degli studenti di oggi sulla storia e la letteratura italiana del XX secolo.

A contraddistinguere gli archivi di Mediateca è anche la presenza di documentari rari. Per rimanere in campo letterario, si può citare Fiamme di Gadda, di Mario Sesti, che ritrae un profilo di Carlo Emilio Gadda, mentre Gabriele D’Annunzio: la storia e il mito, realizzato da Mauro Brescia, è incentrato sul poeta-vate che visse nei primi anni del ‘900 a La Capponcina, alle porte di Firenze.
In campo artistico, rappresentativi dell’attenzione degli archivi di Mediateca per le eccellenze del Novecento ci sono i Critofilm di Carlo Lodovico Ragghianti realizzati su vari artisti, tra cui Ottone Rosai, che testimoniano l’originale lavoro critico del politico e storico dell’arte lucchese, oppure Modì: vita di Amedeo Modigliani, per la regia di Franco Brogi Taviani. Anche i grandi scultori sono stati raccontati dalle immagini dei documentari conservati in Mediateca, come ne L’Incontro con lo scultore Jorio Vivarelli: 60 anni di lavoro, diretto da Andrea Bazzechi e il film Marino Marini: vita e immagini, realizzato da Enzo Vannacci.

Altro fiore all’occhiello degli archivi di Mediateca è storia della Toscana del Novecento nella narrazione dei documentari. Ad esempio i film sulla valorizzazione dell’artigianato, come Mimmo falegname di San Girolamo, di Antonio Fatini e L’Arte dello sbalzo e del cesello, di Renzo Micheletti. Ancora storia del Novecento ne Gli angeli nel fango, doc di Erasmo D’Angelis sul lavoro dei volontari che salvarono i libri della Biblioteca Nazionale di Firenze dalla furia dell’acqua in seguito all’alluvione del ’66. Le antiche lavorazioni sono protagoniste de L’archeometallurgia etrusca: da Populonia a Murlo, di Fabrizio Lucarelli. Infine le testimonianze di guerra sono ne La battaglia di Firenze, sulla Resistena nel capoluogo toscano, di Pietro Faloci, e in Firenze 1944, di Massimo Becattini, basato sul documentario sonoro originale di Amerigo Gomez e Victor De Sanctis. Le citazioni da fare sarebbero ancora tante altre. Questi sono solo alcuni esempi di una filmografia estesa e articolata, che racconta per immagini i diversi volti di una Toscana del Novecento poliedrica, dove sopravvivono antichi mestieri e tradizioni artigianali; culla dell’arte apprezzata  universalmente; attiva nella Restistenza durante la seconda guerra mondiale. Un saggio dei percorsi culturali che Mediateca Regionale mette a disposizione di studenti, adulti, critici, docenti, cinefili, storici.

Patrimonio
Il patrimonio di Mediateca Regionale FST è composto da:
– Videoteca, con 10.000 film d’autore e 3700 documentari;
– Biblioteca, con 9.000 titoli di libri su cinema, video, televisione;
– Emeroteca, 350 titoli di periodici specializzati sul cinema;
– Manifesti, 5.000 foto e manifesti di film;
– Fondi monografici, su “Pier Paolo Pasolini”, “Pio Baldelli” e “Antonio Bruschini”;
– Discoteca, con 4.500 dischi in vinile di musica del periodo tra le due guerre;
– Cd musicali, con 300 cd di colonne sonore dei film