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Museo Storico della Resistenza di Sant’Anna di Stazzema

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Colletti 22, Sant’Anna di Stazzema (Lucca)
Telefono e Fax: 0584 772025
E-mail: santannamuseo@comune.stazzema.lu.it
Sito web: http://www.santannadistazzema.org/
Orari di apertura: dal Martedì al Giovedì 9-14, Venerdì e Sabato 9-17.30, Domenica 14.30-18 (da settembre a febbraio); Martedì e Mercoledì 9-14, dal Giovedì al Sabato 9-18, (da marzo ad agosto), Domenica 10.30-18

Breve storia e finalità
Ricavato dalla vecchia struttura delle scuole elementari del paese, l’istituto è stato inaugurato nell’autunno del 1982 dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il 19 settembre 1991, grazie alla Legge Regionale n.39/91, l’ente è stato trasformato nell’attuale Museo Storico della Resistenza.
La disposizione dello spazio museale è immaginata come articolazione di un percorso aperto, con luoghi di relazione e punti di visuale che evidenziano il rapporto spaziale tra le esposizioni interne e il territorio circostante, dove parte degli eventi descritti si verificarono, creando un serie di corrispondenze stabili con la storia, l’identità e la morfologia del territorio circostante.
Sulla facciata esterna, al fianco della lapide che riporta l’ode di Calamandrei a Kesselring, è posta una riproduzione scultorea di un particolare dell’opera pittorica “Guernica”, realizzata da Pablo Picasso.
Nel 2007 è stato inaugurato il nuovo allestimento dell’intera area museale.

Con la legge 381/2000, Sant’Anna è stato dichiarato Parco Nazionale della Pace, con l’obiettivo di mantenere viva la memoria storica dei tragici eventi dell’estate del 1944 ed educare le nuove generazioni ai valori di pace, giustizia, collaborazione e rispetto fra i popoli e gli individui. Il Parco si estende sul territorio collinare circostante il paese, concentrandosi nell’area sacrale che, dalla piazza della chiesa e dal Museo Storico, attraverso la Via Crucis e il bosco circostante, giunge al Col di Cava, dove è posto il Monumento Ossario, che raccoglie i resti delle 560 vittime dell’eccidio del 12 agosto 1944.

Patrimonio:
Attraverso documenti originali, pannelli didascalici, manifesti, avvisi e quotidiani dell’epoca, materiale fotografico, audiovisivo e multimediale, oggetti e testimonianze autentiche, il museo offre ai visitatori una panoramica essenziale, ma allo stesso tempo esauriente e rigorosamente storica, delle vicende svoltesi nel periodo 1943-1945 in Italia, con uno sguardo particolare rivolto alla Toscana e alla Versilia.
Il percorso espositivo è suddiviso nelle seguenti sezioni tematiche:
L’occupazione nazista;
La Resistenza: gli aspetti, gli episodi ed i personaggi più significativi della lotta di liberazione;
Le stragi: ampio spazio è dedicato alle stragi compiute dai nazifascisti nel settore tirrenico della Linea Gotica e, più in generale, in Toscana nel periodo 1943-1945;
L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema: la storia, le vittime, le testimonianze dei superstiti, le fasi cruciali della ricerca storica della verità, fino agli atti del processo a carico degli imputati della strage conclusosi il 22 giugno 2005 presso il Tribunale Militare di La Spezia.
Il Museo comprende anche una raccolta di significative testimonianze pittoriche e scultoree. Sono presenti opere di Ernesto Treccani, di Pietro Annigoni e di altri artisti contemporanei. La sala Padre Ernesto Balducci, al piano terra, dotata di strumentazione audio-video, è adibita ad attività didattica, conferenze e incontri. Nella sala attigua è possibile consultare una consistente bibliografia relativa al periodo storico ’40-’45, con particolare riguardo agli eventi bellici in Versilia, nonché una raccolta stampa nazionale ed internazionale, con riferimento specifico alla ricerca della giustizia e della verità.




Museo Comunale del Figurino Storico di Calenzano

Sedi e contatti
Indirizzo: Via del Castello 7, 50041 Calenzano (Firenze)
Telefono e fax: 055 0500234
E-mail: museofigurinostorico@atccalenzano.it
Sito web: http://www.museofigurinostorico.it/
Orari di apertura: Giovedì 9-13, Venerdì 14.30-18.30, Sabato e Domenica ore 9-13, 14.30-18.30, oppure su appuntamento

Organi direttivi
Direttore scientifico: Dott.ssa Cristina Cisternino

Breve storia e finalità
Il Museo del Figurino Storico di Calenzano nasce nel 1981 in seguito al successo ottenuto da una mostra organizzata dall’Amministrazione Comunale e dal Club del Soldatino e della Figurina Storica di Calenzano.
A metà degli Anni Novanta il percorso museale assume caratteristiche prettamente didattiche. I contatti avviati con la Fondazione Museo Stibbert di Firenze portano, infatti, a collocare nel Museo la mostra “Guerra e Assoldati in Toscana 1260-1364” progettata agli inizi degli anni ‘80 dai maggiori esperti del panorama modellistico italiano ed europeo (con la collaborazione del Liceo Artistico Statale Firenze 2), primo esempio di modellismo inteso come invito allo studio della storia.
La denominazione Museo del Figurino Storico vuole appunto sottolineare l’uso del soldatino come strumento didattico nato dall’incontro tra una puntigliosa ricerca condotta su fonti iconografiche, documentarie e narrative e l’esperienza artigianale e artistica degli artigiani e degli operatori del settore.
Nell’estate 2004, lo spostamento della sede nei locali del castello di Calenzano ha rappresentato l’ideale coronamento di questo percorso in cui il Museo si lega al monumento ed arricchisce la propria proposta grazie alla costituzione di un’unità didattica, alla nascita di un centro di documentazione e alla formazione di un gruppo di animazione storica (in collaborazione con la locale Associazione Turistica).

Patrimonio
Entrando al Museo, il visitatore viene introdotto al mondo del modellismo attraverso un percorso che ricostruisce la storia dei soldatini, ne illustra le diverse tipologie, presenta le diverse fasi della produzione di un pezzo o di un diorama, mostra le potenzialità dell’universo-modellismo.
Il percorso espositivo propone, inoltre, un’ampia sezione didattica in cui , seguendo una immaginaria linea del tempo, il visitatore incontra gli etruschi e la civiltà di Roma, passa poi dall’Antichità al Medioevo dei castelli e dei Comuni, fino alla caduta della Repubblica Fiorentina. Dopo un rapido sguardo al rapporto tra guerra e società nell’Europa tra Seicento e Settecento, il percorso prosegue attraverso l’Età Napoleonica (esaminata con particolare riferimento ai toscani reclutati nel Dipartimento dell’Arno al servizio dell’Imperatore) ed il Risorgimento, fino alla Grande Guerra.
Chiude quest’ampia sezione didattica una sala dedicata agli uomini, ai mezzi ed agli eventi della Seconda Guerra Mondiale, con particolare riferimento alla Linea Gotica ed alla Resistenza.




Museo storico, etnografico e della Linea Gotica di Bruscoli

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Bruscoli Chiesa 50, loc. Bruscoli, Firenzuola (Firenze)
Telefono e fax: 055 818110
E-mail: gab.bruscoli@gmail.com
Sito web: https://sites.google.com/site/gruppoarcheologicodibruscoli/home/museo-storico-etnografico-e-della-linea-gotica-di-bruscoli
Orari di apertura: Domenica e festivi 15-18.30, o su appuntamento

Organi direttivi
Il museo è gestito dal G.A.B. (Gruppo Archeologico di Bruscoli) e dal Comune di Firenzuola.

Breve storia e finalità
Il museo ha sede nella ex scuola elementare di Bruscoli, una frazione di Firenzuola. È sorto con lo scopo di conservare le radici storiche locali e con l’intento di farle conoscere principalmente ai giovani e a chiunque venga a visitarlo.
È composto da tre sezioni: una archeologico-storica, contenente reperti geoarcheologici frutto delle campagne di scavo lungo gli antichi selciati e sui ruderi del castello medievale dei Conti Alberti in Bruscoli; una etnografica locale, che documenta gli usi e i costumi della civiltà contadina attraverso una raccolta di attrezzi e utensili usati nel passato e la ricostruzione di ambienti agricoli e attività artigiane; infine, una sezione è dedicata alla Linea Gotica – la linea di fortificazione costruita dai Tedeschi per rallentare l’avanzata degli Alleati verso Nord lungo la penisola – che passava lungo queste montagne caratterizzandone il territorio.

Patrimonio
Nella sezione dedicata alla Linea Gotica sono raccolti vari residuati bellici del Secondo conflitto mondiale, relativi, in particolare, agli avvenimenti che hanno interessato Firenzuola e i territori circostanti.




Museo Audiovisivo della Resistenza

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Prato 12, 54035 Fosdinovo (MS)
Telefono: 0187 680014, 3290099418
E-mail: didattica@museodellaresistenza.it, info@museodellaresistenza.it
Sito web: http://www.museodellaresistenza.it/wp/
Orari di apertura: dal Martedì al Venerdì 16-20, Sabato 10-22, Domenica 10-20 (dal 16 giugno al 15 settembre); Sabato 14.30-17.30, Domenica 10.30-17.30 (dal 16 settembre al 31 marzo); Venerdì 15-19, Sabato e Domenica 10-20 (dal 1 aprile al 15 giugno)
Biglietto d’ingresso: informazioni e visite su richiesta

Organi direttivi
Direttore scientifico: Paolo Pezzino

Breve storia e finalità
Il MaR – Museo audiovisivo della Resistenza delle province di Massa Carrara e La Spezia è un’istituzione museale che, attraverso l’uso del racconto multimediale, testimonia le vicende e i valori dell’antifascismo, della Resistenza e della lotta di Liberazione sulla Linea Gotica, nel territorio della Lunigiana, in particolare nelle due province – Massa Carrara e La Spezia – decorate di medaglia d’oro al valor militare.
Il museo, uno dei primi realizzati dallo Studio Azzurro, è stato inaugurato il 3 giugno del 2000 da Tullio De Mauro, allora ministro della Pubblica Istruzione, ed è nato grazie all’impegno e alla determinazione di Paolino Ranieri, partigiano e primo sindaco di Sarzana.
Formalmente, l’istituto è rappresentato dall’Associazione Museo Storico della Resistenza ed è membro fondatore della rete nazionale Paesaggi della Memoria.
Il museo è dedicato alla memoria dei comandanti partigiani Alessandro Brucellaria “Memo” e Flavio Bertone “Walter” e di tutti coloro che hanno combattuto per la libertà.

Patrimonio
Il museo conserva al suo interno numerose testimonianze audio-visive della lotta di Resistenza nel territorio apuo-lunigianese e nell’area circostante la famigerata Linea Gotica, in cui si svolsero cruenti battaglie tra partigiani e occupanti nazifascisti.
Si tratta di un museo di narrazione, per cui la visita è interamente multimediale, con video interviste e “libri” composti da materiale video e fotografico che si attivano con un gesto del visitatore; fanno, inoltre, parte del percorso di visita alcune videoambientazioni, anch’esse interattive.




Museo dell’arte della lana

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Sartori 2, Pratovecchio, Stia 52017 (Arezzo)
Telefono: 0575 582216, 338 4184121
E-mail: info@museodellartedellalana.it
Sito web: http://www.museodellalana.it/
Orari di apertura: Martedì, Mercoledì e Venerdì 10-13; Giovedì e Domenica 10-13, 16-19 (da giugno a settembre), 10-13, 15-18 (da ottobre a maggio); Sabato 16-19 (da giugno a settembre), 15-18 (da ottobre a maggio); dal Martedì alla Domenica 10-13, 16-19 (agosto)
Biglietto d’ingresso: intero 5 €; ridotto 3 € (da 6 a 18 anni e oltre i 65 anni; gruppi di almeno 15 visitatori in orario di apertura, soci Touring Club Italiano, insegnanti con Edumuseicard); gratuito: fino a 6 anni, portatori di handicap con accompagnatore, soci della Società di Mutuo Soccorso tra gli Operai del Lanificio di Stia

Organi direttivi
Presidente della Fondazione Lombard: Prof. Paolo Blasi
Consiglieri: Giovanni Basagni, Dott. Carlo Cioni, Dott.ssa Eleonora Ducci, Lorenzo Lori, Grazia Madiai, Denise Vangelisti
Sindaco di Pratovecchio Stia: Dott. Nicolò Caleri
Collegio del revisori: Dott. Paolo Cerini, Dott.ssa Franca Cerofolini, Prof. Riccardo Passeri
Presidente del Comitato Scientifico: Prof. Paolo Blasi
Membri: Emma Angelini, Isabella Bigazzi, Benedetta della Bordella, Caterina Chiarelli, Paolo Fabiani, Angela Giordano, Andrea Gori, Claudio Grisolini, Massimo Preite, Gabriele Scannerini

Breve storia e finalità
Il Museo dell’Arte della Lana è situato nel complesso del Lanificio di Stia, in Casentino, restaurato dopo decenni di abbandono. Mirabile esempio di archeologia industriale, oggi l’edificio ha ripreso vita non più come luogo di produzione ma come centro di diffusione della cultura tessile del Casentino, per lasciare memoria di questa antichissima tradizione, ma anche per mettere di nuovo a disposizione della comunità l’edificio dove generazioni di Stiani hanno lavorato. La produzione laniera ha accompagnato lo sviluppo e la crescita di Stia attraverso i secoli: il suono della campana e il fischio della sirena scandivano il tempo non solo per i lavoratori, ma per tutti gli abitanti del paese. Finché la sirena ha continuato a echeggiare nella vallata è stata garanzia di un lavoro sicuro per gli abitanti di Stia che potevano permettersi un tenore di vita superiore rispetto a quello degli altri paesi del Casentino.

La prima Società di Lanificio di Stia fu costituita nel 1852, quando già da alcuni decenni si era sviluppata una moderna attività imprenditoriale organizzata in modo tale da concentrare in un unico stabilimento le varie fasi della lavorazione della lana.
Nei primi anni ‘60 dell’Ottocento il Lanificio occupava circa 140 operai e si ricorda come il primo in Toscana ad impiegare macchinari importati dall’estero. Tra il 1862 e il 1888, sotto la direzione di Adamo Ricci, fu completata la meccanizzazione di tutto il processo produttivo e razionalizzato il complesso degli stabilimenti.
Dalla fine dell’Ottocento la famiglia Lombard divenne proprietaria del Lanificio e ne affidò la direzione al veneto Giovanni Sartori, che modernizzò la fabbrica, portandola ai livelli dei più importanti lanifici italiani e si adoperò per offrire una concreta copertura previdenziale a tutti i lavoratori in difficoltà.
Con la direzione di Sartori il Lanificio giunse all’apice del suo prestigio, come dimostra il fatto che divenne il fornitore ufficiale di Casa Savoia, e al più alto livello di occupazione.
Alla fine del primo conflitto mondiale gli operai impiegati erano 500, i telai circa 136 e la produzione era di oltre 700.000 metri di stoffa. A causa della crisi iniziata negli anni Sessanta, nel 1985 il Lanificio fallì e chiuse definitivamente nel 2000.
Simonetta Lombard, erede della famiglia proprietaria per oltre sessanta anni della fabbrica, ne riacquisì gli edifici costituendo una Fondazione al fine di elaborare un progetto di ristrutturazione per la realizzazione di un centro di diffusione della cultura tessile. Tale progetto si concretizzò nel 2010 con l’apertura del Museo.

Patrimonio
La visita del Museo si articola nelle seguenti sezioni:
– Un’arte antica quanto l’uomo
– La natura e le fibre
– L’Arte della Lana: le fasi della lavorazione artigianale della lana
– Il Lanificio di Stia
– La fasi della lavorazione industriale della lana.
In ogni sezione sono esposti i macchinari e gli strumenti originali utilizzati per la lavorazione della lana nelle sue varie fasi e in epoche diverse, oltre che fotografie d’epoca e pannelli esplicativi che guidano il visitatore attraverso il percorso espositivo.




Il Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Trieste 1, Montevarchi (Arezzo)
Telefono: 055 9108272-3-4
E-mail: http://www.ilcasseroperlascultura.it/contatti/contatti/
Sito web: http://www.ilcasseroperlascultura.it/
Orari di apertura: dal Giovedì alla Domenica 10-13, 15-18 (da settembre a maggio), 10-13, 16-19 (da giugno ad agosto)
Biglietto d’ingresso: intero 4 €; ridotto 2 € (under 18 anni, soci COOP, CTS, ISIC, ITIC, Touring Club, titolari Mondadori Card, Selecard, tessera ICOM); gratuito: over 65 anni, under 6, disabili e possessori di Edumusei Card.

Organi direttivi
Direzione: Federica Tiripelli

Breve storia e finalità
Montevarchi, una volta passata sotto la giurisdizione di Firenze, nel 1328 venne fortificata con le mura e due torri. La più imponente di esse era il Cassero, tutt’oggi conservato, che si raccordava alla Porta Fiorentina con un tratto murario curvo, riemerso durante la recente ristrutturazione della piazza antistante ed evidenziato mediante la diversa pavimentazione realizzata nell’occasione.
Dopo varie vicissitudini, nel 1996 l’Amministrazione Provinciale di Arezzo ha concesso la struttura del Cassero in comodato al Comune di Montevarchi, che ha deciso di provvedere alla sua ristrutturazione destinandolo a sede museale e centro di documentazione.
Nasce così “Il Cassero per la scultura” che ha come finalità primaria la ricerca e la documentazione della plastica italiana dell’Ottocento e del Novecento, raccogliendo e acquisendo materiale sugli scultori del periodo. L’obiettivo è configurarsi come punto di riferimento per le numerose Gipsoteche e Musei d’Artista presenti nella Regione e in Italia, capofila di una rete regionale dedicata alla scultura.

Patrimonio
Al momento la collezione permanente, interamente restaurata, è costituita da oltre mezzo migliaio di opere tra bronzi, marmi, gessi, terrecotte e disegni, di artisti toscani e italiani, giunte a Montevarchi grazie a donazioni di privati, unitamente a un considerevole numero di documenti originali, fotografie d’epoca e rassegne stampa, la cui entità è in corso di catalogazione.
Nella collezione del “Cassero”, nella quale sono presenti opere d’importanza storica ed artistica di Michelangelo Monti, Timo Bortolotti, Arturo Stagliano, Alberto Giacomasso, Mentore Maltoni, Valmore Gemignani, Firenze Poggi e Donatella (Dodi) Bortolotti, sono confluite anche le sculture dei montevarchini Pietro Guerri, Elio Galassi e Ernesto Galeffi, già di proprietà comunale, la cui collezione di pitture, disegni e chine sarà oggetto di un nuovo allestimento.




Museo delle bilance di Monterchi

Sedi e contatti
Indirizzo: Via XX Settembre 22, Monterchi (Arezzo)
Telefono: 0575 70713
E-mail: info@madonnadelparto.it
Sito web: http://www.madonnadelparto.it/museo-delle-bilance/
Orari di apertura: tutti i giorni 9-13, 14-19 (dal 28 marzo al 1 novembre); tutti i giorni 9.30-12-30, 14-17 (dal 2 novembre al 27 marzo)
Biglietto d’ingresso (comprende visita al Museo della Madonna del Parto): intero 6,50 €; ridotto 5 € (studenti tra i 14 e i 25 anni, gruppi da 15 persone, Valtiberina Musei e Parchi Pass, pellegrini); gratuito: donne incinte, ragazzi sotto i 14 anni, portatori di handicap con accompagnatore, guide turistiche, giornalisti

Organi direttivi
Direttrice: Lina Guadagni

Breve storia e finalità
Il Museo delle Bilance nasce grazie alla passione del collezionista Velio Ortolani, che ha messo a disposizione parte della sua insolita e consistente raccolta di bilance e pesi, una delle più importanti d’Europa per tipologia, cronologia e numero di pezzi.
Velio Ortolani iniziò a raccogliere bilance nei primi anni ‘60, quando aveva poco più di trent’anni. La prima bilancia che acquisì era una stadera piegata e arrugginita che si trovava in un mucchio di ferri vecchi. Da allora la ricerca non si è mai fermata e oggi la collezione Ortolani è composta da numerosissime bilance, bascule e stadere alle quali si aggiungono chiavi e serrature antiche, altra grande passione dell’instancabile collezionista. La sua attenzione si è sempre rivolta principalmente agli oggetti forgiati in ferro, perché unici e soprattutto testimoni delle capacità e dell’intelligenza di chi le ha costruite. L’accorgimento adottato da un fabbro per superare qualche difficoltà tecnica, il gusto di un armaiolo nel decorare la sua creazione, il particolare nascosto che racconta qualcosa sull’uso di un oggetto: sono questi i criteri che Ortolani usa per stabilire se una bilancia va acquistata oppure no. Ben presto l’attenzione si rivolge anche a bilance più “industriali”, prodotte in serie ma comunque significative e particolari. Si tratta comunque di oggetti belli, perché l’estetica è una peculiarità evidente della collezione, e se non unici, tuttavia rari, perché soggetti alla dispersione del tempo. Ortolani con la sua opera di ricerca ha sottratto all’oblio e alla distruzione centinaia e centinaia di oggetti, e oggi la sua collezione è una delle più importanti al mondo per numero di pezzi, tipologia e arco cronologico rappresentato.

Patrimonio
Nelle sale del Museo sono raccolti circa 160 oggetti di diversa tipologia che ci permettono di ripercorrere oltre 600 anni di storia della bilancia, partendo da alcune piccole stadere di epoca rinascimentale ricavate da una spada fino ad arrivare alle grandi bascule industriali di Otto e Novecento. Alcune bilance evocano ricordi d’infanzia, come le bascule pesa bambini o le bilance a bracci uguali di uso domestico. Altre sorprendono per la loro bellezza, per la cura del dettaglio e per la raffinatezza della decorazione. Il Museo non si limita solo ad esporre gli oggetti e a raccontarne l’evoluzione tecnica nel corso dei secoli. Le bilance sono restituite alla loro funzione e diventano un particolare punto di partenza per un modo diverso di fare storia. Un accurato percorso didattico interattivo composto di pannelli e strumenti da utilizzare condurrà il visitatore alla scoperta di antichi mestieri come il daziere e il cambiavalute, o di luoghi ormai scomparsi, come l’allevamento dei bachi da seta. Un percorso specifico, fatto di letture e attività pratiche, è dedicato ai bambini.




Centro culturale e museo della memoria di San Pancrazio

Sedi e contatti
Indirizzo: 52021 Bucine, fraz. San Pancrazio (Arezzo)
Telefono: 055 9912766-7
Sito web: http://www.museidelvaldarno.it/musei/bucine/museo-della-memoria-san-pancrazio/
Orari di apertura: informazioni e visite su richiesta

Breve storia e finalità
Il centro è stato inaugurato il 29 giugno 2007 con l’intento di raccogliere tutta la documentazione sull’eccidio di San Pancrazio.
Nel 1944 truppe della Feldgendarmerie tedesca, appartenente alla Divisione Corazzata Hermann Göring, trucidarono tutti gli uomini di San Pancrazio (Bucine) nella cantina di un edificio risalente al XVIII secolo, allora Fattoria Pierangeli. Negli anni ’70, dopo un lungo periodo di abbandono, il rudere, dato alle fiamme dopo l’eccidio dagli stessi Tedeschi, fu acquistato dal Comune di Bucine che ne ha concluso nel 2000 la ristrutturazione installandovi il Centro Interculturale Don Giuseppe Torelli. Questo, dedicato al parroco della comunità, anch’egli vittima della strage, è entrato a far parte della rete regionale dei Centri Interculturali che hanno per scopo di realizzare programmi di didattica, incontri e ricerche in campo demo-antropologico e storico.
Grazie alle fotografie dell’Archivio Militare Canadese è stato possibile ricostruire, in parte, i giorni successivi all’eccidio di San Pancrazio. La scelta di illustrare quei luoghi saccheggiati come appaiono oggi, è stata monitorata dal desiderio di trasmettere la forza e la volontà di rinascita di questo paese tremendamente colpito.
Il Museo della Memoria si sta ponendo l’obiettivo di entrare in una rete europea dei luoghi della memoria, ricercando la collaborazione con istituti, associazioni, centri di documentazione e musei che si occupano, in Italia e all’estero, di analoghe tematiche.

Patrimonio
Il Museo, attraverso una cartografia storica inedita, intende rappresentare in modo dettagliato le stragi avvenute in questi paesi. L’obiettivo è quello di promuovere un concreto impegno per la salvaguardia della memoria storica, favorendo una cultura della pace attiva e consapevole.
Accanto al Museo della Memoria si trovano il Centro Interculturale “Don Giuseppe Torelli”, il sacrario e il roseto in memoria dell’eccidio.