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Museo Casa Rodolfo Siviero

Sede e contatti
Lungarno Serristori 1-3, 50125 Firenze
Telefono: 055.2345219 / 055.4382652
E-mail: casasiviero@regione.toscana.it
Sito web: http://www.museocasasiviero.it/
Orari di apertura: sabato 10-18; domenica e lunedì 10-13.
Ingresso: gratuito.

Organi direttivi
Settore Musei della Regione Toscana

Breve storia e finalità
La casa e i suoi arredi sono stati lasciati in eredità alla Regione Toscana nel 1983 da Rodolfo Siviero, il cosiddetto “agente 007 dell’arte”, cui si deve il recupero di gran parte del patrimonio culturale trafugato dall’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. É un villino ottocentesco, acquistato da Siviero nel 1944. La casa-museo è aperta al pubblico dal 1991 ed è gestita direttamente dalla Regione Toscana, che ne cura la conservazione e la fruizione pubblica. L’ingresso è gratuito con orario il sabato dalle ore 10.00 alle 18.00; la domenica e il lunedì dalle 10.00 alle 13.00.

La casa-museo conserva ed espone la raccolta di Rodolfo Siviero, documenta il suo impegno nella difesa del patrimonio artistico pubblico, sostiene attività studi e progetti per approfondire la conoscenza del suo operato. Promuove iniziative di studio e di informazioni sui rischi di distruzione e dispersione del patrimonio culturale nel corso di conflitti armati. La Regione vi organizza mostre, conferenze, spettacoli, attività educative sempre in qualche modo legate alla figura di Siviero, alle opere della sua raccolta, alla sua attività di salvaguardia del patrimonio culturale, al periodo storico in cui si trovò ad operare.

Patrimonio
Le opere conservate nella casa museo non sono quelle recuperate da Siviero nel suo lavoro di capo della Delegazione per le Restituzioni istituita dal governo italiano nel 1946 e da lui diretta fino alla morte nel 1983; sono invece quelle che Siviero acquistò per il suo piacere di uomo di cultura che amava arredare la sua abitazione con opere d’arte sull’esempio dei grandi collezionisti di fine ottocento-inizio novecento come Horne, Bardini ecc… Ma la passione di Siviero nel raccogliere opere d’arte e la sua volontà di lasciarle in eredità come museo pubblico alla città di Firenze sono idealmente collegate al suo forte impegno e ai suoi straordinari successi nel ritrovare e riportare in Italia i capolavori che i nazisti avevano portato via durante la guerra e le opere che nel dopoguerra, per motivi commerciali o in seguito a furti, erano state illegalmente portate all’estero.

La raccolta è costituita da opere d’arte, mobili e suppellettili di varia natura, epoca e valore artistico ed è allestita con il criterio dell’arredo di una casa. Spazia da mobili, per lo piu’ di alta epoca, a raffinati oggetti d’uso ecclesiastici e domestici; reperti archeologici come ceramiche etrusche e sculture romane; opere d’arte medievali e rinascimentali: tavole fondo oro, dipinti su tela, sculture in marmo, bronzo legno e terracotta per arrivare fino a un rilevante nucleo di opere di artisti del Novecento con i quali Siviero intrattene rapporti di amicizia e collaborazione culturale. Nel gruppo novecentesco della raccolta si segnalano una ventina di opere di Giorgio De Chirico, artista che negli anni Venti soggiornò e lavorò a lungo in questa casa, per l’amicizia con lo storico dell’arte Giorgio Castelfranco, che allora vi abitava con la sua famiglia. Vi sono inoltre disegni e medaglie di Giacomo Manzù; dipinti di Ardengo Soffici e Pietro Annigoni; sculture di Antonio Berti; disegni di Bruno Becchi, il giovane artista fiorentino che collaborò con Siviero durante la Resistenza e morì nell’agosto 1944 colpito da un cecchino durante la battaglia per la liberazione di Firenze.

Di notevole interesse per la storia del Novecento anche il fondo fotografico con una ricca documentazione sulle mostre delle opere recuperate; alcuni documenti d’archivio e la biblioteca con libri di importanti personaggi della cultura del Novecento che furono amici di Siviero.

 




Archivio di Stato di Siena

Sede e Contatti
Via Banchi di Sotto, 52, 53100 Siena
Telefono: 0577.247145
Fax: 0577.44675
E-mail: as-si@beniculturali.it
as-si.servizialpubblico@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviodistato.siena.it/
Orari di apertura: Sala di studio: lunedì, giovedì, venerdì e sabato 8–13.45; martedì e mercoledì 8-17.15. Biblioteca: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì e sabato 8–13.30. Sezione catasto: martedì e mercoledì 9-12.30 esclusivamente su prenotazione. Chiusura estiva: 1-16 agosto.

Organi direttivi
Direttore: Maria Raffaella de Gramatica

Breve storia e finalità
L’Archivio di Stato di Siena fu istituito con motu proprio del Granduca Leopoldo II del 17 novembre 1858, nel clima di rinnovato fervore per gli studi storici e di attenzione per il patrimonio archivistico, instauratosi in Toscana in quegli anni. Nel nuovo Istituto furono versati i documenti prodotti dalle antiche magistrature dello Stato Senese, corrispondente all’incirca alle attuali province di Siena e Grosseto, nelle due grandi fasi della sua storia: quella comunale e repubblicana dal sec. XIII al 1557 e quella granducale sino al 1808, cioè sino alla dominazione napoleonica, nonché migliaia di pergamene.

Negli anni seguenti poi, e particolarmente dopo l’Unità d’Italia, gli uffici statali periferici della provincia versarono il materiale archivistico loro spettante. Giunsero così fondi archivistici ottocenteschi di grande rilievo dalla Prefettura a quelli di vari tribunali.

Il processo è tuttora in corso: a norma del D. Leg.vo n° 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, vengono effettuati versamenti periodici dagli archivi di tutti gli uffici amministrativi statali e dai tribunali con sede in Siena e nella sua provincia.

Patrimonio
Si tratta di un patrimonio vastissimo e in continuo incremento, anche attraverso donazioni, depositi e acquisti di archivi non statali.

Attualmente gli archivi conservati coprono un arco di tempo che va dal 736 al XX secolo. La caratteristica precipua di tale documentazione è la straordinaria continuità delle serie. Le magistrature senesi, infatti, nate nel Medioevo furono abolite soltanto alla fine del ‘700 dal riformismo di Pietro Leopoldo, o nel 1808 dalla dominazione napoleonica. Ciò si tradusse in una rara continuità archivistica: i grandi archivi, che cominciarono a formarsi nella Siena comunale, continuarono nella maggior parte dei casi per cinque secoli.

Una menzione a parte merita l’archivio Diplomatico (secondo in Italia per numero di pergamene dopo quello dell’Archivio di Stato di Firenze): esso consta di 62.841 pergamene a partire dal 736 al sec. XIX. I registri, le buste, le filze, le mappe, i fascicoli ed i documenti sciolti ammontano, invece, a circa 177.400 unità, divise in più di 200 fondi archivistici ed allineate su più di 13 km di scaffalatura. Nell’ambito del patrimonio posseduto va poi ricordato un unicum a livello mondiale: la collezione delle Tavolette di Biccherna, esposta nel Museo dell’Istituto.

Particolare interesse per la storia del Novecento rivestono fondi archivistici come: Prefettura e Gabinetto di Prefettura; Unione provinciale Professionisti e artisti (1927-1944) e Comitato provinciale di liberazione nazionale (1944-1946). Ancora, le carte di associazioni come la Società di mutuo soccorso fra gli operai in Siena “L’Umanitaria” e l’Associazione femminile senese di mutuo soccorso e Istituto Butini-Bourke; e il materiale documentario e fotografico dell’Istituto Geografico Militare di Firenze (1943-1944), che testimonia l’attività svolta dal colonnello Umberto Cecchini per salvaguardare le attrezzature dell’Istituto durante la guerra.

Si segnalano inoltre gli archivi di personalità come Fabio Bargagli Petrucci, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Mario Bracci, Mario Delle Piane.

La consultazione di tutti i documenti conservati nell’Archivio di Stato è assoggettata alle previste limitazioni di legge e alle eventuali necessità organizzative dell’Istituto.




Archivio Storico del Comune di Rosignano Marittimo

Sede e contatti
via dell’Industria 22-24, Loc. Le Morelline, Rosignano Marittimo
Telefono: 0586.761938/724395
Fax: 0586.724286
Sito web: http://www.comune.rosignano.livorno.it/site5/pages/home.php
Orario di apertura: martedì e giovedì dalle ore 14:15 alle 17:15
Servizi: Attività di Reference durante l’orario di apertura; attività didattiche

Organi direttivi
Responsabile: Caterina Bellucci, Comune di Rosignano Marittimo

Breve storia e finalità
Il Comune di Rosignano Marittimo ha intrapreso da tempo un’azione di valorizzazione del proprio Archivio Storico, ricercando il coordinamento con gli Archivi dei Comuni della Bassa Val di Cecina e con il Sistema di documentazione della Provincia di Livorno.
Tale azione ha avuto le seguenti finalità: la pubblicazione e l’informatizzazione degli inventari, la predisposizione di un servizio di “reference” qualificato che ne facilitasse e incoraggiasse la fruizione, la promozione di specifici progetti di studio, didattici ed editoriali.

Rosignano, da sempre centro politico istituzionale di rilievo, dopo la conquista fiorentina del 1406 diventò sede di una podesteria, andando a comprendere anche Santa Luce, Castellina, Riparbella. La sorte di Rosignano rimase intrecciata per molti secoli insieme a quella delle comunità limitrofe sotto la giurisdizione criminale del vicariato di Lari. Dagli stessi statuti comunali di Rosignano si evince che il territorio alla metà del ‘700 era composto dai castelli della Cecina e cioè da Riparbella, Guardistallo, Casale e Montescudaio. Dopo la dominazione di Napoleone Rosignano diventò sede di cancelleria, unificando la sua egemonia amministrativa su Castellina, Riparbella, Santa Luce, Bibbona, Casale, Guardistallo e Montescudaio.

A Rosignano Marittimo in via del Castello, passaggio per Poggio San Rocco, si trova la sede del Fondo Pietro Gori, due sale che custodiscono cimeli, documenti, fotografie d’epoca e la nutrita biblioteca appartenuta al grande pensatore anarchico. Questo fondo documentario e librario, nato da una donazione della famiglia Gori, si è arricchito sino ai primi anni ’70 di nuovo materiale frutto prevalentemente di donazioni private. Questa sede viene aperta su prenotazione per consultazioni e visite guidate, per lo svolgimento di attività didattiche e singole iniziative su i vari aspetti della poliedrica figura di Pietro Gori –avvocato, filosofo, poeta, viaggiatore-.

Patrimonio
Consistenza patrimonio documentario:
circa 3000 unità (1506 – 1965)
Di particolare interesse:
– Fondo archivistico preunitario di 700 unità
– Statuto Comunale del XVI secolo
Pubblicazioni:
– Inventario della sezione Preunitaria dell’Archivio Storico;
– Documenti dall’Archivio Storico n.1, “La bonifica di Vada” a cura di Gabriele Paolini
– Documenti dall’Archivio Storico n.2, “Il Fondo Pietro Gori”
– “Due Archivi per una storia”, a cura di Angela Porciani

 

 




Ponterosso: un bersaglio strategico per i bombardieri alleati

Proprio il giorno in cui riuscivano a spezzare la resistenza tedesca sulla Linea Gustav, il 18 maggio 1944, gli Alleati, in vista dell’imminente risalita dell’Italia centrale, decisero di scatenare una violenta offensiva aerea contro lo snodo stradale e ferroviario di Ponterosso, piccola frazione versiliese a metà strada fra Pietrasanta (Lu) e Querceta (Seravezza, Lu). In questo preciso punto, infatti, le principali vie di comunicazione della costa toscana settentrionale, la via Aurelia e la linea ferroviaria Genova-Pisa, attraversavano il fiume Versilia a pochi metri l’una dall’altra: considerate anche le scarse difese antiaeree della zona, per i comandi angloamericani si trattava dunque di un’occasione più che propizia per riuscire ad infliggere un duro colpo alla mobilità dei rifornimenti nazisti diretti a sud. Data la rilevanza strategica dell’obiettivo, nei mesi successivi gli aviatori alleati avrebbero tentato altre 14 volte di abbattere i due ponti, in un susseguirsi di massicce incursioni che si sarebbe protratto fino alla tarda estate del ’44, riportando sempre, tuttavia, inspiegabili insuccessi. La furia delle bombe, anzi, finì per accanirsi contro le popolose borgate vicine al bersaglio, distruggendo stalle, campi e canali d’irrigazione, devastando edifici pubblici, compresa la vecchia chiesa paesana di San Bartolomeo, e moltissime abitazioni civili, distanti anche diversi chilometri dall’obiettivo. Soprattutto, però, le incursioni alleate lasciarono sul campo numerosi morti e feriti versiliesi. La particolare posizione delle strutture da colpire, poste a ridosso delle ripide montagne retrostanti la piana, contribuì sicuramente al fallimento delle varie missioni. Ad inficiarne il risultato, tuttavia, furono anche le pressanti condizioni di stress psicologico in cui si ritrovarono a dover operare i piloti americani nell’ultima parte del conflitto, oltre, naturalmente, ai limiti oggettivi delle strumentazioni di tiro dell’epoca, che non permettevano certo di condurre operazioni di tipo “chirurgico”. A tal proposito, si pensi che i comandi alleati del tempo erano soliti considerare come “ottimo”, e dunque particolarmente riuscito, un bombardamento in cui il 50% degli ordigni fosse caduto entro un raggio di 1000 piedi (305 metri) dall’obiettivo designato. Per tutta la Versilia storica, il bombardamento di Ponterosso del 18 maggio 1944 rappresentò un vero e proprio shock, l’ingresso in una fase nuova del conflitto: dal 10 giugno 1940, infatti, era la prima volta che la guerra arrivava a coinvolgere direttamente e pesantemente il territorio, entrando letteralmente nelle case dei versiliesi. Nel giro di pochi minuti, i civili ebbero modo di realizzare non soltanto la totale vulnerabilità della zona agli attacchi aerei angloamericani, ma anche il preoccupante grado di pericolo cui la popolazione finiva per essere esposta in simili frangenti. Di fronte a minacce sempre più reali, che in un prossimo futuro si sarebbero certamente aggravate, alcune famiglie decisero di costruirsi un rifugio di fortuna nell’orto dietro casa, altre, al contrario, scelsero di raccogliere le cose più importanti e di abbandonare la propria casa, per cercare poi una sistemazione più sicura su per le montagne. Erano i primi sfollati versiliesi.




Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea (ISRT)


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Sede e contatti
Via Carducci 5/37, Firenze
Telefono: 055284296
E-mail: direzione direzione@istoresistenzatoscana.it segreteria isrt@istoresistenzatoscana.it
Per l’attività didattica scrivere a didattica@istoresistenzatoscana.it
Sito web: http://www.istoresistenzatoscana.it/
Visita anche: http://toscananovecento.it/
Orari di apertura:
nella nostra sede sono ospitati l’archivio e la biblioteca. Un’ampia sala studio è a disposizione degli studiosi e di chiunque sia interessato a consultare il patrimonio documentario dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 17.30. Per contattare la biblioteca biblioteca@istoresistenzatoscana.it per l’archivio (necessaria la prenotazione) archivio@istoresistenzatoscana.it

Organi direttivi (Consiliatura febbraio 2024 – gennagio 2027)
Presidente: Vannino Chiti
Vicepresidenti: Valeria Galimi, Andrea Morandi
Direttore: Matteo Mazzoni
Consiglio Direttivo: Consiglieri eletti: Franca Maria Alacevich, Pier Luigi Ballini, Leonardo Bianchi, Roberto Bianchi, Luca Brogioni, Camilla Brunelli, Pietro Causarano, Francesca Cavarocchi, Alice D’Ercole, Gianluca Coppola, Gianmario Leoni, Silvano Priori, Riccardo Saccenti, Annalisa Savino e Irene Stolzi. Del consiglio fanno parte anche Teresa Catinella, Chiara Nencioni e Catia Sonetti in rappresentanza della rete degli istituti provinciali toscani.
Presidente onorario: Mario Giuseppe Rossi, eletto dall’Assemblea dei soci del 20 aprile 2024.

Breve storia e finalità
L’Isrt è una aps iscritta al RUNTS ed è associato all’Istituto Ferruccio Parri – rete nazionale degli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanea già Istituto nazionale del movimento di liberazione in Italia. Fu costituito nel 1953 su impulso di esponenti dei cinque partiti (Democrazia cristiana, Partito d’Azione, Partito Liberale, Partito socialista, Partito comunista) facenti parte del Comitato toscano di liberazione nazionale, e ebbe sede in Palazzo Medici Riccardi, dove si era insediato il CTLN nel giorno dell’insurrezione di Firenze, l’11 agosto 1944. Nel corso dei decenni l’Istituto ha unito alla funzione di custode delle memorie e dei documenti della lotta antifascista quella di centro di ricerca e di promozione culturale in una crescente sinergia con il territorio e le Istituzioni. Nel 2008 è avvenuto il trasferimento nell’attuale sede.

Le sue finalità sono la custodia e l’accrescimento del patrimonio documentario inerente alla storia dell’antifascismo, della Resistenza e del Novecento, la formazione e la didattica della storia, la divulgazione culturale, la promozione della ricerca e della conoscenza storica. A tal fine collabora con altri istituti, associazioni culturali, enti ed università, istituzioni di governo locale e nazionale. Persegue fini di utilità sociale e le sue attività sono finanziate dai soci e da enti pubblici e privati e in primo luogo dalla Regione Toscana, in base alla legge regionale 38/2002.

Il suo programma scientifico e culturale è imperniato sui processi di democratizzazione sviluppatisi nel corso del Novecento, le pratiche violente connesse alle mobilitazioni politiche e all’operato degli stati nazione novecenteschi, la costruzione delle memorie come modalità individuali e collettive di riproposizione del passato nel presente e la riflessione sul rapporto fra memoria e storia. Su tali ambiti propone progetti didattici per le scuole di ogni ordine e grado e una gamma di attività orientate a rivalutare il ruolo del docente nell’insegnamento della storia. Per divulgare presso il grande pubblico la conoscenza critica della storia contemporanea, l’Isrt promuove e organizza mostre, proiezioni di video-documentari, seminari di studio, presentazioni di ricerche e volumi, cicli di conferenze tematiche.

L’Isrt ha cambiato la propria denominazione originaria (Istituto storico della Resistenza in Toscana) nell’attuale in occasione dell’Assemblea straordinaria dei soci dell’8 aprile 2017.

Patrimonio
L’Archivio conserva circa 120 fondi documentari di associazioni e personalità, inerenti alla storia del fascismo e dell’antifascismo e della Resistenza, italiani e toscani, con particolare attenzione alla storia delle classi subalterne, del movimento operaio e contadino, dalla fine del secolo XIX fino agli anni Ottanta del Novecento. Comprende una collezione di oltre 2000 volantini e manifesti relativi alla storia della Toscana nel ‘900, una raccolta di circa 200 testimonianze orali e un patrimonio fotografico di circa 8000 unità.

La Biblioteca conserva oltre 50.000 volumi e opuscoli dedicati alla storia dell’Italia unita e del Novecento italiano ed europeo e più specialisticamente alla storia dell’antifascismo e della Resistenza, del nazismo, della deportazione e dello sterminio, nonché alla storia della Toscana e alla didattica della storia. L’emeroteca si compone di un’ampia raccolta di riviste storiche e di oltre 2000 periodici, anche rari e clandestini, attinenti la storia politica, sociale e culturale del Novecento. Infine la videoteca dispone di oltre 400 film e documentari relativi alla storia del Novecento.




Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Lucca (ISREC)

Sede e contatti
Piazza Napoleone 32/12, 55100 Lucca
Tel: 0583.55540
E-mail: isreclucca@gmail.com
Sito web: http://www.isreclucca.it
Orario d’apertura: Lunedì e mercoledì dalle 9 alle 16; giovedì dalle 9 alle 12:30
Nel periodo estivo, a partire dal 16 luglio,  l’Istituto seguirà il calendario ridotto:
16 luglio: ore 10-16
23 luglio: ore 10-16
1-26 agosto: periodo di chiusura estiva.

Organi direttivi
Presidente: Mario Regoli
Direttore: Emmanuel Pesi
Tesoriere: Carlo Giuntoli
Segretario:
Revisori dei Conti: Carlo Lazzarini, Alessandro Nieri, Elisabetta Viani
Consiglio Direttivo: Carla Andreozzi, Francesco Nicola Barbato, Stefano Bucciarelli, Enrico Cecchetti, Carlo Giuntoli, Maria Teresa Leone, Chiara Nencioni, Maurizio Perna, Emmanuel Pesi, Mario Regoli, Andrea Ventura.
Comitato scientifico: Luca Baldissara, Stefano Bucciarelli, Paolo Buchignani, Federico Creatini, Caterina Di Pasquale, Pietro Finelli, Gian Luca Fruci, Gianluca Fulvetti, Filippo Gattai Tacchi, Mariamargherita Scotti, Andrea Ventura (coordinatore)

Breve storia e finalità
Nel 1963 si costituisce a Lucca una Delegazione provinciale dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana, che confluisce poi nella sede fiorentina, fino al 31 ottobre 1977, quando si giunge alla creazione dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Lucca.

L’Istituto si propone la conservazione e la valorizzazione del patrimonio documentale e memorialistico della Resistenza, lo sviluppo della ricerca, dell’attività didattica, dell’iniziativa culturale e della riflessione pubblica sulle vicende e sui temi della lotta di Liberazione e su ambiti diversi della storia contemporanea, rivolgendo particolare attenzione a fatti, processi e problemi che hanno riguardato il territorio della provincia di Lucca.

L’Isrec promuove ricerche, studi, manifestazioni, convegni, iniziative scientifiche e divulgative, esposizioni e pubblicazioni anche periodiche. Inoltre l’Istituto segue la progettazione, la promozione e la gestione di luoghi di memoria, musei e spazi culturali in collaborazione con Enti ed Istituzioni del territorio e con le Amministrazioni Pubbliche nell’ambito delle diverse ricorrenze e celebrazioni di pertinenza storica.

Patrimonio
La biblioteca dell’Istituto, intitolata a Renzo Papini, consta di 6000 volumi, alcuni dei quali aggregati nei Fondi Pacini, Mancini, Mandoli, Vanni, Pietrandolfo. Attualmente è in corso la catalogazione del patrimonio librario, inventariato nella Rete delle biblioteche e degli archivi della provincia di Lucca. I volumi che progressivamente vengono schedati sono reperibili sul sito http://bibliolucca.it/SebinaOpacLUA/Opac.

L’archivio conserva carte relative alla Resistenza, all’antifascismo, al periodo bellico e a quello repubblicano. Si segnalano i fondi “Resistenza” e “XI Zona”, il fondo “Fascismo e Rsi”; il “Fondo Processi”, che contiene i fascicoli del Tribunale penale di Lucca dal 1919 al 1947, compresi quelli della Corte d’assise straordinaria di Lucca. Si conserva poi il “Fondo Carità” contenente documenti del processo della Corte d’assise di Firenze a Mario Carità e altri fascisti repubblicani. Recentemente sono inoltre state acquisite le carte del processo a Idreno Utimpergher e altri militi della brigata nera “Mussolini” e il “Fondo stragi naziste”, con documenti provenienti dal National Archives di Washington e Londra, dall’Archivio della United Nation War Crime Commission presso l’Onu, dagli archivi militari tedeschi, dal’Archivio centrale dello Stato di Roma, dagli archivi di Stato provinciali, e da quelli comunali, raccolti dal gruppo di lavoro dell’Università di Pisa nel corso del progetto di ricerca di interesse nazionale coordinato dal prof. Paolo Pezzino, a partire dal 1999.

Sul periodo repubblicano, l’archivio conserva il fondo “Pci – Federazione di Lucca”, e una parte delle carte personali di Arturo Pacini, ex-senatore e Sindaco di Lucca. L’archivio conserva poi una serie di testimonianze orali e periodici e riviste.

 

 



Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nella Provincia di Livorno (ISTORECO)

logoIstorecoSede e contatti
Complesso della Gherardesca, via G. Galilei, 40, 57124 Livorno
Tel. e fax: +39.0586.809219
E-mail: istoreco.livorno@gmail.com
Sito web: http://istorecolivorno.it/
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì 9-13 e pomeriggio su appuntamento.

Organi direttivi
Presidente:Claudio Massimo Seriacopi
Direttore: Catia Sonetti
Vicepresidente: Carla Roncaglia

Comitato Scientifico: Catia Sonetti, Gianluca della Maggiore, Daniele Menozzi
Consiglio direttivo: rappresentanti delle associazioni Anpi, Anppia e Anei e dei Comuni di Livorno, Rosignano Marittimo, Cecina, Piombino, Portoferraio, Suvereto e in rappresentanza dei soci individuali Anna Plantamura e Maurizio Strazzullo (Cgil Livorno)

Breve storia e finalità
L’Istoreco, costituitosi il 30 settembre 2008, si propone, come recita il suo Statuto, di favorire il reperimento e la salvaguardia delle fonti documentarie, nonché di promuovere la ricerca storica, l’attività didattica e quella culturale allo scopo di approfondire la conoscenza della società contemporanea, con particolare riguardo alle vicende legate all’opposizione al fascismo, alla lotta di Liberazione e all’età repubblicana con specifica attenzione alle vicende che si sono verificate nel territorio provinciale.

Per il raggiungimento di questi obiettivi l’Istituto indirizza la propria attività verso:
a) il reperimento, l’acquisizione e la classificazione di materiale documentario che interessa la storia della Resistenza e la storia Contemporanea;
b) la promozione e il coordinamento di ricerche, manifestazioni, convegni, iniziative editoriali, scientifiche e divulgative, esposizioni e pubblicazioni anche periodiche, nonché la collaborazione ad iniziative culturali di altri Enti e privati, quando ne sia accertata la rispondenza agli scopi dell’Istituto;
c) la progettazione e l’attuazione di programmi didattici e di aggiornamento tesi a diffondere nelle scuole la conoscenza degli avvenimenti relativi al movimento di Liberazione nazionale e della storia contemporanea;
d) la ricerca dei reperti e cimeli del periodo della lotta antifascista e della resistenza, conservandoli e provvedendo al censimento e alla promozione della tutela e del riordino dei monumenti, dei cippi e delle lapidi dedicati alla lotta antifascista, alla Resistenza e alle vicende che hanno avuto particolare rilievo socio-politico nella storia contemporanea.

Patrimonio
Archivio: Nel 2010 la confluenza nell’ISTORECO del patrimonio archivistico del PCI e della DC con la raccolta di documenti non solo della città di Livorno ma dell’intero territorio provinciale, ha dato il via alla creazione del suo Archivio Storico.
Il patrimonio documentario del PCI inerente alle carte della Federazione di Livorno è consultabile in rete (vedi il catalogo). Il fondo, che copre gli anni che vanno dal 1944 al 1991, è diviso in 10 sezioni ed è composto da 523 fascicoli (contenuti in 131 buste) e 39 filmati. Molto interessanti e analitiche sono le parti dei Congressi, del tesseramento e delle elezioni così come le relazioni di carattere economico e sociale che documentano lo sviluppo della vicenda livornese nel suo complesso, soprattutto quelle relative alle vicende della realtà industriale del porto e di realtà periferiche ma importanti anche in un’ottica nazionale, come quella siderurgica di Piombino e la chimica di Rosignano. È in fasi di analisi e di riordino anche il Fondo Bruno Bernini, esponente di spicco del comunismo italiano.

Biblioteca: Il patrimonio bibliotecario dell’Istoreco è composto da più fondi. Il più consistente è quello legato alla donazione arrivata con le carte dell’Ex federazione del Pci di Livorno, oltre 3.000 volumi ancora da ricatalogare; un fondo “Orefice” composto 557 volumi donati all’Istituto Storico dalla famiglia Orefice che costituivano la biblioteca professionale del giornalista Gastone Orefice e già consultabili sulla rete opac livornese; un altro fondo, con un centinaio di volumi è quello arrivato tramite la Biblioteca Labronica e riconducibile al fondo “Fiorentini”.
L’Istoreco ha poi fatto in questi anni una piccola ma significativa opera di acquisizioni librarie con scelte molto mirate e specialistiche sui temi della storia contemporanea, che viene regolarmente arricchita anche attraverso le donazioni che arrivano dagli istituti della rete dell’Istituto nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI).




Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia (ISRPT)

Sede e contatti
La sede legale dell’Istituto è collocata presso la Provincia di Pistoia mentre quella operativa, al cui interno si trovano l’archivio e la biblioteca, è offerta dal Comune di Pistoia.
Sede legale: Viale Petrocchi 159, 51100 Pistoia
Sede operativa: biblioteca e archivio, Viale Policarpo Petrocchi 159, 51100 Pistoia;
Telefono: 0573.359399
E-mail: ispresistenza@tiscali.it
Sito webhttp://istitutostoricoresistenza.it/
Orario di apertura: Lunedì 15.30-18.30; Martedì 10.00-12.00; Mercoledì chiuso; Giovedì 15.30-18.30; Venerdì 10.00-12.00. Sabato e domenica chiuso. L’archivio storico è consultabile solo su appuntamento.

Organi direttivi
Presidente: Giovanni Contini Bonaccossi
Vicepresidente: Filippo Mazzoni, Sonia Soldani
Presidente onorario: Roberto Barontini
Direttore: Matteo Grasso
Consiglio direttivo: Artioli Tommaso, Bartoli Aldo, Bartolini Stefano, Cappellini Luca, Contini Giovanni, Cutolo Francesco, Fanelli Antonio, Faralli Daniela, Giunti Marco, Innocenti Renzo, Landucci Sandro, Lombardi Edoardo, Martinelli Chiara, Mazzoni Filippo, Perugi Francesca, Santagati Domenico, Soldani Sonia, Vannucchi Alice.
Ufficio di presidenza: Stefano Bartolini, Giovanni Contini, Matteo Grasso, Chiara Martinelli, Filippo Mazzoni, Sonia Soldani, Alice Vannucchi.
Direttore responsabile Quaderni di Farestoria: Tommaso Artioli
Direttore Redazione Quaderni di Farestoria: Stefano Bartolini
Redazione Farestoria: Roberto Barontini, Stefano Bartolini, Francesco Cutolo, Daniela Faralli, Matteo Grasso, Maurizio Lazzari, Edoardo Lombardi, Chiara Martinelli,  Filippo Mazzoni, Francesca Perugi, Alice Vannucchi
Comitato scientifico: Antonio Fanelli, Roberto Barontini, Giovanni Contini, Matteo Grasso, Pier Luigi Guastini, Renzo Innocenti, Marco Palla, Camilla Poesio, Claudio Rosati, Sonia Soldani
Responsabile Archivio: 
Stefano Bartolini
Responsabile Biblioteca: Edoardo Lombardi
Responsabile Didattica: Alice Vannucchi

Breve storia e finalità
Ll’Istituto nasce nel 1974, dalla volontà dei singoli Comuni e dell’Amministrazione provinciale di Pistoia, come Deputazione dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana di Firenze, e si associa all’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia (INSMLI) nel 1983, assumendo la denominazione di Istituto storico provinciale della Resistenza; nel 1998 è il primo istituto della Rete nazionale ad adeguare il proprio statuto secondo le nuove normative ed a trasformarsi in ONLUS. Nel 2002 il nome è stato modificato nella dizione attuale, abbreviata in ISRPt.

Nel 1981 l’Istituto comincia la pubblicazione della sua prima rivista, Farestoria, a cui seguono nel 1999 i Quaderni di Farestoria, una testata maggiormente attenta alle necessità di una corretta divulgazione storica sul territorio. Nel 2005 l’Istituto si dota di una propria casa editrice, l’ISRPt Editore, che oltre a portare avanti le pubblicazioni periodiche si dota anche di diverse collane: Studi e Ricerche, Per filo e per segno, Farestoria a scuola, Il dolore e la memoria. Le quattro collane corrispondono a un’articolazione delle attività per campi di interesse e livelli di approfondimento: scientifico, narrativo, didattico, memorialistico. L’ISRPt Editore pubblica anche audiolibri, necessari per garantire l’accesso alla storia locale anche ai non vedenti e ipovedenti.

L’Istituto porta avanti la ricerca storica in ambito sia locale che nazionale e internazionale; produce ed organizza mostre documentarie, momenti di approfondimento quali seminari, convegni, presentazioni di libri; partecipa attivamente all’offerta formativa e didattica; mette a disposizione il proprio archivio e la propria biblioteca per tutte le esigenze legate alla conoscenza storica; promuove la raccolta delle memorie orali; promuove e organizza itinerari di formazione e/o della memoria sul proprio territorio di riferimento ed allÕestero (ex Jugoslavia, Austria ecc…).

Patrimonio
Il patrimonio bibliotecario dell’Istituto  composto da oltre 7.000 volumi, pi decine di riviste storiche, nonché da numerose collezioni di periodici sia locali che nazionali. Il patrimonio archivistico composto da vari fondi, sia personali che di enti e/o organizzazioni, riconducibili all’antifascismo ed alle aeree di impegno democratico e civile. Sono inoltre presenti una filmoteca, una memoteca per le memorie orali, numerosi materiali iconografici (bandiere delle SMS, gagliardetti brigate partigiane, riconoscimenti guerra di Spagna ecc) e alcuni archivi fotografici cha spaziano dalla documentazione territoriale, come le foto aeree dei bombardamenti su Pistoia, a quella più generale, come i due fondi che contengono immagini relative alla guerre coloniali in Libia ed in Etiopia.