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Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux

Sedi e contatti
Biblioteca, Centro Romantico, Archivio storico
Palazzo Strozzi, Piazza Strozzi, 50123 Firenze
Telefono: 055.288342 (biblioteca); 055.290131 (archivio storico)
E-mail: biblioteca@vieusseux.it; archiviostorico@vieussuex.itcentroromantico@vieusseux.it
Sito web: https://www.vieusseux.it/
Archivio Contemporaneo “A. Bonsanti”
Palazzo Corsini Suarez, via Maggio 42, Firenze
Telefono: 055 290131
E-mail: archivio@vieusseux.it

Organi direttivi
Presidente: Alba Franceschini
Direttore: Gloria Manghetti
Responsabile biblioteca: Laura Desideri
Responsabile archivio contemporaneo: Gloria Manghetti

Breve storia, finalità, patrimonio
Fondato nel 1819 da Giovan Pietro Vieusseux come gabinetto di lettura di riviste e gazzette provenienti da tutta Europa, il Gabinetto Vieusseux diventa con gli anni una grande “biblioteca circolante”, destinata al prestito a domicilio, aggiornata delle novità italiane e straniere. Le collezioni sono caratterizzate da una vasta presenza di edizioni in lingua originale (in particolare francese e inglese) di ambito storico letterario dell’Otto–Novecento, su alcuni filoni specifici: narrativa, viaggi, memorie, biografie. Le ricche collezioni di libri stranieri, frutto del cosmopolitismo del Gabinetto originario, documentano il carattere europeo di questa biblioteca, unica nel suo genere non solo a Firenze, ma anche in tutto il territorio nazionale.

Oggi il patrimonio librario ammonta a circa 450.000 volumi, distribuiti tra Palazzo Strozzi, il Magazzino di Novoli, e Palazzo Corsini–Suarez. Circa 1/3 del patrimonio generale è costituito oggi di fondi speciali, in prevalenza Biblioteche d’Autore, di personalità del mondo artistico letterario del ‘900, giunte all’Istituto in donazione o in comodato. I periodici italiani e stranieri (che costituiscono una parte cospicua del patrimonio) ammontano complessivamente a 2700 testate, di cui 600 ottocentesche; i correnti sono 270. Dal 2002 l’Emeroteca (quotidiani e settimanali correnti) è stata trasferita al Palagio di Parte Guelfa, pur conservando le annate pregresse di alcune testate straniere non presenti nelle altre biblioteche della città.

Nel corso del Novecento l’istituto si è arricchito di alcuni settori specializzati:

il Centro Romantico, che dal 1973 promuove, a partire dalla documentazione conservata presso l’Istituto, ricerche e iniziative sulla civiltà europea dell’Ottocento, in particolare per quanto riguarda l’acquisizione e la diffusione di conoscenze e il confronto fra le diverse esperienze e culture, che caratterizzarono il gabinetto di Giovan Pietro Vieusseux;

l’Archivio Contemporaneo, costituito nel 1975 per iniziativa dell’allora Direttore Alessandro Bonsanti, di cui oggi porta il nome, con lo scopo principale di raccogliere materiale vario relativo a personalità del mondo contemporaneo, rappresentative di discipline diverse: dalla letteratura creativa (es. Giorgio Caproni, Pier Paolo Pasolini, Vasco Pratolini, Mario Tobino, Federigo Tozzi, Giuseppe Ungaretti) alla critica letteraria (es. Luigi Baldacci, Emilio Cecchi, Giacomo Debenedetti, Giuseppe De Robertis, Pietro Pancrazi) dalla musica (es. Luigi Dallapiccola, Carlo Prosperi) al teatro (es. Edward Gordon Craig, Eduardo De Filippo, Rossella Falk, Anna Prolemer), dall’architettura (es. Ugo Giovannozzi, Ferdinando Poggi) alla pittura (es. Giovanni Colacicchi, Ottone Rosai, Alberto Savinio, Nino Tirinnanzi, Gianni Vagnetti), dalla fotografia (es. Fosco Maraini, Mario Nunes Vais, Giacomo Pozzi Bellini) alla critica artistica (es. Silvio Branzi, Piero Santi, Tommaso Paloscia), ad oggi l’Archivio Contemporaneo conta oltre 150 fondi archivistici;

l’Archivio Storico raccoglie la documentazione prodotta dall’Istituto, dalla fondazione ai nostri giorni, conserva inoltre alcuni nuclei archivistici aggregati e carte private ottocentesche: la corrispondenza fra G.P. Vieusseux e l’Istituto di corrispondenza archeologica di Roma e le lettere di G.P. Vieusseux a Carlo Martelli e Carlo Nota ed inoltre le carte e la corrispondenza dello scultore Hiram Powers.

 




Pian d’Albero

Casolare Cavicchi Pian d'AlberoQuello di Pian d’Albero è un casolare su un altipiano isolato nei boschi fra il Valdarno e il Chianti. Qui dal 1939 viveva  la famiglia Cavicchi. La loro è una famiglia numerosa di mezzadri contadini come tante in Toscana. Ma dall’ottobre del 1943, caduto il fascismo, hanno fatto una scelta: appoggiare la resistenza che iniziava ad organizzarsi.  Prima ospitano un piccolo gruppo di 12 uomini comandante partigiano Gino Garavaglia. Poi, con i mesi, il loro impegno cresce e arrivano a dar rifugio fino a un centinaio di persone. Pian d’Albero diventa una delle basi della XXII bis Brigata Garibaldi “Sinigaglia”, una formazione di matrice comunista che prende il suo nome da Alessandro Sinigaglia, “Vittorio”, il gappista fiorentino ucciso a febbraio del 1944.

A Pian d’Albero stazionano partigiani effettivi, feriti, ma soprattuto nuove reclute della brigata appena arrivate o ancora inesperte. Il quindicenne Aronne Cavicchi gli fa da sentinella. È un pastore e ad ogni movimento sospetto manda in fuga le sue pecore come segnale di pericolo. Ma con il suo carattere sveglio e loquace è anche la mascotte della brigata. Il 79enne Giuseppe Cavicchi, carattere forte e austero, è invece il “capoccia”, il vecchio che tutti temono, ed ammirano.

Il 19 giugno 1944 in seguito ad uno scontro a fuoco nei pressi di San Martino un tedesco viene ucciso e un altro riesce a fuggire, la fiat Topolino su cui viaggiavano i soldati viene sequestrata e portata a sera a Pian d’Albero. All’alba del mattino successivo, il 20 giugno, un reparto di paracadutisti tedeschi  giunge sul luogo dello scontro seguendo le tracce lasciate dalla Topolino sul terreno bagnato per le piogge dei giorni precedenti. Gli abitanti del luogo vengono sequestrati e minacciati, uno viene ucciso. Un piccolo gruppo viene obbligato ad accompagnare i tedeschi sul luogo del nascondiglio partigiano. Complice anche la nebbia, che ne nascondeva i movimenti, i soldati tedeschi riescono a salire lungo Carpignano, dividersi in due reparti e sistemarsi nei ridossi di Pian d’Albero uno alla sinistra e uno alla destra del casolare.

Quel mattino nel casolare dei Cavicchi ci sono quasi cento partigiani, ma quasi tutti sono nuove reclute. Solo quattordici fra i partigiani sono armati, ma non possono niente contro i paracadutisti tedeschi che sono in numero nettamente superiore e vengono immediatamente uccisi. Viene ucciso anche il vecchio Giuseppe Cavicchi. Sorpresi durante il sonno in pochi fra i partigiani riescono a fuggire e sono catturati. Vengono presi prigionieri anche Aronne ed il padre Norberto.  Solo le donne della famiglia Cavicchi e la piccola Giuseppina riescono a salvarsi.

Cosa ne è stato di tutto il sistema difensivo partigiano acquartierato intorno a Pian d’Albero? Sicuramente tutti vennero colti di sorpresa. Il commissario politico della brigata Sirio Ungherelli racconta di come in molti temettero che quello fosse solo l’inizio di una più vasta operazione di rappresaglia. Alla sorpresa e alla paura si aggiunse quel mattino, fra le file dei partigiani, anche la mancanza di comunicazioni a far si che si tardasse ad organizzare una pronta risposta. Solo una piccola squadra riesce  ad arrivare in tempo a Pian d’Albero. Sono sovietici, ex prigionieri di guerra nazisti, che si sono uniti alla Resistenza toscana. Cercano di spezzare il cerchio nazista intorno ai prigionieri e farne fuggire il maggior numero possibile. Ma il loro tentativo non riesce. I tedeschi scendono a valle con i prigionieri. Hanno fretta, sanno che quello potrebbe essere solo il primo di altri attacchi. Infatti poco oltre vengono intercettati dalla compagnia “Faliero Pucci” detta “Stella Rossa”. Nello scontro alcuni fra i prigionieri riescono a fuggire. Altri restano immobili terrorizzati.  Gli attacchi e le imboscate da parte delle compagnie partigiane si susseguono nel tentativo di far fuggire il maggior numero di prigionieri. Alla fine in mano dei tedeschi restano diciotto uomini. Dopo un processo farsa vengono impiccati uno a uno sugli alberi all’incrocio delle strade a S. Andrea di Campiglia. Non viene risparmiato neanche Norberto Cavicchi, né il giovane Aronne che viene impiccato, sembra, di fronte agli occhi del padre.

Monumento Pian d'AlberoA testimonianza della tragedia rimane il monumento ai caduti di Pian d’Albero, lungo la strada odierna che porta a Ponte agli Stolli, ai piedi dei gelsi usati allora per l’impiccagione. Rimane il casolare di Pian d’Albero visitabile percorrendo un sentiero CAI che parte da S.Martino. Quel casolare, è stato deciso nel Marzo 2008 con una bella iniziativa della Regione Toscana, diventerà un parco della Resistenza sul modello del Museo Cervi di Reggio Emilia.




Istituto Ernesto de Martino (IEdM)

Sede e contatti
Villa San Lorenzo al Prato, via Scardassieri, 47, 50019 Sesto Fiorentino, Firenze
Telefono: 055.4211901
E-mail: iedm@iedm.it
Sito web: https://www.iedm.it/

Organi direttivi
Presidente e rappresentante legale: Stefano Arrighetti
Giunta Esecutiva: Stefano Arrighetti, Filippo Colombara, Antonio Fanelli, Alessandro Grassi
Comitato Scientifico: Rudi Assuntino, Gianfranco Azzali, Dante Bellamio, Cesare Bermani, Luigi Chiriatti, Filippo Colombara; Antonella De Palma, Antonio Fanelli, Andrea Matucci, Alessandro Portelli, Annamaria Rivera
Collegio dei revisori dei conti: Maria Luisa Betri, Clara Longhini, Riccardo Schwamenthal

Breve storia e finalità
Nel gennaio 1966, a Milano, Gianni Bosio, storico e ricercatore del movimento operaio che nel 1953 diede nuova vita alle Edizioni Avanti!, fondò con Alberto Mario Cirese l’Istituto Ernesto de Martino «per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario». Il primo luglio 1966 l’Istituto divenne operativo e Gianni Bosio affidò a Franco Coggiola l’incarico di curatore dell’Istituto stesso. Dopo la morte di Bosio (21 agosto 1971), nel 1972 l’Istituto Ernesto de Martino divenne l’Associazione Istituto Ernesto de Martino, presieduta da Clara Longhini fino al 1980. Nel 1981 Franco Coggiola fu eletto Presidente e Rappresentante Legale dell’Associazione, carica che mantenne fino alla sua morte (7 maggio 1996). Dal 19 maggio 1996, Presidente e Rappresentante Legale dell’Istituto fu Ivan Della Mea, morto il 14 giugno 2009. Con l’assemblea del 5 aprile 2009 assume l’incarico di Presidente e Responsabile Legale Stefano Arrighetti.

Dallo Statuto dell’Istituto:
Art. 2) – L’Associazione IEdM ha lo scopo di:

  1. promuovere e condurre con ogni mezzo la ricerca delle varie forme dell’espressività popolare e proletaria;
  2. ordinare il materiale raccolto in un apposito archivio specializzato, descriverlo ed elaborarlo;
  3. svolgere e promuovere con ogni mezzo ogni iniziativa collegata alla conoscenza critica e alla presenza alternativa del mondo popolare e proletario.

Per il raggiungimento dei propri scopi l’Associazione IEdM promuoverà e svolgerà, in proprio o avvalendosi di risorse esterne, attività di ricerca, di studio, di elaborazione, catalogazione e diffusione di materiali, prodotti e servizi, in qualsiasi forma: tra cui, a titolo puramente esemplificativo ma non esclusivo, promuovere organizzare ed effettuare ricerche, convegni, corsi, seminari, spettacoli; produrre, editare, pubblicare rappresentare e diffondere anche per via commerciale, materiali scritti, sonori, iconografici e audiovisivi su supporto cartaceo, ottico, elettronico e magnetico e comunque realizzati con ogni altro mezzo attualmente conosciuto o che possa essere scoperto in futuro.

Promuoverà inoltre, nelle forme ritenute più opportune, contatti, intese, accordi anche operativi, sia a livello nazionale che internazionale con enti, associazioni, gruppi locali o persone singole che perseguano, in tutto o in parte, fini analoghi o complementari a quelli dell’Associazione IEdM. Promuoverà anche la nascita di gruppi e associazioni affiliate all’Associazione IEdM.
analisi delle culture orali e del vecchio e nuovo canto sociale.

Patrimonio
La nastroteca dell’Istituto Ernesto de Martino è la più rilevante raccolta di fonti sonore per la storia orale, l’antropologia culturale, l’etnomusicologia e la storia del movimento operaio e sindacale conservata in Italia da un’istituzione privata, nonché una delle più importanti in Europa. Raccoglie 6000 e più nastri magnetici – in parte frutto di ricerche promosse, finanziate ed effettuate dall’Istituto stesso, in parte versati o depositati da privati, in parte dai ricercatori e dai gruppi di ricerca che si riconoscono nell’attività dell’Istituto – contenenti documenti sonori registrati “sul campo”, dal vivo, per un totale complessivo di circa 15000 ore di registrazione, di cui quasi la metà attinenti l’espressività musicale del mondo contadino (canti popolari tradizionali in lingua e in dialetto, canti sociali, canti di lavoro, canti religiosi e canti della protesta sociale e politica; rappresentazioni popolari, danze, riti, autobiografie, testimonianze e ricordi sui momenti più significativi della storia del movimento operaio italiano, manifestazioni sindacali e politiche, ecc.). Le registrazioni sono state effettuate in tutte le regioni italiane, in particolare in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzi, Puglie, Calabria, Sicilia, Sardegna.

L’archivio storico cartaceo dell’IEdM comprende il Fondo Gianni Bosio, il Fondo Edizioni Avanti! –Edizioni del Gallo (inventariato e consultabile), il Fondo Nuovo Canzoniere Italiano e il Fondo IEdM, in corso di riordino e di caatalogazione. L’IEdM possiede inoltre materiali fotografici, su carta, e audiovisivi non ordinati.

L’archivio sonoro è affiancato da una videoteca, una discoteca, una raccolta di manifesti e  una biblioteca specializzata composta da oltre tremila tra volumi e opuscoli e da circa duecento periodici, con catalogo on line nello SDIAF (Sistema documentario integrato dell’Area Fiorentina).

 




Villa Triste

Oggi elegante condominio di un’ambita e tranquilla zona residenziale cittadina, la palazzina posta al n. 67 di via Bolognese dietro l’austerità dei suoi volumi e l’essenzialità tipica del razionalismo architettonico fascista cela ancora in parte le tracce di una pagina greve della storia nazionale e cittadina. Al tempo dell’occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, questo fabbricato situato all’angolo tra via Bolognese e via Trieste servì infatti dal marzo 1944 sino alla liberazione di Firenze come sede della temibile SS-Sicherheintdienst, la polizia politica nazista, ma anche del comando della Banda Carità, il Reparto Servizi Speciali fascista agli ordini del comandante Mario Carità passato alla storia per l’efferatezza dei suoi metodi di interrogatorio. “Villa Triste” fu per l’appunto l’epiteto che la memoria antifascista assegnò a questo luogo, tetro scenario di torture e violenze a danni di resistenti e antifascisti cittadini.

20140319_100115 defIl gruppo di aguzzini diretto dal Carità, prima, e dal suo braccio destro Giuseppe Bernasconi, poi, dal settembre 1943 aveva cambiato più volte sede: una villetta requisita a una famiglia israelita al n. 22 di via Benedetto Varchi, la villa Malatesta di via Ugo Foscolo e dal dicembre 1943 alcune stanze di Villa Loria, proprietà confiscata ad un cittadino ebreo posta al n. 88 di via Bolognese. Fu da quest’ultima sede che nel marzo 1944 il Carità trasferì il proprio reparto al vicino numero civico 67 della stessa via, prendendo possesso di due appartamenti posti al piano terreno e degli scantinati del fabbricato, trasformati in celle detentive. Fu questa tra tutte la più nota “Villa Triste” fiorentina. Nei suoi locali furono condotti e interrogati esponenti di spicco dell’antifascismo fiorentino, perseguitati politici ed ebrei. Molti tra questi subirono violenze e sevizie: percosse fisiche, umiliazioni corporali, vere e proprie torture. Nel giugno 1944 i componenti il gruppo di radio CORA, emittente clandestina antifascista sgominata dagli uomini del Carità, furono portati al n. 67 di via Bolognese dove subirono efferati supplizi. Tra questi, Enrico Bocci e Italo Piccagli resistettero coraggiosamente alle sofferenze inflitte loro da tedeschi e fascisti, assumendosi la responsabilità dell’organizzazione e non lasciando trapelare informazione alcuna. Simile destino era toccato poco prima ad Anna Maria Enriques Agnoletti, giovane antifascista fiorentina, sottoposta a Villa Triste a torture fisiche e psicologiche: fu tenuta sveglia per una settimana intera senza possibilità di dormire e costretta a stare in piedi per ore ed ore. Tradotta in seguito agli interrogatori nelle carceri di Santa Verdiana, il 12 giugno 1944 sarebbe stata fucilata dai tedeschi in località Cercina assieme ai patrioti di radio CORA.

Ma nel lungo elenco dei torturati di Villa Triste va ricordato soprattutto il nome di Bruno Fanciullacci, gappista fiorentino protagonista di ardite azioni partigiane e al centro della discussa uccisione del filosofo Giovanni Gentile. Brutalmente torturato una prima volta dagli uomini del Carità, il Fanciullacci, dopo aver riconquistato la libertà, fu però di nuovo catturato il 4 luglio 1944. Condotto a Villa Triste, nel rocambolesco tentativo di darsi alla fuga Fanciullacci si gettò da una finestra del secondo piano sulla strada antistante, morendo l’indomani a seguito dei traumi riportati nella caduta.

Al suo nome l’amministrazione comunale di Firenze nel 2003 ha intitolato lo slargo antistante Villa Triste. Già dopo la guerra, d’altra parte, una epigrafe dettata da Piero Calamandrei posta sulla facciata dell’edificio aveva elevato questo triste luogo a simbolo dell’antifascismo e della memoria resistenziale cittadina in ricordo di coloro che pur sotto tortura non tradirono la causa della Resistenza: “languire soffrire morire” ma “non tradire” secondo la dedica stessa del Calamandrei.

 




Fondazione Ezio Franceschini onlus

Sede e contatti
Via Montebello, 7 50123 – Firenze
Telefono: 055.2049749
E-mail: segreteria@fefonlus.it
archivi@fefonlus.it
biblioteca@fefonlus.it
Sito web: http://www.fefonlus.it/

Organi direttivi
Presidente: Paolo Blasi (presidenza@fefonlus.it)
Direttore: Lino Leonardi (direzione@fefonlus.it)

Breve storia e finalità
La FEF è un istituto di ricerca sulla cultura testuale dell’Europa medievale, nato dopo la morte di Ezio Franceschini per iniziativa dei suoi familiari, del suo allievo Claudio Leonardi e di alcuni amici, tra i quali Oscar Luigi Scalfaro, che ne fu il primo presidente. Dopo un periodo di attività non ufficiale, la FEF si è costituita a Firenze il 13 dicembre 1987.

Ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica nel 1990 e da allora figura nella tabella degli enti che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali considera meritevoli di contributo e sostegno da parte dello Stato; nel 1998 ha acquisito la qualifica di ONLUS; è Ente di ricerca scientifica (DPCM 8 maggio 2007).

La FEF promuove ricerche, convegni, formazione post-universitaria sulle tradizioni testuali del Medioevo, in collaborazione con numerose Università italiane ed europee.

Patrimonio
Oltre a una biblioteca di circa 120.000 volumi, punto di riferimento per gli studi di medievistica in Italia, la Fondazione Ezio Franceschini possiede i fondi archivistici di personaggi di rilievo della cultura del Novecento: Gianni Baget Bozzo (1925-2009), Vittore Branca (1913-2004), Gianfranco Contini (1912-1990), Ezio Franceschini (1906-1983), Claudio Leonardi (1926-2010), Lorenzo Minio Paluello (1907-1986), Bruno Nardi (1884-1968), Aldo Rossi (1948-2005), José Ruysschaert (1914-1993). Ai fondi archivistici si affianca la collezione Baldassari, costituita da cartoline d’epoca, italiane e straniere, con soggetto dantesco.

 




Centro documentazione e archivio storico CGIL regionale Toscana

Sede e contatti
Via Pier Capponi 7, 50132 Firenze
Telefono: 055.5036288
Fax: 055.5036200
E-mail: centrodocumentazione.regionale@tosc.cgil.it
Sito web: http://www.tosc.cgil.it/pagina177_centro-documentazione.html
http://www.tosc.cgil.it/ftp/centrodocumentazione/docume_home.htm
Orari di apertura: da lunedì al venerdì 9-12.30 e 14.30-18.30, previo appuntamento tel. 344 10115711.

Organi direttivi
Responsabile: Chiara Bonaiuti

Breve storia e finalità
Il Centro, costituito nel 1977, ha come compito istituzionale quello di recuperare, catalogare, conservare, valorizzare, permettere la consultazione e la circolazione dei materiali prodotti prioritariamente dalla CGIL regionale Toscana e delle altre strutture sindacali toscane e nazionali, confederali e non.
Ha il compito altresì di reperire materiali (documentazione grigia, monografie, periodici ecc.) che attengano alle tematiche della tutela, difesa, salvaguardia dei lavoratori, sia nell’ambito del rapporto di lavoro che al di fuori della prestazione lavorativa.
In questo secondo aspetto il Centro si pone quale supporto e sussidio documentario all’attività dell’organizzazione sindacale, dei lavoratori ad esso iscritti, di quanti operano nel settore o in specifici segmenti di esso (consulenti del lavoro, medici del lavoro, giuslavoristi, operatori socio sanitari, ecc.) o che comunque si occupano del mondo del lavoro (storici, sociologi, studenti universitari, ecc.). Promuove inoltre la divulgazione l’approfondimento e la conoscenza della storia della CGIL e del movimento operaio e sindacale a livello locale e nazionale. Partecipa a pieno titolo alla “Rete nazionale delle biblioteche e dei centri di documentazione Cgil”. Il Centro fornisce supporto logistico alle altre strutture documentarie toscane di ambito CGIL fornendone i recapiti, i link di accesso, e, dove presenti, ai cataloghi o agli inventari dei materiali degli archivi e biblioteche CGIL.

Patrimonio
Il Centro documentazione e archivio storico è una struttura integrata composta da due sezioni:
a) quella documentaria costituita da Biblioteca con circa 14.000 volumi nelle materie socio-economiche, diritto, statistica. storia sindacle, ecc., catalogo consultabile sul sito web del Centro, e da Emeroteca di 1152 periodici sindacali (150 circa ancora aperti), 40 periodici non sindacali, 542 periodici sindacali toscani, catalogo consultabile al sito suddetto.
b) quella archivistica, costituita da diversi Archivi riordinati con inventari (cartacei o elettronici, queste ultime versioni sono consultabili on-line come file pdf sul sito del Centro): Confederterra toscana 1944-1978; FIOM provinciale Firenze 1944-1972; Sindacato pittori e scultori 1926-1956; FIDAT 1944-1954 dipendenti aziende telecomunicazioni; FIDAE-FNLE regionale toscana, prov. Firenze, Larderello 1945-1990, lavoratori elettrici; FIDAC-FISAC prov.le Firenze 1935-1990 bancari e assicuratori; Camera del lavoro di Pontassieve con aggregato Pelago 1945-1985; Associazione nazionale licenziati per rappresaglia politica e sindacale, Comitato provinciale di Firenze 1947-2009.
Altri archivi sono in fase di riordino, come quello della Camera del lavoro di Firenze (1952-1997), altri sono in attesa di inventariazione (CGIL regionale Toscana, Cordinamento donne regionale, Federazione unitaria CGIL CISL UIL, ecc.)

Il Centro possiede numerose altre tipologie di materiali quali foto, manifesti, locandine, tessere, bandiere, striscioni in parte catalogati e presenti sul “catalogo dei materiali grafici” sul sito e sull’opac dello SDIAF.
Altri materiali posseduti sono le registrazioni sonore e video dei quali esistono degli elenchi consultabili in locvo. Sono attive le sezioni di documentazione sul mobbing, sulle parità uomo-donna e la violenza di genere, ecc.

La nostra struttura aderisce allo SDIAF e a SBN; collabora con le analoghe strutture CGIL a livello nazionale e locale e con alcune di queste gestisce un catalogo in fase di implementazione denominato “Biblioteche del lavoro”.

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Istituto Gramsci Toscano onlus

logo IGT 2Sede e contatti
Via G. Orsini 44, 50126 Firenze
Telefono: 055.6580636
E-mail: info@gramscitoscano.it
archiviobiblioteca@gramscitoscano.it
presidente@gramscitoscano.it
Sito web:  http://www.gramscitoscano.it
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18

Organi direttivi
Presidente: Annalisa Tonarelli
Consiglio direttivo: Annalisa Tonarelli (presidente), Monica Ballerini, Giulia Bassi, Sergio Caruso, Amos Cecchi, Franco Coppa, Niccolò Corsi, Delia Dugini, Simona Ferrari, Antonio Floridia, Vittoria Franco, Jacopo Ghelli, Alberto Gherardini, Rossana Gorini, Giovanni Mari, Matteo Mazzoni, Cristian Pardossi, Alessandra Pescarolo, Gaspare Polizzi, Marta Rapallini, Alessandro Rapezzi, Anna Scattigno, Andrea Valzania.

Breve storia e finalità
L’Istituto Gramsci nasce nel 1973 come sezione fiorentina dell’Istituto Gramsci di Roma, grazie alla volontà della locale Federazione del Pci e nel ’77 assume dimensione regionale. Sono questi gli anni in cui l’Istituto, grazie all’avvio di tre sezioni di lavoro permanenti e all’ampliamento dei fondi librari ed archivistici, diventa un punto di riferimento per Firenze e un luogo di divulgazione della cultura e di aggregazione sociale. Negli anni ‘80, con il distacco dal partito, l’Istituto si costituisce come associazione e allarga i suoi campi di interesse alla letteratura e alla filosofia ma la sua attività è compromessa dalle difficoltà economiche e dalle conseguenti vicissitudini legate al trasferimento della sede che, alla fine degli anni Novanta, viene dislocata presso l’ex scuola Elsa Morante, dove si trova tuttora.

Nuovi interessi ampliano i campi dell’attività socio-culturale. Negli ultimi anni l’Istituto, diventato Onlus nel 2004, ha ripreso la sua attività di formazione politica e divulgazione storica.
Finalità dell’Istituto è la diffusione della conoscenza delle trasformazioni sociali, politiche e culturali dell’età contemporanea, attraverso seminari, corsi di formazione, attività didattica. L’Istituto tutela, promuove e valorizza il proprio patrimonio archivistico-librario, avviandone la digitalizzazione e incrementandone la consistenza, favorendo la ricerca e orientando il lavoro degli studiosi. Propone, lo studio degli archivi politici per la conservazione della memoria storica.

Patrimonio
L’Archivio: l’istituto vanta, oltre ad una documentazione storica sulle proprie iniziative, un patrimonio documentario di circa 1.500 unità, suddivise in 21 fondi.

10 di enti collettivi che raccolgono la documentazione sull’attività e sull’amministrazione del partito sul territorio (atti dei congressi, atti amministrativi, verbali, protocolli, attività di propaganda, tesseramenti): Federazione fiorentina del Partito Comunista Italiano (inizi anni ‘50, fine anni ‘80), il quotidiano “Il Nuovo Corriere” (1945-1989), Unione Regionale Toscana Pci-Pds (1970-2006), Sezione “Frosali” di Sesto Fiorentino (1948-1980), cellula Montecatini (1946-1959) e Manifattura Tabacchi, Federazione fiorentina dei Democratici di Sinistra (1990-2007), Unione Regionale Pds-Ds (1989-2007), Sezione Pds-Ds San Francesco di Pelago (1989-2007), Circolo provinciale dell’Unione Donne Italiane (1944-1983).

11 fondi di persona (carte private di amministratori locali, dirigenti e militanti del PC fiorentino, dell’antifascismo e della Resistenza nella provincia di Firenze): Mario Gozzini, Piero Pieralli, Adalberto Pizzirani, Silvano Peruzzi, Loretta Montemaggi, Cata Franci, Angelo Bizzarri, Sirio Ungherelli, Carlo Baccetti, Elsa e Cesare Massai. Arricchiscono il patrimonio archivistico raccolte di materiale iconografico (manifesti, bandiere, tessere, vessilli), fotografico (fotografie, diapositive, rullini), audio-visivo (registrazioni audio, pellicole cinematografiche) dagli anni 70 in poi, provenienti prevalentemente dal fondo della Federazione fiorentina e da quello dell’Istituto.

La Biblioteca: il patrimonio librario dell’Istituto, che dal 1999 aderisce al Sistema documentario integrato dell’area fiorentina, è costituito da quasi 18.370 volumi ed opuscoli sulla storia del movimento e del pensiero politico democratico, socialista ed operaio nazionale ed internazionale, con sezioni di economia, sociologia, filosofia. La biblioteca conserva fondi personali, molti dei quali donati insieme alla documentazione archivistica, una ricca raccolta di periodici italiani ed internazionali di carattere storico-politico e collezioni di quotidiani.




Centro di documentazione sull’Antifascismo, la Resistenza e la storia contemporanea nell’area empolese Rina Chiarini e Remo Scappini

Sede e contatti
Archivio Storico Comunale, via Torricelli 58A, Empoli (Firenze).
Telefono: 0571.757858
E-mail: archivio.storico@comune.empoli.fi.it
Sito web: https://www.comune.empoli.fi.it/albero/03/0301/745sch.html
http://www.retememoriatoscana.it/?p=162
Orario di apertura: martedì 14.30-18 e venerdì 9-13, oppure su appuntamento

Organi direttivi
Responsabile Archivio Storico: Stefania Terreni

Breve storia e finalità
Il Centro si propone come luogo di analisi e di confronto sulle tematiche del Fascismo, dell’Antifascismo, della Resistenza, della Costituzione. Costituito nel 1992 come punto di riferimento per l’area del Medio Valdarno e della Bassa Valdelsa, nel 2005, in coincidenza con il 60° anniversario della liberazione, ha allargato il proprio campo di interesse e di attività alla storia contemporanea, concentrando invece l’ambito di intervento sull’area empolese. Il Centro si propone di reperire, conservare e rendere fruibile al pubblico la documentazione archivistica, le testimonianze scritte ed orali, il materiale a stampa, audiovisivo e multimediale concernente il fascismo, l’antifascismo, la resistenza e la storia contemporanea nell’area empolese.

Il Centro inoltre collabora all’attività didattica rivolta agli istituti scolastici cittadini, in particolare nell’ambito del progetto “Investire in democrazia” per favorire nelle giovani generazioni la conoscenza e l’attualizzazione dei valori della Costituzione, dell’Antifascismo, della Resistenza e della cittadinanza attiva. In collaborazione con le associazioni antifasciste e altri soggetti pubblici e privati promuove e organizza manifestazioni culturali, ricerche e pubblicazioni sulle tematiche che lo contraddistinguono.

Patrimonio
Il Centro dispone di un proprio archivio, costituto da materiale documentario originale e in copia messo a disposizione dalle associazioni antifasciste locali e raccolto dallo studioso locale Libertario Guerrini e da successive acquisizioni. Particolare interesse riveste la raccolta di interviste videoregistrate individuali e collettive a persone che hanno avuto esperienze significative durante il fascismo, la resistenza e la liberazione. Inoltre è stato acquisto in copia materiale documentario attinente ai fatti del 1 marzo 1921 e ai cittadini dell’empolese condannati dal Tribunale Speciale per la difesa dello stato, nell’ambito del progetto di ricerca che ha preceduto la monografia di P. Pezzino Empoli antifascista. I fatti del 1° marzo 1921, la clandestinità e la resistenza.

A questo nucleo si sono aggiunte le carte della sezione locale dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, una miscellanea sul Movimento studentesco di Empoli (anni settanta del Novecento) e infine materiale miscellaneo di Libertario Guerrini. Oltre ad una propria sezione bibliografica il Centro della Resistenza ha acquisito le biblioteche del Sen. Remo Scappini e di Mario Assirelli, Sindaco della città di Empoli dal 1960 al 1980; tutti i fondi sono reperibili nel catalogo collettivo della rete documentaria Reanet (le sigle che precedono la collocazione identificano i singoli fondi: CDR=Centro di documentazione sull’Antifascismo, la resistenza e la storica contemporanea; SCAP = Fondo Remo Scappini; ASS = Fondo Mario Assirelli).

Pubblicazioni e multimedia:
Era la Resistenza: il contributo di Empoli alla lotta contro il fascismo e per la Liberazione, a cura di P. L. Niccolai e S. Terreni, Firenze, Pagnini, 1995
La tradizione antifascista a Empoli 1919-1948, atti del convegno, Empoli, Convento degli Agostiniani 23 aprile 2004, a cura di P. Pezzino, Pisa, Pacini, 2005
Empoli antifascista. I fatti del 1° Marzo 1921. La clandestinità e la Resistenza, a cura di P. Pezzino, con la collaborazione di G. Fulvetti, appendice di F. Ciavattone, Pisa, Pacini, 2007
Una memoria tenace, l’antifascismo a Empoli, 1919-1948, video in Cd-rom, progetto scientifico di F. Pelini e P. Pezzino, SantiFantiFilm, 2004
Il popolo in comune. Politica e amministrazione a Empoli dal 1946 al 1980, a cura di Carlo Baccetti, Pisa, Pacini, 2011