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Invito a sostenere il progetto di ricerca “La spagnola in Toscana” grazie all’ArtBonus.

È possibile sostenere il progetto di ricerca “La spagnola in Toscana” tramite il sito ArtBonus.

Effettuando tramite il portale una donazione a supporto di un progetto in ambito culturale o paesaggistico, ai “mecenati” viene riconosciuta la possibilità di godere di agevolazioni fiscali.
Trovate il progetto al seguente link: https://artbonus.toscana.it/…/progetto-di-ricerca-l…
Per ulteriori informazioni sul funzionamento del portale ArtBonus: https://artbonus.toscana.it/che-cos-e-art-bonus-toscana




Regione Toscana entra in Liberation route Italia

Grazie alla volontà dell’Assessora alle politiche della memoria Alessandra Nardini, la Regione Toscana ha aderito a Liberation Route Italy (Lri), l’associazione nata nel 2019 con l’obiettivo di valorizzare nel nostro Paese, legando turismo, storia e memoria, gli itinerari, i sentieri, i percorsi della Resistenza e delle forze Alleate durante la Liberazione dal nazifascismo.

Lri è l’articolazione italiana di Liberation Route Europe, fondazione europea creata attorno a un’idea di due stagisti olandesi, che ha messo in rete musei, luoghi, teatri di battaglia, monumenti, testimonianze di sopravvissuti per raccontare attraverso percorsi turistici, visite guidate, eventi e celebrazioni la Seconda guerra mondiale con uno sguardo originale e un approccio di respiro internazionale.

Con il decisivo supporto dell’Unione Europea e il riconoscimento del Consiglio d’Europa, ha dato vita ad un itinerario di oltre 3mila chilometri che collega le principali regioni di nove Paesi europei lungo l’asse seguito dalle Forze Alleate nel 1943-1945.
Ora punta a estendersi anche nel sud Europa, passando nel nostro Paese dalla Linea Gotica fino alla Sicilia.
Liberation Route Italy vede tra i membri fondatori i Comuni di Lucca, Capannori, Borgo a Mozzano, il Museo della Pace di Sant’Anna di Stazzema, il consorzio di guide turistiche Turislucca. Ne fa parte anche l’Istituto nazionale Parri ed è presieduta da Paolo Bongini. (ANSA).




Buon compleanno Museo della deportazione e della Resistenza!!!

Domenica 10 Aprile ricorre il ventesimo anniversario dell’inaugurazione, a Figline di Prato, del Museo della Deportazione e Resistenza.

L’inaugurazione, tanto voluta da Roberto Castellani -la cui figlia, nipote e bisnipote sono presenti in sala- e da tutta l’ANED ebbe luogo il 10 Aprile del 2002 alla presenza del Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi di cui Aurora Castellani, Presidente della Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Prato, ha ricordato le parole “ quella di oggi […] è una giornata della memoria, ricca di emozioni. L’evento che mi ha condotto da voi, l’inaugurazione di questo Museo e Centro di documentazione sulla Deportazione e Resistenza, ricorda momenti particolarmente struggenti della nostra storia; più che mai vivi nell’anima di un uomo della mia generazione. È stata un’iniziativa illuminata dar vita, a distanza di più di mezzo secolo da quelle tragiche giornate, a questo Museo, che ne conserva il ricordo. Visitandolo, i giovani d’oggi, italiani, europei, saranno indotti a riflettere sul lungo cammino che l’Italia, e l’Europa, hanno compiuto da allora ad oggi.

Il percorso che ha portato alla nascita del Museo è iniziato 25 anni prima, quando, il 27 settembre 1987, su proposta del Presidente dell’ANED di Prato, Roberto Castellani, e di Dorval Vannini, entrambi ex deportati ad Ebensee, fu siglato un gemellaggio – precursore di altre iniziative del genere in Europa-tra i comuni di Prato ed Ebensee , un atto concreto per impegnare le due comunità in un percorso di memoria, compiuto insieme in nome della pace, della fratellanza tra i popoli, del rispetto dei diritti dell’uomo, della giustizia e della solidarietà.

Perché proprio Ebensee? Perché in quel lager in Austria, uno dei peggiori sottocampi di Mauthausen, morì un numero molto elevato di deportati pratesi, arrestati da nazisti e fascisti dopo lo sciopero generale del marzo 1944. Degli oltre 130 pratesi deportati solo 18 sono tornati.

Conoscere questa storia è segno della civiltà, della civiltà che vogliamo“, ha detto il Presidente dell’ANED di Prato, mentre la Presidente provinciale di ANPI parla di “diritto e dovere della memoria“. Su questa scia, Camilla Brunelli, Direttrice del Museo, afferma che “coltivare la memoria della deportazione e della Resistenza è un dovere civico di forte valore educativo e culturale“, ed è questo lo scopo con cui il Museo è stato fondato.

Il museo è un lavoro profetico” afferma il Presidente della provincia di Prato, e Matteo Biffoni, Sindaco di Prato, aggiunge che il lavoro di questo Museo è ancora più importante ora “anche per questa città sfregiata il 23 marzo 2019 dalla manifestazione di Forza Nuova per celebrare la costituzione dei Fasci di combattimento“.

Sono passati venti anni dall’inaugurazione del museo, nel frattempo, il 26 gennaio 2007, è stata costituita una Fondazione grazie alla quale il Museo e il Centro di documentazione si sono sviluppati fino a diventare un polo regionale di notevole importanza: l’affluenza è cresciuta di anno in anno portando a Figline decine di migliaia di visitatori, soprattutto studenti, provenienti da ogni parte della Toscana ma non solo, sono stati pubblicati 13 libri, realizzati 3 film, organizzato numerosissimi corsi di formazione e viaggi della memoria, sia ad Auschiwitz (con il contributo della Regione Toscana attraverso il “Treno della Memoria“) sia a Mauthausen (insieme all’ANED). Un nuovo progetto è curare, insieme all’ANED, l’allestimento del Memoriale italiano di Auschwitz, inaugurato l’8 maggio, a Firenze, al Centro Ex3 di Gavinana, dopo lo “sfratto” da Auschwitz.

Marco Palla, Presidente del comitato scientifico, già ordinario di Storia all’università di Firenze, descrive questo Museo come “presidio di cultura, di ricerca storica“. “Anche presidio di democrazia” aggiunge Paolo Pezzino, Presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, rete di 66 istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea – realtà unica in Italia e in Europa-, a cui il Museo si è associato a pieno titolo l’anno scorso.

La ricerca della deportazione è fondamentale“, continua Pezzino, “oltre che a quello di Prato, fanno parte della Rete il Memoriale della Shoah di Milano e il Museo al deportato di Carpi“. “In un contesto storico come quello attuale, dove dilaga la banalizzazione di quella che è stata la dittatura fascista, assistiamo ad ripresa virulenta di nazionalismi in Europa e a deriva sovranista nel nostro paese, preservare la memoria e studiare la storia è fondamentale“. Anche l’Assessora alla Cultura della Memoria della Regione Toscana, Alessandra Nardini, ricorda “il dovere di tramandare e far vivere la memoria. Non ha caso la Toscana ha nel suo stendardo il Pegaso alato, simbolo del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale“.

I festeggiamenti di questo ventesimo compleanno sono iniziati alle 15.30 presso i Giardini del Piazzale Leonetto Tintori a Figline con la dedica di una panchina, dipinta dal suo pronipote Niccolò Gualtieri, a Gino Signori, pittore pratese, IMI e Giusto fra le nazioni, in occasione dei 110 anni dalla sua nascita. Si sono conclusi alle 17.00 con la proiezione di un filmato sui venti anni di attività del Museo della Deportazione con il commento della Direttrice Camilla Brunelli.

Auguri al Museo! E lunga vita! Il lavoro è ancora in itinere e lo attendono nuove sfide, e il pensiero va a ciò che sta succedendo in Ucraina.




4 aprile 2022: Diretta streaming della presentazione di “La televisione educativa in Italia”




Bando per Premio per tesi di dottorato in Storia contemporanea “Ivano Tognarini” IV edizione

L’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, d’intesa con la famiglia Tognarini, promuove la quarta edizione del premio per tesi di dottorato in Storia contemporanea al fine di onorare la memoria, l’opera scientifica e l’impegno civile del prof. Ivano Tognarini, Presidente dell’Istituto dal 2000 alla sua scomparsa nel marzo 2014. Docente di storia moderna all’Università degli studi di Siena, Ivano Tognarini si occupò anche intensamente di storia del Novecento, con particolare attenzione ai temi dell’antifascismo, della guerra mondiale, delle stragi nazifasciste e della Resistenza. Attento alle esigenze della società civile, egli dedicò sempre grande cura nell’attività di ricerca e divulgazione delle conoscenze storiche, rivolgendo una specifica attenzione ai giovani, e svolse un’attenta opera di conservazione e promozione delle memorie dei territori e delle città della Toscana. Con questa iniziativa, nel ricordarne la figura, si intende quindi riconoscere il valore della ricerca storica quale lievito di crescita culturale della nostra società e in particolare di una cittadinanza attiva e consapevole.

Il premio è reso possibile grazie al sostegno e ai contributi di Cgil Toscana, Cooperativa Cuore LiburniaSociale e Isrt.

Possono concorrere al premio i dottori di ricerca italiani e stranieri in Storia contemporanea che abbiano discusso la propria tesi negli anni solari 2020, 2021, 2022 (entro la scadenza del presente bando) nell’ambito della storia italiana ed europea del fascismo e dell’antifascismo, della seconda guerra mondiale, della Resistenza e della storia dell’Italia repubblicana. Un’attenzione specifica, ma non vincolante, sarà rivolta alle ricerche inerenti il contesto della Toscana.

I partecipanti dovranno presentare apposita domanda su carta libera, solo in formato elettronico, indirizzandola all’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea (isrt@istoresistenzatoscana.it), unitamente ad un breve curriculum vitae e a una copia digitale della tesi di dottorato, entro il 30 giugno 2022. Le tesi possono essere redatte in italiano, inglese, francese e spagnolo.

Testo scaricabile Bando Premio Tognarini 2022




Diretta streaming di “Genere, lavoro e formazione professionale nell’Italia contemporanea”

on line lunedì 14 marzo alle ore 17.30




Iniziato “EDUCARE” il nuovo ciclo di presentazioni online della rete degli Istituti storici della Resistenza

Lunedì 14 Febbraio, alle 17.30, in diretta FB sulle pagine degli Istituti e sul Portale ToscanaNovecentosi è tenuta la presentazione del libro a cura di Stefano Bucciarelli “Maestri e allievi contro il fascismo, ETS 2021. L’incontro è il primo di questo ciclo del Progetto a cura dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea, dedicato a “Educare” che vede collaborare in rete tutti gli Istituti della Regione. In particolare, questo primo incontro è stato curato dall’Istituto di Siena.

Hanno discusso con l’autore il Professor Paolo Pezzino, già ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Pisa e attualmente Presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, e la Dottoressa Chiara Martinelli, Docente a contratto presso il dipartimento Forlilpsi  (Formazione, Lingue, Intercultura e Psicologia) dell’Università di Firenze per il “Laboratorio di gestione dati e analisi della documentazione storico-educativa”
Ha coordinato Riccardo Bardotti, ricercatore e responsabile per la didattica presso l’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea.

 Il libro tratta di alcune storie esemplari di docenti delle scuole superiori di Viareggio, Lucca e Pisa, che sono riusciti nel corso del fascismo a ritagliarsi spazi di autonomia, se non di vero proprio antifascismo, nel corso del loro insegnamento liceale e universitario.

Un esempio è quello di Luigi Del Bianco (la cui figura è stata tratteggiata da Luciano Luciani), prima studente e poi insegnante al liceo classico di Lucca, il quale insieme a pochi altri compagni partecipava ad un gruppo, che oggi chiameremmo di “autocoscienza” il cui animatore era Arturo Paoli, futuro sacerdote.

Altro caso è quello del preside Ernesto Guidi (la cui vicenda è stata ricostruita da Alda Fratello), di formazione crociana, fondatore del Liceo Vallisneri di Lucca che, nonostante a casa avesse moglie e figli, era talmente convinto dei suoi ideali che fu l’unico in tutta Lucca a non giurare fedeltà alla RSI. Subito dopo il suo rifiuto fu sollevato dall’incarico e mandato in Germania per 5 mesi come “lavoratore volontario”.

Il terzo personaggio su cui in questo volume ha scritto un saggio Giuseppe Berto Corbellini Andreotti, è il noto filologo Augusto Mancini, politico repubblicano, docente dell’Università di Pisa, amico di Giovanni Gentile. Mancini diventò il presidente del CLN di Lucca, e per questo fu arrestato e passò quattro mesi in carcere.

A Viareggio si segnala la vicenda di Giuseppe Del Freo (studiata da Stefano Bucciarelli), ufficialmente fascista ma con un passato di socialista e ardito del popolo che gli aveva procurato un arresto e un processo nel dopoguerra, dal quale era uscito assolto. Fu sottoposto a provvedimento disciplinare all’inizio degli anni ’30, dal quale uscì indenne grazie al suo prestigio di insegnante e all’appoggio del Preside, fra l’altro fascistissimo, Giannarelli, nonostante i rapporti molto negativi dell’autorità di P.S.

Infine Stefano Sodi ha offerto alcuni medaglioni biografici di professori fascisti e antifascisti del Liceo Galilei di Pisa e di alcuni studenti che dopo l’8 settembre si unirono alla Resistenza e pagarono con la vita questo loro impegno.

Silvia Quintilia Angelini ricostruisce le vicende poco note della scuola elementare per i bambini ebrei espulsi dalla scuola pubblica a seguito delle leggi razziali istituita a Viareggio e attiva fino al 1943, quando con l’occupazione tedesca la maestra e gli allievi furono deportati in Germania dalla quale non fecero ritorno.

In conclusione, dopo l’attenta lettura del volume che hanno fatto i due presentatori, Chiara Martinelli e Paolo Pezzino, Stefano Bucciarelli ha convenuto che queste storie di vita, caratterizzate da una scelta prudentemente afascista che dopo l’8 settembre diventò apertamente antifascista, non possono tuttavia confermare una vulgata superficiale secondo la quale la scuola e la cultura italiana rimasero fondamentalmente impermeabili al fascismo.

E’ evidente che margini di autonomia, sia pure prudentemente dissimulati, sono testimoniati soprattutto nei licei, mentre molto poco sappiamo degli istituti tecnici e professionali, dove sembra che l’adesione alle linee guida emanate dal regime sia stata più massiccia, per non parlare delle scuole elementari dove fu imposto dal regime un testo unico di Stato.




Diretta streaming di “Maestri e allievi contro il fascismo”