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Intitolato a Ivano Tognarini l’Archivio storico del Comune di Piombino

A 5 anni dalla scomparsa, la città di Piombino ha deciso di dedicare l’Archivio storico, uno dei principali luoghi di cultura del proprio territorio, al suo illustre concittadino, Ivano Tognarini a conferma del fecondo legame fra lo studioso e il territorio natio. Proprio nella sua città, Tognarini matura la convinzione del legame indissolubile fra ricerca storica, impegno politico e azione civile. Forte dei valori familiari (il padre Federigo era stato partigiano) indirizza i suoi studi verso la storia della Resistenza e dell’antifascismo, ma indaga anche l’archeologia industriale e mineraria. Docente di Storia moderna all’Università di Siena, è stato per molti anni presidente dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana. Grazie ai suoi studi riuscì a far conferire a Piombino prima la medaglia d’argento e poi la medaglia d’oro al valor militare.




Si è spento Ugo Jona combattente partigiano e presidente dell’ANFIM Toscana fino al 2001

Si è spento a 106 anni compiuti, Ugo Jona combattente partigiano e presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri Toscana fino al 2001, svolgendo un costante impegno a tutela delle famiglie colpite dalle stragi naziste così da preservare la memoria di quei tremendi fatti.
Instancabile testimone presso le scuole per oltre 60 anni, ha raccontato le atrocità commesse da nazisti e fascisti in Italia negli anni della dittatura e dell’occupazione, Jona è stato autore di numerosi volumi e dispense che ancora oggi, dopo decenni, restano testimonianze preziose per la ricostruzione degli eccedi compiuti in Toscana fra il 1943 ed il 1944.




La conoscenza vince la paura: l’impegno della Regione Toscana per far conoscere la storia dell’Alto adriatico

In occasione del Giorno del Ricordo 2019, la mattina del 22 febbraio, presso il Teatro Cinema La Compagnia, a Firenze si è tenuto un incontro, aperto dai membri del Consiglio Regionale e rivolto a docenti e studenti, sul tema “Per la storia di un confine difficile. L’alto Adriatico nel Novecento”

Si è trattato di una giornata di presentazione dei lavori svolti dalle scuole che hanno partecipato al viaggio studio sul “confine orientale” (esperienza che può parere effimera ma che semina contenuti e consapevolezza storica ed etica, dice Luciana Rocchi, membro del comitato scientifico dell’ISGREC)  che sono stati pubblicati nel volume “Per la storia di un confine difficile”.

Il libro, uscito anche in e-book, fa seguito alla Summer School organizzata dalla Regione Toscana, dal 22 al 25 agosto 2017 , che è stata il primo passo del progetto pilota di formazione sulla storia del confine orientale cui è seguito un viaggio studio per 60 persone, fra storici, docenti e alunni, che si è tenuto dal 12 al 16 febbraio 2028. I luoghi toccati sono stati:  Redipuglia, con il sacrario dei caduti italiani nella Prima Guerra Mondiale, inaugurato nel 1938 da Mussolini, in cui la pietas per i caduti viene sostituito con la retorica; Trieste, città crocevia di culture per antonomasia, vittima del fascismo di confine e del suo nazionalismo, che ha impedito alla presente popolazione slovena e croata perfino di parlare la lingua materna se non era l’ italiano ed ha italianizzato anche i cognomi; quel salotto sul mare che è piazza Unità di Italia a Trieste è stata anche il luogo in cui nel ’38 Mussolini ha annunciato l’emanazione delle leggi razziali. Tappa successiva è stata Gonars, uno dei campi di internamento per civili slavi, vittime di violenze inenarrabili durante l’occupazione fascista della Jugoslavia, conseguenza della circolare 3 C del generale Roatta. Frutto del razzismo nazista e del collaborazionismo italiano è la Risiera di San Sabba, l’unico campo di sterminio in Italia, i cui orrori sono stati taciuti per decenni e solo a seguito di azioni legali della magistratura tedesca, hanno trovato narrazione storica anche in Italia. E poi ancora Basovizza, monumento nazionale dal 1992 a memoria degli infoibamenti (“la resa dei conti”, come la definisce Dorigo). Per comprendere il tema della profuganza è stato visitato il C.R.P. di Padriciano, con le sue stanze cariche di passato, che sa di dolore e lacerazione, promiscuità e freddo. Varcando due attuali confini, si giunge a Fiume, dove più che altrove si cerca di ricostruire lo strappo fra Italia e Jugoslavia. Ultima tappa Fossoli, che dopo essere stato un campi di transito nazifascista, è stato convertito in campo profughi per istriani, che lì hanno spesso subito la falsa equazione “italiano esule = fascista”.

La Regione Toscana ha voluto costruire un percorso sperimentale di formazione e conoscenza storica rivolto in particolare al mondo della scuola superiore, in modo da raccontare gli eventi di una storia di “lunga durata” e farsi carico di tutta quella complessità espressa dallo stesso testo legislativo – la legge n.92 del 2004 che riconosce il 10 febbraio quale Giorno del ricordo – per tradurla soprattutto in didattica.

E a proposito di didattica, è stato importante anche il follow up di questo viaggio: infatti è stato chiesto ai docenti e agli studenti che vi hanno partecipato di scrivere le loro riflessioni, sensazioni e di inviare delle foto significative, corredate da didascalie. È’ nato così l’e-book “Per la storia di un confine difficile”,  prodotto da Toscana Notizie, che è stato presentato il 22 Febbraio a Firenze. Sul palco sono saliti anche alcuni studenti che hanno partecipato al viaggio, per raccontare ciò che tale esperienza ha lasciato in loro. Ascoltata poi anche il commento di Silvia Rusich, figlia di profughi, che ha mostrato apprezzamento per il taglio e l’approccio dato nell’affrontare la tematica del confine orientale, un confine che per sua natura è problematicissimo.

Parte centrale dell’evento è stata la proiezione in anteprima del documentario del regista Luigi Zannetti “La conoscenza scaccia la paura”, con testi di Luciana Rocchi, che ne è stata anche consulente scientifica insieme a Luca Bravi.

Il fil rouge del documentario è Livio Dorigo, dalle cui parole il video prende nome. Dorigo, apiculture ottantottenne (con l’immagine delle sue api si apre e si chiude il documentario), esule di Pola, presidente del circolo Istria, ripercorre la sua storia personale rileggendola nel quadro della Storia. Livio ricorda la sua città natale multietnica, a partire dalla sua lingua (il dialetto istroveneto), l’ occupazione nazista dopo l’8  settembre, fino all’esilio nel 1947, scelto dalla sua famiglia quando lui aveva 17 anni e l’inizio della profuganza “in cui si diventa ignoti fra ignoti e si capisce di non essere nessuno”, per dirlo con le parole di Magris. Sacile, Gorizia, per poi arrivare nel villaggio giuliano-dalmata di Roma. E poi Livio ha vissuto in varie parti di Italia, per il suo lavoro, il medico veterinario. Ma lui non si sente solo italiano, ma cittadino europeo di un’Europa di popoli fratelli, frutto del manifesto di Ventotene.

Livio Dorigo ha messo la nostalgia a servizio dell’impegno. Le sue api che non conoscono i confini diventano il simbolo di quello che dovrebbero essere gli uomini, consapevoli che le frontiere esistono solo per essere valicate, per mescolarsi.

L’esperienza di formazione sul confine orientale costituisce un importante tassello della politica attiva della memoria, la sola che può creare le basi per progettare un futuro di pace, di tolleranza e di contrasto alla violenza in una realtà che appare sempre più segnata da preoccupanti rigurgiti di nazionalismi e pericolosi fondamentalismi.




Oltre 150 studenti per il Convegno didattico dell’ISRT sui Balcani nel ‘900, culmine del progetto annuale “Confini difficili”

Il programma del Convegno

Il programma del Convegno

Venerdì 8 febbraio in Sant’Apollonia si è svolto il Convegno didattico Confini imposti, confini violati: da Trieste a sarajevo, promosso dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea e dall’Associazione pAssaggi di Storia, con il sostegno dell’Ufficio scolastico regionale e della Regione Toscana.

Oltre 150 studenti hanno seguito i lavori e ne sono stati protagonisti, presentando nel corso della giornata i frutti dell’attività didattica svolta con i propri insegnanti.

Il convegno è infatti l’ultima tappa di “Confini difficili” un progetto annuale che l’Isrt e pAssaggi di Storia promuovano dal 2012, attraverso una prima fase dedicata agli insegnanti che in numero ristretto (sette), seguono un corso di formazione e quindi partecipano ad un viaggio studio nei Balcani e in una seconda fase nel corso della quale i docenti lavorano con le proprie classi approfondendo temi specifici che poi vengono esposti dagli stessi studenti – attraverso propri elaborati – nel corso del convegno didattico conclusivo.

Il progetto viene riproposto anche per il 2019.




L’impegno dell’Isrec Lucca per la conoscenza della storia del “confine orientale” italiano

Nell’ambito della Giornata del Ricordo, istituito con la Legge 92 del 30 marzo 2004, il cui testo recita:  «La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale» si sono svolte in provincia di Lucca una serie di manifestazioni che vedono la presenza di relatori dell’ISREC. Nel capoluogo l’ 8 febbraio si è tenuta una manifestazione organizzata da Prefettura con l’intervento di Andrea Ventura Direttore dell’ISREC; il 9, presso il Real Collegio, Gianluca Fulvetti, docente di Storia Contemporanea all’Università di Pisa, ha tenuto l’orazione ufficiale e, in contemporanea, Stefano Bucciarelli, Presidente dell’ISREC e Armando Sestani, Vicepresidente, sono intervenuti  a Massarosa, nella Sala del Consiglio Comunale. Proprio il 10 Febbraio Sestani ha tenuto una conferenza a Seravezza, in occasione dell’intitolazione del nuovo parco pubblico “alle vittime delle Foibe e agli esuli istriani, fiumani e dalmati nella frazione di Querceta. Le commemorazioni si chiuderanno l’11 a Viareggio, nella Sala del Consiglio Comunale, con Fulvetti e Sestani e Forte dei Marmi, a villa Bertelli con Bucciarelli.

Il fil rouge di tutti gli incontri è stato quello di contestualizzare le foibe, drammatica vicenda per la popolazione italiana di Trieste e dell’Istria e oggetto di speculazioni politiche, nel più ampio contesto della storia del confine orientale. Se i confini fra gli stati sono sempre e ovunque luogo di elezione di guerre, destinati spesso a mantenere, anche dopo paci durevoli, frontiere culturali e mentali, quella con il mondo slavo balcanico è stata la più tormentata tra quelle italiane.  Fondamentale è il tema della narrazione odierna degli eventi occorsi su quel “laboratorio di storia del Novecento” che è stato il confine orientale Dal punto di vista storiografico conosciamo le dinamiche che portarono alle due stagioni delle foibe, resta invece un problema politico, prima di silenzio durante i primi decenni del secondo dopoguerra, poi di strumentalizzazione di queste vittime per alimentare l’odio e la ricerca a tutti costi di un capro espiatorio. Gli eccidi delle foibe hanno dovuto attendere a lungo per ottenere il riconoscimento del diritto alla commemorazione. In conseguenza del lungo oblio durante la guerra fredda, luoghi come Basovizza restano terreno di scontro politico e di contrapposizione nazionale. Oscurando la tragedia vissuta da migliaia di persone, i dibattiti pubblici con frequenza si concentrano sul numero, spesso strumentalmente accresciuto, delle vittime e sulla loro appartenenza politica.

Purtroppo nel nostro Paese la memoria è sempre parziale, soprattutto quella del periodo fascista. Infatti, parlando delle foibe, non si possono tacere i reati, le stragi, le offese contro la dignità umana da parte degli occupanti Italiani nella ex Jugoslavia (che non giustificano ma in parte spiegano i successivi infoibamenti). Quasi nessuno racconta che quella ingiustificabile carneficina operata dai titini era stata preceduta dai massacri compiuti dagli italiani agli ordini di Mussolini e alla creazione di una serie di campi di internamento per civili  jugoslavi come Gonars, Renicci, Monigo, Arbe, in cui il tasso di mortalità era del 15% come a Buchenvald.

E a tale proposito Sestani ha proiettato qualche spezzone del documentario The fascist Legacy, documentario realizzato dalla BBC nel 1989 e ancora censurato in Italia: i diritti dell’opera sono stati acquistati dalla RAI in modo tale che il documentario non fosse mai mandato in onda. Solo La7 ne ha trasmesso degli ampi stralci nel 2004.

Sempre Sestani ha trattato il tema dei profughi istriani, giuliani, fiumani e dalmati. Infatti egli, figlio di un esule da Pola a Taranto, è autore di Esuli a Lucca. I profughi istriani, fiumani e dalmati 1947-1956, pubblicato da Pacini Fazzi nel 2015. Attraverso lo studio del materiale d’archivio e delle tracce lasciate sulle testate giornalistiche dell’epoca, Sestani colma le lacune anche riannodando i fili della memoria personale e locale con quelli della grande storia.  Una ricerca documentata di numeri e date, ma anche un racconto evocativo di esistenze segnate e di incontri, che restituisce alla stessa comunità lucchese una parte della sua storia recente più profonda. Un altro passo verso il superamento di quella sorta di “amnestia” che ha accomunato per decenni un po’ tutto il paese nella dimenticanza e nella mancanza di attenzione ed empatia verso la storia e il dramma degli italiani esuli dall’Istria e dalla Dalmazia e anche un monito per l’oggi, rispetto ai migranti, agli esodi vecchi e nuovi con i quali la nostra comunità, che lo voglia o no, è costretta a misurarsi e mostrare al meglio le proprie qualità di solidarietà e inclusione sociale.




Viaggio della Memoria nei luoghi dell’Olocausto del Comune di Castelfranco Piandiscò con una delegazione cavrigliesese

Sta per prendere il via il “Viaggio della Memoria”, quest’anno in programma dal 10 al 16 febbraio,  che farà tappa nei luoghi dello sterminio nazista, con visita ai campi di concentramento della Germania: Sonnenstein/Buchenwald, Nordhausen -Neuengamme e Brema-Wietzendorf/Bergen Belsen insieme alle vicine città tedesche di Dresda, Brema ed Amburgo. Il Comune di Cavriglia ha confermato la propria adesione è sarà rappresentato dai tre studenti neo maggiorenni che si sono iscritti, accompagnati dal Consigliere Comunale Gianni Tognazzi. La delegazione porterà il Gonfalone nei luoghi della Shoah contribuendo a tenere viva la Memoria, valore sacro per la nostra comunità.

Il viaggio è organizzato da ANED (Associazione nazionale ex deportati) ed è stato promosso dal Comune di Castelfranco Piandiscò col patrocinio della Conferenza dei Sindaci del Valdarno.




Call for papers: Stampa coatta. Il giornalismo in regime di detenzione, confino e internamento in Italia e nel Mediterraneo

In vista dell’omonimo convegno che si terrà sull’isola di Ventotene dal 17 al 19 maggio p. v., organizzato dalla Fondazione Paolo Murialdi e dal Centro di ricerca sul confino politico e la detenzione di Ventotene, è lanciato il seguente call for papers (in allegato la scheda dettagliata) per studiosi di Storia contemporanea e di Scienze politiche, sociali e di comunicazione di ogni nazionalità.

le proposte di abstract non devono superare le 500 parole e devono pervenire entro il 28 febbraio agli indirizzi indicati nella scheda allegata.




Ci ha lasciato Silvano Sarti, il partigiano Pillo, dopo una vita di impegno per i valori dell’antifascismo

Si è spento questa notte, nella sua casa fiorentina. Il partigiano Silvano Sarti, nato a Scandicci nel 1925, è stato uno dei protagonisti della Resistenza e ha segnato la propria vita con un costante impegno per la difesa dei valori dell’antifascismo e l’attuazione della Costituzione, in particolare come presidente di Anpi provinciale di Firenze in questi ultimi anni. Questa spinta ha contraddistinto i suoi innumerevoli interventi nelle scuole e in piazza in una ferrea volontà di trasmissione della coscienza antifascista e della volontà all’impegno.

La camera ardente è stata allestita nella sala d’Arme di Palazzo Vecchio e sarà aperta dalle 16 alle 19 di oggi, venerdì 25 gennaio e dalle 9 alle 19 di domani, 26 gennaio. Domenica 27 alle 9.30 ci sarà una commemorazione pubblica.

Figlio di operai, nel 1940 Sarti fu assunto anche lui come operaio tagliatore al calzaturificio Rangoni di Firenze. Avvicinato da due esponenti del partito comunista, in clandestinità iniziò a svolgere attività di raccolta fondi da distribuire alle famiglie degli antifascisti arrestati. Nel 1944 si iscrisse al Pci e partecipò alla lotta di Liberazione nella Sap (le squadre di azione patriottica). Dopo la guerra, fu tra i primi a impegnarsi nella ricostruzione della Camera del lavoro Cgil di Firenze. Negli anni ’60, divenne segretario provinciale dei lavoratori del tessile e dell’abbigliamento e nel decennio successivo segretario nazionale dei calzaturieri della CGIL.