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Fondazione Ernesto Balducci Onlus

Sede e contatti
Via dei Roccettini 9, 50016 Fiesole (Firenze)
Telefono: 055.599147
E-mail: fondazionebalducci@virgilio.it
Sito web: http://www.fondazionebalducci.it/
Orari di apertura: su appuntamento.
Orari della segreteria: lunedì ore 15-19; mercoledì e venerdì ore 9 – 14:00 e 15-19

Organi direttivi
Presidente: Andrea Cecconi

Breve storia e finalità
All’indomani della scomparsa di P.Balducci, avvenuta nell’aprile del 1992, fu costituito un comitato promotore, con lo scopo di costituire una Fondazione intitolata al Padre Scolopio, che ne costituisse  l’eredità spirituale e culturale, a partire dalla conservazione dell’ingente materiale archivistico ad essa ceduto dagli eredi. La Fondazione ebbe il riconoscimento giuridico da parte della regione Toscana nel Febbraio del 1996 e poco dopo fu iscritta nell’albo degli Enti Onlus.

La Fondazione Balducci ha per Statuto lo scopo di promuovere iniziative in grado di diffondere la conoscenza ed il pensiero do P,.Balducci e di dar luogo ad eventi politici, culturali e sociali per un educazione ad una cultura di pace, alla convivenza interetnica ed interreligiosa ispirate alla concezione balducciana dell’uomo planetario. In particolare le attività pubbliche, editoriali e formative si rivolgono soprattutto alle giovani generazioni nella prospettiva di un rinnovamento culturale, sociale ed ecclesiale.

L’impegno della Fondazione si articola in varie modalità : da quelle seminariali e convegnistiche a quelle editoriali, fino ad iniziative artistiche, mostre, tavole rotonde e presentazioni di libri. Gli atti degli eventi promossi sono raccolti nella pubblicazione quadrimestrale dei “Quaderni della Fondazione”. 

Patrimonio
Il patrimonio della Fondazione è costituito dall’Archivio e dalla Biblioteca di P.Balducci, riconosciti “di notevole interesse storico” dalla Sovrintendenza ai Beni Archivistici.  L’archivio è ripartito in due grandi settori pubblico e privato e da un’ingente raccolta di materiale emerotetecario, iconografico ed audiovisivo. La Biblioteca appartenuta a Balducci ha una consistenza di circa 5000 volumi suddivisi nelle sezioni teologica, filosofica, letteraria e storiografica. Dal 2003 la Biblioteca partecipa alla rete del Servizio Documentario Integrato Area Fiorentina (SDIAF).

Della Biblioteca esiste il catalogo on-line e cartaceo. L’Archivio e la Biblioteca sono a disposizione per lo studio e la consultazione nell’orario di apertura della Segreteria della Fondazione. Nella sala di lettura sono a disposizione : un Catalogo cartaceo della Biblioteca, una fotocopiatrice, opere di riferimento. Il servizio di assistenza alla consultazione ed alla ricerca bibliografica è assicurato al materiale presente.




Casa studio Fernando Melani – Comune di Pistoia

Sede e contatti
Corso Gramsci, 159, 51100 Pistoia
Telefono: 0573.371296
0573.371279
E-mail:  al.giachini@comune.pistoia.it
Sito web:
http://musei.comune.pistoia.it/rete-museale/casa-studio-fernando-melani/
https://www.comune.pistoia.it/5024/Casa-Studio-Fernando-Melani/
Orari di apertura: La casa-studio è aperta solo su prenotazione.
Ingresso gratuito.

Organi direttivi
Servizio Educazione e Cultura, Unità Operativa Musei e Beni Culturali.

Breve storia e finalità
La casa-studio di Fernando Melani (1907-1985) è un esempio unico di spazio dove in perfetta sintonia si inseriscono le numerose opere dell’autore, frutto di una ricerca che sfiora e in molti casi anticipa i principali movimenti artistici della seconda meta del XX secolo: dall’Arte Povera, all’Arte Concettuale, alla Minimal Art. Nei diversi ambienti, una gran quantità di “esperienze” occupa i soffitti, le pareti, i pavimenti, secondo la disposizione data da Melani stesso. La visita fra cumuli di materiali sedimentati, sperimentazione sui metalli, lamiere e fili di ferro che pendono dai travicelli del soffitto, è un percorso intenso e ricco di suggestione nel mondo poetico di questo straordinario protagonista dell’arte contemporanea.

Acquistata dal Comune di Pistoia nel 1987 insieme alle  oltre  2800 opere ivi contenute, è aperta al pubblico dal 1998, dopo un lungo restauro realizzato con il contributo della Regione Toscana., e si visita su prenotazione.

La collezione civica è stata arricchita nel 2005 dal lascito testamentario di Donatella Giuntoli, costituito da 148 opere di Melani, in parte donatele dall’amico artista, in parte acquistate da Donatella con competenza e lungimiranza, al preciso scopo di integrare il patrimonio conservato nella casa-studio. A lei si devono gli studi più completi sull’artista, dal CD-Rom del 1998 sulla casa-studio al libro pubblicato postumo (Gli Ori, 2010)  Fernando Melani. Un’esperienza bio-artistica.

Patrimonio
Con l’acquisizione della casa-studio dell’artista pistoiese Fernando Melani, nel 1987, sono state annesse al patrimonio comunale tutte le opere, i lavori  e le diverse esperienze artistiche di vario tipo, conservate nell’edificio. La catalogazione, sulla base precisa degli inventari redatti dall’artista stesso delle sue elaborazioni, ha portato all’individuazione di un numero elevato di opere suddivisibili per categorie di materiali e tecniche in: pittura; metalli; sculture; grafica; altre esperienze; per un totale complessivo di 2.840 opere.

Devono inoltre essere considerati fra i beni comunali anche le seguenti categorie presenti nella casa-studio di Fernando Melani,  ancora non catalogate: circa 500 libri della biblioteca dell’artista, circa 3.000 fogli di scritti teorici, circa 300 fotografie eseguite dall’artista; n. 148 opere e scritti vari derivanti dalla donazione D. Giuntoli (2005).




Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni – Pistoia

Sede e contatti
Palazzo Fabroni, via Sant’Andrea 18, Pistoia
Telefono: 0573.371817
E-mail: fabroni.artivisive@comune.pistoia.it
Sito web: http://musei.comune.pistoia.it/rete-museale/museo-di-palazzo-fabroni/
Orari di apertura: dal martedì al giovedì 10-14; dal venerdì alla domenica e festivi 10-18; Natale e Capodanno 16-19
Ingresso: intero € 3,50; ridotto € 2

Organi direttivi
Servizio Educazione e Cultura
Direzione dei Musei Civici: Elena Testaferrata (e.testaferrata@comune.pistoia.it)

Breve storia e finalità
Nel centro storico di Pistoia, a pochi passi da piazza del Duomo, Palazzo Fabroni si attesta su via Sant’Andrea dirimpetto alla pieve romanica con il pulpito di Giovanni Pisano. Il nucleo più antico, appartenuto intorno alla metà del Trecento alla nobile famiglia pistoiese dei Dondori, era costituito da una tipica casa-torre, il cui orto confinava sul retro con le mura della seconda cerchia della città.

All’inizio del XVII secolo i Fabroni, già proprietari di altre casa nella zona, acquistarono la dimora dei Dondori e alla metà del secolo successivo (1748-1769), per volere di Atto Fabroni, tutti i nuclei abitativi ancora separati furono riuniti in una ristrutturazione complessiva che conferì al palazzo l’aspetto attuale, con la nuova facciata elegante e scenografica, caratteristica per il suo andamento curvilineo. I Fabroni, proprietari anche della villa e della fattoria di Celle, sede attualmente della prestigiosa collezione di arte ambientale, mantennero la dimora cittadina, fornita di una ricca galleria di quadri e di una notevole biblioteca, fino al 1842.

Divenuto proprietà della Comunità civica di Pistoia nel 1861, il palazzo, destinato nel corso degli anni ad usi incongrui, fu variamente ristrutturato e trasformato nella distribuzione interna degli spazi. Sede prima della Sottoprefettura e dal 1928 al 1945 della Federazione del Partito fascista, venne poi usato come scuola media statale. Successivamente il lungo restauro, a cura dell’ufficio tecnico comunale, liberò la struttura architettonica dalle modifiche e superfetazioni otto-novecentesche e riportò in luce elementi preesistenti delle case-torri trecentesche, delle quali alcune parti sono visibili nel salone del piano nobile.

Al termine degli interventi di recupero, la storia recente del palazzo inizia negli anni 1990-1993 con la scelta da parte dell’Amministrazione Comunale di destinare il primo e secondo piano allo svolgimento di attività espositive, permanenti e non, relative alle arti visive moderne e contemporanee.

Lo storico palazzo vanta attualmente circa 2000 mq. di superficie espositiva distribuita su due piani, con accesso da via Sant’Andrea 18.

Insieme al Museo Civico in Palazzo Comunale e alla casa-studio di Fernando Melani, Palazzo Fabroni è un’istituzione pubblica, permanente e senza fini di lucro, che opera nell’ambito dei principi stabiliti dallo Statuto del Comune di Pistoia.

Al primo piano la collezione permanente consente un itinerario attraverso il panorama artistico dell’arte contemporanea dal dopoguerra ai giorni nostri. Intorno al grande salone centrale a doppio volume, individuato come luogo privilegiato per la riflessione sull’arte anche grazie all’imponente Scultura d’ombra di Claudio Parmiggiani sulle pareti, il percorso inizia con le sale monografiche che ospitano le opere di Mario Nigro, Gualtiero Nativi e Agenore Fabbri. Pistoiesi di nascita, si tratta di artisti che hanno svolto la maggior parte della loro attività fuor di Toscana percorrendo, a livello nazionale, la strada dell’Astrattismo e dell’Informale. Interamente dedicata al pistoiese Fernando Melani è la sala in cui sono collocate opere di dimensioni maggiori e particolari ‘progetti’ non ubicati nella casa-studio di Corso Gramsci. Un particolare approfondimento documentario è riservato proprio all’abitazione dove Melani ha vissuto e operato a partire dal secondo dopoguerra occupandone progressivamente tutti gli ambienti, in un’azione di totale interazione con lo spazio e le opere in esso contenute. Il percorso museale prosegue con le sale collettive che ospitano le opere donate al Comune di Pistoia da molti degli artisti intervenuti dal 1990 a Palazzo Fabroni con mostre personali o tematiche. I nuovi linguaggi dell’arte contemporanea – dall’Arte Povera al Concettuale, dalla Minimal Art alla Poesia visiva – vi si trovano testimoniati con opere di tutto rilievo di Roberto Barni, Bizhan Bassiri, Umberto Buscioni, Enrico Castellani, Giuseppe Chiari, Diego Esposito, Luciano Fabro, Alberto Garutti, Jannis Kounellis, Daniele Lombardi, Vittorio Messina, Nunzio, Claudio Parmiggiani, Alfredo Pirri, Renato Ranaldi, Gianni Ruffi, Daniel Spoerri, Marco Tirelli. Nell’autunno del 2011 la collezione si è arricchita di undici ritratti fotografici di artisti donati da Aurelio Amendola al Comune di Pistoia.

Patrimonio
Fondi civici originari, acquisizioni e donazioni.




Rete Ecomuseale del Casentino. Mostra permanente sulla Guerra e la Resistenza

Sede e contatti
Via del Prato, 48, Loc. Moggiona, Poppi (AR).
Informazioni e aperture su richiesta: Pro Loco di Moggiona
Telefono: 334 3050985
E-mail ecomuseo@casentino.toscana.it
danilotassini@libero.it
Pagina web:
http://ecomuseodelcasentino.it/content/bottega-del-bigonaio-e-mostra-permanente-sulla-guerra-e-la-resistenza-casentino

Orari di apertura:
Aperto tutto l’anno su richiesta e in occasione di particolari iniziative.

Organi direttivi
La struttura, che rappresenta un’antenna dell’Ecomuseo del Casentino, è coordinata da un comitato composto da Unione dei Comuni del Casentino, Comune di Poppi e Pro Loco di Moggiona. La gestione è a cura della Pro Loco di Moggiona.

Breve storia e finalità
La struttura nasce con lo scopo di tutelare il patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della resistenza promuovendo una cultura di libertà, democrazia, pace e collaborazione tra i popoli. Le motivazioni per l’ubicazione della mostra permanente nel paese di Moggiona sono dettate da precisi avvenimenti legati alla storia recente della comunità interessata dal passaggio della Linea Gotica e segnata da un eccidio nazifascista con l’uccisione di 18 persone tra anziani, donne e bambini avvenuto il 7 Settembre 1944.

La mostra di Moggiona è particolarmente attiva nel settore didattico-educativo, annualmente, infatti, attraverso operatori specializzati (ANPI Arezzo)  vengono svolti seminari, escursioni e incontri in classe rivolti principalmente alle scuole del comprensorio.

Direttamente collegata alla sede espositiva, in continuità con la filosofia ecomuseale, è anche il “Sentiero della Linea gotica” realizzato all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Un percorso suggestivo dal punto di vista naturalistico lungo il quale sono evidenziati i segni di alcune fortificazioni che ospitavano le postazioni tedesche in risposta all’avanzata degli alleati.

Patrimonio
Lo spazio, provvisto anche di piccola biblioteca tematica, espone pannelli didattico-informativi, disegni e documenti storici originali oltre ad alcune testimonianze materiali. Di particolare interesse la raccolta di avvisi e manifesti d’epoca riferiti alla Seconda Guerra Mondiale e al Regime Fascista. La struttura ospita anche mostre temporanee.
É possibile inoltre visionare materiale audiovisivo con interviste e testimonianze tratte dalla “Banca della Memoria” della Mediateca dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino da anni impegnata in attività di documentazione e raccolta sulle “memorie di guerra” a livello locale e non.




Archivio Storico del Movimento Operaio e Democratico Senese (ASMOS)

Sede e contatti
Via San Marco, 90 – 53100 Siena (SI)
Telefono: 0577.284244
E-mail: asmos_archivio@libero.it
Sito web: http://www.retedocumentaria.siena.it/index.php/rete/archivi/archivio-storico-movimento-operaio-democratico-senese-asmos/
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=29869&RicProgetto=reg-tos

Organi direttivi
Referente: Marisa Ciuccariello, Vittoria De Dominicis.
Responsabile: Archivio storico del Comune di Siena.

Breve storia e finalità
L’ASMOS nasce nel 1988 come “Archivio storico del Movimento Operaio e Democratico Senese” da un’idea di Vasco Calonaci (1927-1998) che, al termine della sua attività di Deputato della Repubblica (1979-1987) iniziò la raccolta di vari carteggi politici.

L’ASMOS assunse fino dalla fondazione la forma giuridica di una associazione autonoma senza fini di lucro; nel 1996 ottenne il riconoscimento di notevole interesse storico da parte della Soprintendenza Archivistica della Regione Toscana. Dal 2011 è iscritto alla sezione provinciale di Siena del Registro Regionale delle Organizzazioni del Volontariato ed aderisce al Cesvot. Ne sono stati Presidenti: Vasco Calonaci (1988-1998), Roberto Barzanti (1998-2001), Alessandro Orlandini (2001-2010), Stefano Maggi (2010-2012), Massimo Bianchi (dal 2012).

Patrimonio
I Fondi dell’ASMOS.

Fondo della Federazione Senese del Partito Comunista Italiano (1921-1991): contiene statuti ed organizzazione della Federazione Comunista senese.

Carte della Nuova Sinistra (1968-1990): contiene documenti di Lotta Continua, del Manifesto, del Partito di Unità Proletaria (PDUP) e di altre organizzazioni.

Fondo Associazione culturale Lev Tolstoj (1950-1999): l’associazione era un Centro di documentazione multimediale per Piombino, Follonica, Massa Marittima.

Fondo della Federazione Senese del Partito Democratico della Sinistra (1991-1998): contiene statuti ed organizzazione del partito.

Fondo del Partito della Rifondazione Comunista (1991-1998): contiene statuti e documenti del Partito della Rifondazione Comunista.

Fondo “Vietato astenersi” (1988-1994): contiene statuto e documenti dell’associazione culturale e musicale “Vietato Astenersi”.

Fondo Unione degli Universitari – Unione degli Studenti.

Fondo Vetreria Modesto Boschi di Colle di Val d’Elsa (1947-1955): contiene statuti e verbali del consiglio di amministrazione.

Fondo di Particolari (1920 – in corso): contiene le carte donate da dirigenti politici ed attivisti del movimento democratico senese composto ad oggi da 84 carteggi ed oltre 100 buste.

Fondo ASMOS (Archivio Storico del Movimento Operaio e Democratico Senese): contiene documentazione inerente l’attività e l’organizzazione dell’ASMOS.

Fondo della Federazione Senese dei Democratici di Sinistra (1998-2007): contiene statuti ed organizzazione del partito.

Archivio Gabrio Avanzati: contiene materiale e documentazione di varia natura raccolto da Gabrio Avanzati (Siena, 1946-Siena, 2002).

I Fondi collegati

il Fondo fotografico: è uno dei più interessanti, con circa 10.000 fotografie che vanno dagli anni venti agli anni novanta del Novecento.

le fonti orali: ci sono numerosi nastri magnetici audio (circa un migliaio di ore) contenenti le registrazioni di eventi ed iniziative politiche pubbliche.

la Biblioteca: risiede all’interno dell’Archivio Storico del Comune di Siena e comprende oltre 13.000 volumi ed opuscoli.

l’Emeroteca: è composta da circa 600 riviste, alcune delle quali pressoché complete.

– la Videoteca: è composta da 543 videocassette: importanti sono i filmati e cortometraggi di propaganda del PCI dagli anni ’50.

– gli Opuscoli: l’archivio raccoglie all’interno della biblioteca anche 20 cartelle di opuscoli del PCI, che contengono discorsi di dirigenti nazionali, sintesi di convegni e conferenze.




Museo Casa Rodolfo Siviero

Sede e contatti
Lungarno Serristori 1-3, 50125 Firenze
Telefono: 055.2345219 / 055.4382652
E-mail: casasiviero@regione.toscana.it
Sito web: http://www.museocasasiviero.it/
Orari di apertura: sabato 10-18; domenica e lunedì 10-13.
Ingresso: gratuito.

Organi direttivi
Settore Musei della Regione Toscana

Breve storia e finalità
La casa e i suoi arredi sono stati lasciati in eredità alla Regione Toscana nel 1983 da Rodolfo Siviero, il cosiddetto “agente 007 dell’arte”, cui si deve il recupero di gran parte del patrimonio culturale trafugato dall’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. É un villino ottocentesco, acquistato da Siviero nel 1944. La casa-museo è aperta al pubblico dal 1991 ed è gestita direttamente dalla Regione Toscana, che ne cura la conservazione e la fruizione pubblica. L’ingresso è gratuito con orario il sabato dalle ore 10.00 alle 18.00; la domenica e il lunedì dalle 10.00 alle 13.00.

La casa-museo conserva ed espone la raccolta di Rodolfo Siviero, documenta il suo impegno nella difesa del patrimonio artistico pubblico, sostiene attività studi e progetti per approfondire la conoscenza del suo operato. Promuove iniziative di studio e di informazioni sui rischi di distruzione e dispersione del patrimonio culturale nel corso di conflitti armati. La Regione vi organizza mostre, conferenze, spettacoli, attività educative sempre in qualche modo legate alla figura di Siviero, alle opere della sua raccolta, alla sua attività di salvaguardia del patrimonio culturale, al periodo storico in cui si trovò ad operare.

Patrimonio
Le opere conservate nella casa museo non sono quelle recuperate da Siviero nel suo lavoro di capo della Delegazione per le Restituzioni istituita dal governo italiano nel 1946 e da lui diretta fino alla morte nel 1983; sono invece quelle che Siviero acquistò per il suo piacere di uomo di cultura che amava arredare la sua abitazione con opere d’arte sull’esempio dei grandi collezionisti di fine ottocento-inizio novecento come Horne, Bardini ecc… Ma la passione di Siviero nel raccogliere opere d’arte e la sua volontà di lasciarle in eredità come museo pubblico alla città di Firenze sono idealmente collegate al suo forte impegno e ai suoi straordinari successi nel ritrovare e riportare in Italia i capolavori che i nazisti avevano portato via durante la guerra e le opere che nel dopoguerra, per motivi commerciali o in seguito a furti, erano state illegalmente portate all’estero.

La raccolta è costituita da opere d’arte, mobili e suppellettili di varia natura, epoca e valore artistico ed è allestita con il criterio dell’arredo di una casa. Spazia da mobili, per lo piu’ di alta epoca, a raffinati oggetti d’uso ecclesiastici e domestici; reperti archeologici come ceramiche etrusche e sculture romane; opere d’arte medievali e rinascimentali: tavole fondo oro, dipinti su tela, sculture in marmo, bronzo legno e terracotta per arrivare fino a un rilevante nucleo di opere di artisti del Novecento con i quali Siviero intrattene rapporti di amicizia e collaborazione culturale. Nel gruppo novecentesco della raccolta si segnalano una ventina di opere di Giorgio De Chirico, artista che negli anni Venti soggiornò e lavorò a lungo in questa casa, per l’amicizia con lo storico dell’arte Giorgio Castelfranco, che allora vi abitava con la sua famiglia. Vi sono inoltre disegni e medaglie di Giacomo Manzù; dipinti di Ardengo Soffici e Pietro Annigoni; sculture di Antonio Berti; disegni di Bruno Becchi, il giovane artista fiorentino che collaborò con Siviero durante la Resistenza e morì nell’agosto 1944 colpito da un cecchino durante la battaglia per la liberazione di Firenze.

Di notevole interesse per la storia del Novecento anche il fondo fotografico con una ricca documentazione sulle mostre delle opere recuperate; alcuni documenti d’archivio e la biblioteca con libri di importanti personaggi della cultura del Novecento che furono amici di Siviero.

 




Archivio di Stato di Siena

Sede e Contatti
Via Banchi di Sotto, 52, 53100 Siena
Telefono: 0577.247145
Fax: 0577.44675
E-mail: as-si@beniculturali.it
as-si.servizialpubblico@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviodistato.siena.it/
Orari di apertura: Sala di studio: lunedì, giovedì, venerdì e sabato 8–13.45; martedì e mercoledì 8-17.15. Biblioteca: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì e sabato 8–13.30. Sezione catasto: martedì e mercoledì 9-12.30 esclusivamente su prenotazione. Chiusura estiva: 1-16 agosto.

Organi direttivi
Direttore: Maria Raffaella de Gramatica

Breve storia e finalità
L’Archivio di Stato di Siena fu istituito con motu proprio del Granduca Leopoldo II del 17 novembre 1858, nel clima di rinnovato fervore per gli studi storici e di attenzione per il patrimonio archivistico, instauratosi in Toscana in quegli anni. Nel nuovo Istituto furono versati i documenti prodotti dalle antiche magistrature dello Stato Senese, corrispondente all’incirca alle attuali province di Siena e Grosseto, nelle due grandi fasi della sua storia: quella comunale e repubblicana dal sec. XIII al 1557 e quella granducale sino al 1808, cioè sino alla dominazione napoleonica, nonché migliaia di pergamene.

Negli anni seguenti poi, e particolarmente dopo l’Unità d’Italia, gli uffici statali periferici della provincia versarono il materiale archivistico loro spettante. Giunsero così fondi archivistici ottocenteschi di grande rilievo dalla Prefettura a quelli di vari tribunali.

Il processo è tuttora in corso: a norma del D. Leg.vo n° 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, vengono effettuati versamenti periodici dagli archivi di tutti gli uffici amministrativi statali e dai tribunali con sede in Siena e nella sua provincia.

Patrimonio
Si tratta di un patrimonio vastissimo e in continuo incremento, anche attraverso donazioni, depositi e acquisti di archivi non statali.

Attualmente gli archivi conservati coprono un arco di tempo che va dal 736 al XX secolo. La caratteristica precipua di tale documentazione è la straordinaria continuità delle serie. Le magistrature senesi, infatti, nate nel Medioevo furono abolite soltanto alla fine del ‘700 dal riformismo di Pietro Leopoldo, o nel 1808 dalla dominazione napoleonica. Ciò si tradusse in una rara continuità archivistica: i grandi archivi, che cominciarono a formarsi nella Siena comunale, continuarono nella maggior parte dei casi per cinque secoli.

Una menzione a parte merita l’archivio Diplomatico (secondo in Italia per numero di pergamene dopo quello dell’Archivio di Stato di Firenze): esso consta di 62.841 pergamene a partire dal 736 al sec. XIX. I registri, le buste, le filze, le mappe, i fascicoli ed i documenti sciolti ammontano, invece, a circa 177.400 unità, divise in più di 200 fondi archivistici ed allineate su più di 13 km di scaffalatura. Nell’ambito del patrimonio posseduto va poi ricordato un unicum a livello mondiale: la collezione delle Tavolette di Biccherna, esposta nel Museo dell’Istituto.

Particolare interesse per la storia del Novecento rivestono fondi archivistici come: Prefettura e Gabinetto di Prefettura; Unione provinciale Professionisti e artisti (1927-1944) e Comitato provinciale di liberazione nazionale (1944-1946). Ancora, le carte di associazioni come la Società di mutuo soccorso fra gli operai in Siena “L’Umanitaria” e l’Associazione femminile senese di mutuo soccorso e Istituto Butini-Bourke; e il materiale documentario e fotografico dell’Istituto Geografico Militare di Firenze (1943-1944), che testimonia l’attività svolta dal colonnello Umberto Cecchini per salvaguardare le attrezzature dell’Istituto durante la guerra.

Si segnalano inoltre gli archivi di personalità come Fabio Bargagli Petrucci, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Mario Bracci, Mario Delle Piane.

La consultazione di tutti i documenti conservati nell’Archivio di Stato è assoggettata alle previste limitazioni di legge e alle eventuali necessità organizzative dell’Istituto.




Archivio Storico del Comune di Rosignano Marittimo

Sede e contatti
via dell’Industria 22-24, Loc. Le Morelline, Rosignano Marittimo
Telefono: 0586.761938/724395
Fax: 0586.724286
Sito web: http://www.comune.rosignano.livorno.it/site5/pages/home.php
Orario di apertura: martedì e giovedì dalle ore 14:15 alle 17:15
Servizi: Attività di Reference durante l’orario di apertura; attività didattiche

Organi direttivi
Responsabile: Caterina Bellucci, Comune di Rosignano Marittimo

Breve storia e finalità
Il Comune di Rosignano Marittimo ha intrapreso da tempo un’azione di valorizzazione del proprio Archivio Storico, ricercando il coordinamento con gli Archivi dei Comuni della Bassa Val di Cecina e con il Sistema di documentazione della Provincia di Livorno.
Tale azione ha avuto le seguenti finalità: la pubblicazione e l’informatizzazione degli inventari, la predisposizione di un servizio di “reference” qualificato che ne facilitasse e incoraggiasse la fruizione, la promozione di specifici progetti di studio, didattici ed editoriali.

Rosignano, da sempre centro politico istituzionale di rilievo, dopo la conquista fiorentina del 1406 diventò sede di una podesteria, andando a comprendere anche Santa Luce, Castellina, Riparbella. La sorte di Rosignano rimase intrecciata per molti secoli insieme a quella delle comunità limitrofe sotto la giurisdizione criminale del vicariato di Lari. Dagli stessi statuti comunali di Rosignano si evince che il territorio alla metà del ‘700 era composto dai castelli della Cecina e cioè da Riparbella, Guardistallo, Casale e Montescudaio. Dopo la dominazione di Napoleone Rosignano diventò sede di cancelleria, unificando la sua egemonia amministrativa su Castellina, Riparbella, Santa Luce, Bibbona, Casale, Guardistallo e Montescudaio.

A Rosignano Marittimo in via del Castello, passaggio per Poggio San Rocco, si trova la sede del Fondo Pietro Gori, due sale che custodiscono cimeli, documenti, fotografie d’epoca e la nutrita biblioteca appartenuta al grande pensatore anarchico. Questo fondo documentario e librario, nato da una donazione della famiglia Gori, si è arricchito sino ai primi anni ’70 di nuovo materiale frutto prevalentemente di donazioni private. Questa sede viene aperta su prenotazione per consultazioni e visite guidate, per lo svolgimento di attività didattiche e singole iniziative su i vari aspetti della poliedrica figura di Pietro Gori –avvocato, filosofo, poeta, viaggiatore-.

Patrimonio
Consistenza patrimonio documentario:
circa 3000 unità (1506 – 1965)
Di particolare interesse:
– Fondo archivistico preunitario di 700 unità
– Statuto Comunale del XVI secolo
Pubblicazioni:
– Inventario della sezione Preunitaria dell’Archivio Storico;
– Documenti dall’Archivio Storico n.1, “La bonifica di Vada” a cura di Gabriele Paolini
– Documenti dall’Archivio Storico n.2, “Il Fondo Pietro Gori”
– “Due Archivi per una storia”, a cura di Angela Porciani