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Associazione G. Borsi: un ciclo di conferenza sulla storia livornese del ‘900

giosue-borsi-1L’Associazone Culturale “GIOSUE’BORSI” di Livorno nell’ambito della kermesse “TOCCA LE STELLE A MONTENERO” (Livorno) organizza un ciclo di conferenze e visite guidate sulla storia livornese del ‘900. Le conferenze avranno luogo presso il Ristorante Conti, piazza del Santuario 17, a Montenero Alto. Questi i prossimi appuntamenti:

Lunedì 24 Agosto, ore 18,15:
“Giosuè Borsi e i livornesi alla Grande Guerra anticipazione di una mostra a cura di Carlo Adorni e Paolo Pasquali
Ore 19,30: Visita Guidata al Famedio di Montenero

Mercoledì 26 Agosto, ore 18,15:
“Lo sbarco all’Elba durante la seconda Guerra Mondiale”
a cura di Giuliano Ott

Giovedì 27 Agosto, ore 18,15:
“Era necessario ed inevitabile entrare in guerra nel 1915?
Introducono e partecipano al dibattito Attilio Palmerini e Paolo Pasquali
Moderatrice Nicoletta Borgioli

Venerdì 28 Agosto, ore 18,15:
“Enrico Mayer, grande educatore livornese” a cura di Giovanni Giorgetti

Lunedì 31 Agosto, ore 18,15:
“La Banda Bonnot… …fu così che l’automobile entrò nel mondo del crimine”
A cura di Giuseppe Giovannetti

 




“Una manciata di muri e tutti”, una serata della memoria a Pieve Santo Stefano

amanciataSabato  22 Agosto, alle ore 21,30, nel 70° anniversario dalla fine della più sanguinosa guerra che la storia dell’uomo ricordi, l’Archivio diaristico Nazionale in collaborazione con il Comune di Pieve Santo Stefano organizza una serata della MEMORIA, nella quale saranno protagoniste le voci dei testimoni della distruzione di Pieve Santo Stefano, avvenuta per mano dei tedeschi nell’infausto Agosto 1944.
Sarà la recentemente rinnovata piazzetta delle Logge del Grano ad ospitare i ricordi dell’epoca, con le voci dei testimoni, le letture e le immagini dell’Archivio Fotografico Livi, già oggetto del famoso libro fotografico “Il Paese Cancellato”.
Il titolo della serata “UNA MANCIATA DI MURI E TETTI” è quanto mai significativo nel ricordare l’immane livello di distruzione che Pieve ha subito.
Oltre il 95 per cento riconosciuto, che è valso al Comune  il riconoscimento della “croce di guerra” al valor militare, evento rarissimo che dimostra ulteriormente quale tragedia subì Pieve ed il suo territorio, oltre alle perdite in vite umane , avvenute in svariati efferati eventi, succedutisi nell’Estate ’44 nel territorio di Pieve,  e dalle continue esplosioni di mine che si sono succedute per molto tempo anche dopo la fine del conflitto mondiale, con ulteriori lutti.
E probabilmente non è una coincidenza che proprio nel paese che ha visto un così elevato livello di distruzione della propria storia, del proprio passato, sia sorto e prosperato così mirabilmente l’Archivio Diaristico Nazionale, che preserva con cura proprio le memorie di tutti, soprattutto della gente comune.
Un Archivio che sta avendo riconoscimenti culturali sempre più importanti ed elevati da tutte le parti del mondo , un Archivio che però, meritoriamente, non dimentica il proprio Paese, favorendo ed organizzando manifestazioni della Memoria Condivisa come questa in programma il prossimo 22 Agosto.



Scopriamo l’archivio Nutini

Nell’ambito della rassegna estiva Apriti Chiostro, organizzata dal Comune di Vernio, venerdì 21 agosto alle ore 21.00 presso il Casone de’ Bardi si terrà l’appuntamento Scopriamo l’Archivio Nutini con la proiezione di antiche foto del territorio di Vernio provenienti dallo storico Archivio Nutini, custodito e gestito dalla Biblioteca popolare Petrarca.

L’evento è a cura di Lisa Nannini e Mario Stefanacci.




Omaggio a Campana nel 130° anniversario della nascita

campanaNella ricorrenza del 130° anniversario della nascita di Dino Campana il Centro Studi Campaniani che da 26 anni ne promuove la conoscenza e lo studio, rende omaggio al poeta come ogni anno .

La manifestazione si terrà a Marradi (FI) giovedì 20 agosto 2015 alle ore 21,00 presso il Centro Studi Campaniani e precisamente nella “Corte delle Domenicane” Via Castelnaudary, 5. In caso di maltempo la manifestazione si svolgerà nel teatro degli Animosi.

Il programma della serata sarà quest’anno vario in quanto non solo affronterà il tema delle ombre che ancora oscurano la biografia del poeta, ma anche la sua poesia attraverso l’arte della danza, della musica e del teatro.

La biografia di Campana è sicuramente quella “più misteriosa e studiata” di tutto il nostro Novecento letterario: illuminare i lati oscuri, cercare anche in piccole cose, apparentemente di scarsa importanza, non ha uno scarso valore, perché non bisogna dimenticare, come afferma Gabriel Cacho Millet, che “ in Campana poeta e destino sono inseparabili”. A Stefano Drei, professore di Lettere del Liceo Torricelli di Faenza ,di cui Campana fu allievo, si deve la scoperta del falso Campana ritratto nella fotografia più diffusa del liceale del Torricelli, che ancora continua ad essere erroneamente pubblicata dai giornali. Le sue indagini, la sua attività di intrepido investigatore in dieci anni di ricerche lo hanno portato ad ulteriori scoperte ed anche ad azzardare ipotesi che puntualmente spiega e motiva con documenti alla mano, come dimostrano i suoi studi che compongono il volume dal titolo “Dino Campana Ritrovamenti biografici e appunti testuali”, Carta Bianca Editore, Faenza 2014.

Il presidente del Centro Studi Campaniani Mirna Gentilini, presenterà il prof. Stefano Drei e il suo libro, dopo aver illustrato le iniziative già realizzate dal Centro Studi e avere anticipato i futuri eventi tra cui la premiazione del Concorso on line “La poesia ci salverà”a settembre e una mostra di sculture in ceramica ispirate ai testi campaniani che sarà inaugurata in ottobre.

L’Assessore alla cultura del Comune di Marradi, Marzia Gentilini porterà il saluto dell’Amministrazione Comunale che ha patrocinato l’evento.

Coordinata dal vicepresidente del Centro Studi Silvano Salvadori, la serata proseguirà con la performance di Ivana Caffaratti, danzatrice e coreografa, sul testo “Ambiente per un dramma” tratto dal Quaderno di Dino Campana .

Si concluderà con Il giorno più lungo concerto di chitarre elettriche con Amerigo Lancini, Alberto Zanini, Accursio Montalbano e voci di Simone Garza e Modesto Messali ad opera di Collettivo Converso e Teatro Flauto Magico di Palazzolo sull’Oglio ( Brescia).  Una scenografia suggestiva accompagnerà una serata da non perdere.

 




Al Museo Ugo Guidi la mostra “Le madri di Jorio Vivarelli”

Il Museo Ugo Guidi e la Fondazione Jorio Vivarelli di Pistoia hanno sviluppato attraverso un rapporto di collaborazione due eventi espositivi con un reciproco scambio di opere dei due maestri del ‘900 in Toscana, Ugo Guidi e Jorio Vivarelli, ai quali le istituzioni fanno riferimento. Dopo al mostra di sculture e disegni di Ugo Guidi alla Fondazione Vivarelli di Pistoia del giugno-luglio scorso, il Museo Ugo Guidi ospita la mostra “Le madri di Jorio Vivarelli” presentata dalla Fondazione Vivarelli di Pistoia.

La mostra delle sculture e disegni del maestro Jorio Vivarelli realizzata nel “Museo Ugo Guidi” – MUG – di Forte dei Marmi, via Civitali 33 e al Logos Hotel – Via Mazzini 153 Forte dei Marmi – sarà inaugurata martedì 18 agosto 2015 alle ore 18 al Museo alla presenza dei dirigenti delle due istituzioni e della curatrice ad ingresso libero.

L’esposizione sarà visitabile successivamente fino al 2 settembre 2015 al Museo Ugo Guidi tutti i giorni con orario 18 – 20 o su appuntamento al 348020538  o  museougoguidi@gmail.com, lunedì chiuso . Al Logos tutto i giorni 10 -23. Il MUG è sponsorizzato da Maria Rosaria Lenzi Private Banker di Banca Fideuram.

 “Il tema dell’amore materno e della dedizione filiale assieme a quello della bellezza della natura, del dolore e della morte, intesa come sacrificio e riscatto dell’uomo, è stato continuo oggetto di studio nell’arte di Jorio Vivarelli in quanto il valore della vita è un valore principe per chi, come lui, ha vissuto le vicende della seconda guerra mondiale.

L’onestà intellettuale, la capacità di autocritica, la costante attenzione alle trasformazioni politiche e sociali, la sofferta partecipazione alle vicende del nostro tempo hanno fatto sì che egli ricercasse ogni volta un messaggio autentico e dinamico rispetto alla realtà che via via andava cambiando. Questo ha significato dover sottoporre ad una continua revisione i traguardi man mano conseguiti, benché essi fossero sempre di alto livello stilistico e di profondo sentimento umano. E ciò in quanto Jorio Vivarelli si è sentito continuamente spinto dal desiderio, concettuale e creativo insieme, di approfondire, fuori da correnti o schieramenti di parte, le vere finalità, il ruolo e la funzione dell’opera d’arte nell’epoca contemporanea.

Questa mostra tematica offre la possibilità di ripercorrere i vari periodi creativi  dell’artista e di comprendere, quindi, più a fondo le caratteristiche umane della sua scultura. Per capire il percorso dello scultore pistoiese basta leggere i passaggi che da “Le Madri” (1959) conducono a” L’uovo filosofale, contenitore di vita” (1978-’79) appartenente all’ultimo periodo creativo, le “Pietre dei Saggi”.

“Le Madri”, del 1959, è un’opera cruciale nella quale si avverte la tragedia di una donna segnata da un dolore incontenibile. L’impianto formale nel suo complesso si ispira ad una rappresentazione sacra, in particolare quella del pulpito pistoiese di Giovanni Pisano per la distribuzione dei pieni e dei vuoti, per la disposizione dei gesti e per la posa straziante della madre che sviene mentre pie donne alle sue spalle, con gli occhi gonfi di pianto, cercano di sorreggerla e di alleviarne il dolore.  La similitudine tra questa madre e la Madonna del Pisano rientra nel tema delle “Pietà”, iconografia che per secoli ha impegnato scultori e pittori, basti ricordare tra tutti Michelangelo Buonarroti.  Ne “Le Madri” del ’59 Vivarelli rende protagonista il dolore, conosciuto nelle sue cause ed effetti. Se le figure, infatti, hanno un atteggiamento composto secondo una tradizione consolidata, i volti sono maschere tragiche e deformate, i corpi nascono da segni induriti. Lo stesso stile della scultura da gotico diventa espressionista per il modo in cui l’impeto creativo di Vivarelli indaga sugli effetti deformanti della commovente scultura. “Solchi, rilievi, golfi d’ombra, sbattimenti di luce intrecciano un colloquio concitato, spezzato, sommesso eppur gravido d’urla non emesse che fa esattamente corrispondere lo stile al contenuto dell’opera” . La bambina che in primo piano nasconde il volto e abbraccia la madre è il messaggio che, nell’accostamento del pianto dell’innocente con lo strazio della madre, sottolinea ancora di più il tragico destino della donna, procreatrice di vita, nel momento in cui deve assistere alla perdita del proprio figlio.  Una dimensione tutta femminile, questa, dove l’unica, vera eredità delle madri è la consapevolezza del dolore della vita che, passando dalla natura all’uomo, sembra rivelare il comune destino  che unisce la nostra condizione esistenziale a quello degli altri esseri viventi nel mondo che ci circonda.

 Anche nel piccolo bronzo, Giorni di gioia (1965), Vivarelli coglie il sentimento profondo di un amore filiale al punto che l’affetto sembra sia stato fuso nel bronzo per il modo in cui la vita fluisce assieme all’articolarsi delle figure di madri che sorreggono in braccio i figli i quali, a loro volta, ricambiano questo amore cingendo le braccia attorno al collo delle loro genitrici. La dolcezza del sorriso mostra il forte legame, la cura e la sintonizzazione degli stati affettivi, il rispecchiamento dell’uno nell’altro, ovvero quell’empatia biologica che permetterà al figlio di crescere così sensibile e forte da saper affrontare il mondo che lo circonda.

Con “Figura” e “Vita”, entrambe del 1966, Vivarelli affronta altri temi iconograficamente più rari, ma altrettanto intensi, a partire da quello di un’ansia incombente sulla sofferenza della donna progenitrice prima del momento in cui il grembo materno si schiude per offrire al mondo una nuova vita.  “I volumi plastici si riscaldano di luci e di ombre in morbido colloquio a tratti concitato da solchi che son come l’innesto d’un grido sulla dolcezza del naturale rito che perpetua la specie e consegna a un altro la fiaccola perenne della vita” .

In “Una sola forma una sola carne” del 1973 la madre appoggia dolcemente la guancia sulla testa del figlio ma in quest’opera le due figure appaiono sempre più unite, quasi fuse insieme in un unico blocco, così stretto e chiuso che rievoca la Pietà Rondanini di Michelangelo dove le figure sono un tutt’uno. L’opera esprime il sentimento intenso,  dell’amore che vince la morte e la trasfigura.  La maternità non è più intesa come dolore e vita destinata sempre e comunque alla morte, ma come  salvezza. Nelle opere della maturità Vivarelli coglie nella nascita il senso della serenità, la consapevolezza del divenire, del fluire della vita che non si ferma mai riuscendo così a raggiungere un livello espressivo più elevato, che ha come tema la vita intesa come speranza. Questo metamorfismo, nel corso della terza età dell’artista, caratterizzerà a pieno le opere dette del periodo delle “gemmazioni” con lavori che evidenziano un continuo processo di sperimentazione stilistica e formale e d’innovazione immaginativa. Nel suo punto più alto l’arte di Vivarelli diventa mediatrice tra la natura primigenia e la scultura antropomorfica e in questo dialogo ritrova una radice comune a tutti gli esseri viventi. Lo stesso artista ha lasciato detto che «La radice è indizio, o se vogliamo metafora ricchissima della condizione umana, condizione intesa come parabola, cioè una corrispondenza profonda tra uomo e natura. Dentro di noi c’è un universo. Il microcosmo ripete il macrocosmo» . Archetipi e simboli primordiali che  indicano quanto l’uomo appartenga alla natura e tornano a postularne, nella fase creativa delle gemmazioni, la futura rinascita nelle vesti de “L’Uomo nuovo”.

“L’uovo filosofale, contenitore di vita” (1978-’79) appartenente all’ultimo periodo creativo, le “Pietre dei Saggi” assieme al bellissimo marmo rosa “Athanor, il ventre della madre, terra, sole, luna”. Con questo ultimo ciclo Vivarelli ha voluto rappresentare la speranza in un futuro che non permetta più la fame, la guerra, la discriminazione e la povertà, ma generi un uomo integro, senza dualità né conflitti interiori: un uomo, cioè, che come Cristo, sia il nuovo Adamo prima del peccato originale. Questa rassegna antologica sulle madri di Jorio Vivarelli esprime un messaggio universale, quello del dolore e del sacrificio di tante madri perite nei lager e nella guerra assieme ai loro figli, ma ci porta anche a immaginare come, trovata la libertà, la vita che esse portano nuovamente in grembo sia l’auspicio di pace e di solidarietà per le generazioni a venire.”

 Veronica Ferretti

Dove: Museo Ugo Guidi – MUG  via Civitali 33 – Forte dei Marmi e Logos Hotel

Quando: 18 agosto 2015 – 2 settembre 2015

Inaugurazione: 18 agosto ore 18

Orario: Museo – 18 – 20  o su appuntamento museougoguidi@gmail.com Lunedì chiuso. Ingresso libero.  Logos 10 – 23 tutti i gorni




“Don Milani tra vangelo e scuola” a Castiglioncello

Locandina-don-Milani-17-agosto-724x1024L’Associazione Alberto Ablondi, in collaborazione con il Comune di Rosignano marittimo, la Parrocchia di Castiglioncello e la struttura ricettiva del Casale del Mare, organizza a Castiglioncello per lunedì 17 agosto un incontro sul tema “Don Lorenzo Milani, tra Vangelo e scuola”. L’occasione è offerta dalla pubblicazione del libro “Don Milani. La vita” di Mario Lancisi, giornalista del Tirreno, edito da Piemme Editore. La scelta di presentare il libro a Castiglioncello, spiegano gli organizzatori, è dovuta anche al fatto che proprio in questa località don Milani trascorse le sue vacanze da ragazzo, insieme alla sua famiglia, nella villa “Il ginepro” costruita dal suo bisnonno.

All’incontro interverranno, oltre all’autore, l’insegnante Carla Roncaglia, già assessore all’istruzione del Comune di Livorno; don Francesco Fiordaliso, parroco di Castiglioncello; Emanuele Rossi, docente al Sant’Anna e presidente dell’Associazione Ablondi. Presenterà e coordinerà l’incontro l’assessore al turismo del Comune di Rosignano marittimo Licia Montagnani. L’appuntamento è al Casale del mare, nella Strada vicinale delle Spianate, per lunedì 17 agosto alle ore 18,30.




A Massa Marittima presentato “Cento volte Bartali. 1914-2014”

bartali“Cento volte Bartali. 1914-2014” è il libro che l’Associazione per la solidarietà Giglio Amico di Firenze ha pubblicato per celebrare il centenario della nascita del campione toscano. La vita sportiva, i traguardi ma anche gli aspetti più personali di un grande uomo che ha saputo interpretare con il suo esempio un secolo di storia italiana.

Il libro dopo Firenze, Roma e Torino fa tappa in Maremma per l’estate 2015. La pubblicazione sarà presentata mercoledì 12 agosto alle 22.00 nel Salone dell’Abbondanza a Massa Marittima. Sarà presente uno dei curatori della pubblicazione Marco Viani, presidente onorario dell’Associazione Giglio Amico. L’evento realizzato grazie al Comune di Massa Marittima, vedrà protagonisti gli attori Anna Intartaglia, Lia Montanelli, Carlo Saffioti che faranno entrare il pubblico nel mondo di Gino Bartali con la lettura di una selezione di articoli e brani.

La vita del grande Gino viene infatti rivissuta in ogni suo aspetto anche per descrivere mutamenti della società italiana nel secolo. Un libro strenna, di elevato contenuto, significato e pregio, di 264 pagine con ampia iconografia, scritto da giornalisti, professori universitari, scrittori di rilievo nazionale che offrono gratuitamente il loro impegno. Da Sergio Zavoli a Vincenzo Nibali passando per Davide Cassani, Gianni Mura e Gian Paolo Ormezzano e Marco Pastonesi. Sono solo alcuni dei nomi che, in queste pagine, hanno interpretato le imprese sportive ed umane di uno dei più grandi corridori di tutti i tempi. Dalla sua devozione alla Madonna al colloquio con De Gasperi durante i giorni dell’attentato a Togliatti, dalla rivalità con Coppi ai viaggi da Firenze ad Assisi con i documenti nella canna della sua bicicletta per salvare gli ebrei, dalle sue irripetibili vittorie al Tour de France ad un Bartali trasformato in vignetta, icona pubblicitaria e alla sua faccia impressa in biglie e tappini.

L’ingresso alla presentazione è libero. I proventi della vendita dei libri, come da sempre dovere dell’associazione, andranno a sostenere la sua attività in aiuto di chi ha davvero di meno su ogni piano. In particolare i soldi raccolti serviranno per aiutare in maniera diretta le persone indigenti di Massa Marittima.

Un grazie particolare per la realizzazione dell’evento all’Associazione Letture ad Alta Voce di Follonica.

 Il libro è a cura di Sandro Picchi e Marco Viani. La prefazione è di Sergio Zavoli. Gli autori sono 84. La copertina riporta un disegno di Nano Campeggi. Il libro è disponibile a tiratura limitata con un’offerta minima di 40 euro. Per l’acquisto info@giglioamico.it.

CV Giglio Amico:

L’Associazione GIGLIO AMICO nasce nel 1996 da un gruppo di amici che giocavano insieme a calcio da ragazzi sui campi del Centro Tecnico di Coverciano con la maglia della Fiorentina. Il gruppo ha preso forma intorno a un compagno al quale una lesione alla spina dorsale aveva sottratto per sempre il pallone. Marco Viani è il nome di quel lontano ragazzo diventato uomo e anima stessa dell’associazione. GIGLIO AMICO conta oggi su oltre centotrenta soci, uniti da un impegno di assoluto volontariato e svolge la sua attività attraverso manifestazioni non solo sportive il cui ricavato viene interamente e direttamente devoluto a chi si trova nelle condizioni di massimo bisogno, più precisamente a chi unisce una situazione di precarietà economica a uno stato di malattia o di menomazione fisica. Nei sedici anni di vita l’associazione tra manifestazioni sportive ed iniziative editoriali ha raccolto ad oggi il corrispettivo di oltre 652 mila euro, 642 mila dei quali sono già stati distribuiti.

 Ufficio Stampa – Lucia Lunghini

347 – 8557725

info su www.giglioamico.it; su Facebook: Cento volte Bartali 1914-2014




Inaugurazione dell’opera simbolica in ricordo della Liberazione di Firenze

Lunedì 10 agosto alle ore 21.00, nel Cortile della Castalderia della Biblioteca delle Oblate (via dell’Oriuolo 26), inaugurazione dell’Opera simbolica in ricordo della Liberazione di Firenze.

Opera vincitrice del Concorso rivolto agli studenti dell’Accademia delle Belle Arti, realizzata da Nicola Rossini e Niccolò Vannucchi.

L’opera è anche dedicata al ricordo di Giancarlo Cecchi partigiano partecipante alla Liberazione di Firenze e combattente volontario nella Divisione Friuli che fortemente si è speso per tutta la sua vita, fino alla scomparsa il 12 aprile 2014, per la sua realizzazione.