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Istituto Ernesto de Martino (IEdM)

Sede e contatti
Villa San Lorenzo al Prato, via Scardassieri, 47, 50019 Sesto Fiorentino, Firenze
Telefono: 055.4211901
E-mail: iedm@iedm.it
Sito web: https://www.iedm.it/

Organi direttivi
Presidente e rappresentante legale: Stefano Arrighetti
Giunta Esecutiva: Stefano Arrighetti, Filippo Colombara, Antonio Fanelli, Alessandro Grassi
Comitato Scientifico: Rudi Assuntino, Gianfranco Azzali, Dante Bellamio, Cesare Bermani, Luigi Chiriatti, Filippo Colombara; Antonella De Palma, Antonio Fanelli, Andrea Matucci, Alessandro Portelli, Annamaria Rivera
Collegio dei revisori dei conti: Maria Luisa Betri, Clara Longhini, Riccardo Schwamenthal

Breve storia e finalità
Nel gennaio 1966, a Milano, Gianni Bosio, storico e ricercatore del movimento operaio che nel 1953 diede nuova vita alle Edizioni Avanti!, fondò con Alberto Mario Cirese l’Istituto Ernesto de Martino «per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario». Il primo luglio 1966 l’Istituto divenne operativo e Gianni Bosio affidò a Franco Coggiola l’incarico di curatore dell’Istituto stesso. Dopo la morte di Bosio (21 agosto 1971), nel 1972 l’Istituto Ernesto de Martino divenne l’Associazione Istituto Ernesto de Martino, presieduta da Clara Longhini fino al 1980. Nel 1981 Franco Coggiola fu eletto Presidente e Rappresentante Legale dell’Associazione, carica che mantenne fino alla sua morte (7 maggio 1996). Dal 19 maggio 1996, Presidente e Rappresentante Legale dell’Istituto fu Ivan Della Mea, morto il 14 giugno 2009. Con l’assemblea del 5 aprile 2009 assume l’incarico di Presidente e Responsabile Legale Stefano Arrighetti.

Dallo Statuto dell’Istituto:
Art. 2) – L’Associazione IEdM ha lo scopo di:

  1. promuovere e condurre con ogni mezzo la ricerca delle varie forme dell’espressività popolare e proletaria;
  2. ordinare il materiale raccolto in un apposito archivio specializzato, descriverlo ed elaborarlo;
  3. svolgere e promuovere con ogni mezzo ogni iniziativa collegata alla conoscenza critica e alla presenza alternativa del mondo popolare e proletario.

Per il raggiungimento dei propri scopi l’Associazione IEdM promuoverà e svolgerà, in proprio o avvalendosi di risorse esterne, attività di ricerca, di studio, di elaborazione, catalogazione e diffusione di materiali, prodotti e servizi, in qualsiasi forma: tra cui, a titolo puramente esemplificativo ma non esclusivo, promuovere organizzare ed effettuare ricerche, convegni, corsi, seminari, spettacoli; produrre, editare, pubblicare rappresentare e diffondere anche per via commerciale, materiali scritti, sonori, iconografici e audiovisivi su supporto cartaceo, ottico, elettronico e magnetico e comunque realizzati con ogni altro mezzo attualmente conosciuto o che possa essere scoperto in futuro.

Promuoverà inoltre, nelle forme ritenute più opportune, contatti, intese, accordi anche operativi, sia a livello nazionale che internazionale con enti, associazioni, gruppi locali o persone singole che perseguano, in tutto o in parte, fini analoghi o complementari a quelli dell’Associazione IEdM. Promuoverà anche la nascita di gruppi e associazioni affiliate all’Associazione IEdM.
analisi delle culture orali e del vecchio e nuovo canto sociale.

Patrimonio
La nastroteca dell’Istituto Ernesto de Martino è la più rilevante raccolta di fonti sonore per la storia orale, l’antropologia culturale, l’etnomusicologia e la storia del movimento operaio e sindacale conservata in Italia da un’istituzione privata, nonché una delle più importanti in Europa. Raccoglie 6000 e più nastri magnetici – in parte frutto di ricerche promosse, finanziate ed effettuate dall’Istituto stesso, in parte versati o depositati da privati, in parte dai ricercatori e dai gruppi di ricerca che si riconoscono nell’attività dell’Istituto – contenenti documenti sonori registrati “sul campo”, dal vivo, per un totale complessivo di circa 15000 ore di registrazione, di cui quasi la metà attinenti l’espressività musicale del mondo contadino (canti popolari tradizionali in lingua e in dialetto, canti sociali, canti di lavoro, canti religiosi e canti della protesta sociale e politica; rappresentazioni popolari, danze, riti, autobiografie, testimonianze e ricordi sui momenti più significativi della storia del movimento operaio italiano, manifestazioni sindacali e politiche, ecc.). Le registrazioni sono state effettuate in tutte le regioni italiane, in particolare in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzi, Puglie, Calabria, Sicilia, Sardegna.

L’archivio storico cartaceo dell’IEdM comprende il Fondo Gianni Bosio, il Fondo Edizioni Avanti! –Edizioni del Gallo (inventariato e consultabile), il Fondo Nuovo Canzoniere Italiano e il Fondo IEdM, in corso di riordino e di caatalogazione. L’IEdM possiede inoltre materiali fotografici, su carta, e audiovisivi non ordinati.

L’archivio sonoro è affiancato da una videoteca, una discoteca, una raccolta di manifesti e  una biblioteca specializzata composta da oltre tremila tra volumi e opuscoli e da circa duecento periodici, con catalogo on line nello SDIAF (Sistema documentario integrato dell’Area Fiorentina).

 




Villa Triste

Oggi elegante condominio di un’ambita e tranquilla zona residenziale cittadina, la palazzina posta al n. 67 di via Bolognese dietro l’austerità dei suoi volumi e l’essenzialità tipica del razionalismo architettonico fascista cela ancora in parte le tracce di una pagina greve della storia nazionale e cittadina. Al tempo dell’occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, questo fabbricato situato all’angolo tra via Bolognese e via Trieste servì infatti dal marzo 1944 sino alla liberazione di Firenze come sede della temibile SS-Sicherheintdienst, la polizia politica nazista, ma anche del comando della Banda Carità, il Reparto Servizi Speciali fascista agli ordini del comandante Mario Carità passato alla storia per l’efferatezza dei suoi metodi di interrogatorio. “Villa Triste” fu per l’appunto l’epiteto che la memoria antifascista assegnò a questo luogo, tetro scenario di torture e violenze a danni di resistenti e antifascisti cittadini.

20140319_100115 defIl gruppo di aguzzini diretto dal Carità, prima, e dal suo braccio destro Giuseppe Bernasconi, poi, dal settembre 1943 aveva cambiato più volte sede: una villetta requisita a una famiglia israelita al n. 22 di via Benedetto Varchi, la villa Malatesta di via Ugo Foscolo e dal dicembre 1943 alcune stanze di Villa Loria, proprietà confiscata ad un cittadino ebreo posta al n. 88 di via Bolognese. Fu da quest’ultima sede che nel marzo 1944 il Carità trasferì il proprio reparto al vicino numero civico 67 della stessa via, prendendo possesso di due appartamenti posti al piano terreno e degli scantinati del fabbricato, trasformati in celle detentive. Fu questa tra tutte la più nota “Villa Triste” fiorentina. Nei suoi locali furono condotti e interrogati esponenti di spicco dell’antifascismo fiorentino, perseguitati politici ed ebrei. Molti tra questi subirono violenze e sevizie: percosse fisiche, umiliazioni corporali, vere e proprie torture. Nel giugno 1944 i componenti il gruppo di radio CORA, emittente clandestina antifascista sgominata dagli uomini del Carità, furono portati al n. 67 di via Bolognese dove subirono efferati supplizi. Tra questi, Enrico Bocci e Italo Piccagli resistettero coraggiosamente alle sofferenze inflitte loro da tedeschi e fascisti, assumendosi la responsabilità dell’organizzazione e non lasciando trapelare informazione alcuna. Simile destino era toccato poco prima ad Anna Maria Enriques Agnoletti, giovane antifascista fiorentina, sottoposta a Villa Triste a torture fisiche e psicologiche: fu tenuta sveglia per una settimana intera senza possibilità di dormire e costretta a stare in piedi per ore ed ore. Tradotta in seguito agli interrogatori nelle carceri di Santa Verdiana, il 12 giugno 1944 sarebbe stata fucilata dai tedeschi in località Cercina assieme ai patrioti di radio CORA.

Ma nel lungo elenco dei torturati di Villa Triste va ricordato soprattutto il nome di Bruno Fanciullacci, gappista fiorentino protagonista di ardite azioni partigiane e al centro della discussa uccisione del filosofo Giovanni Gentile. Brutalmente torturato una prima volta dagli uomini del Carità, il Fanciullacci, dopo aver riconquistato la libertà, fu però di nuovo catturato il 4 luglio 1944. Condotto a Villa Triste, nel rocambolesco tentativo di darsi alla fuga Fanciullacci si gettò da una finestra del secondo piano sulla strada antistante, morendo l’indomani a seguito dei traumi riportati nella caduta.

Al suo nome l’amministrazione comunale di Firenze nel 2003 ha intitolato lo slargo antistante Villa Triste. Già dopo la guerra, d’altra parte, una epigrafe dettata da Piero Calamandrei posta sulla facciata dell’edificio aveva elevato questo triste luogo a simbolo dell’antifascismo e della memoria resistenziale cittadina in ricordo di coloro che pur sotto tortura non tradirono la causa della Resistenza: “languire soffrire morire” ma “non tradire” secondo la dedica stessa del Calamandrei.

 




Mediateca Banca della memoria del Casentino

Sede e contatti
Unione dei Comuni Montani del Casentino, via Roma 203, Ponte a Poppi (Arezzo)
Telefono: 0575.507270/0575.507260/ 0575.507275
E-mail: pierangelobonazzoli@casentino.toscana.it; mariospiganti@casentino.toscana.it
Sito web: http://bancadellamemoria.casentino.toscana.it/
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì 8-13 e 15-18

Organi direttivi
Responsabile: Mario Spiganti

Breve storia e finalità
Nel 1996 si esaurisce l’esperienza regionale delle B.I.A. (Banca Intercomunale Audiovisivi) che aveva dato inizio alla specializzazione in Casentino fin dagli anni ottanta sul linguaggio audiovisivo. Vengono istituiti i C.R.E.D. (Centro Risorse Educative e Didattiche) previsti dai Piani di indirizzo del Diritto allo studio. Oggi possiamo ritenere che anche questa esperienza sia in dirittura di arrivo visto il cambio di indirizzo della Regione Toscana nella gestione del settore scuola.

L’attività della Banca della Memoria si fonda sull’assunto progettuale che la memoria orale, l’interpretazione narrativa e la poetica della propria storia (come la cultura materiale espressa nella vita quotidiana e nei mestieri della montagna), rappresentano un patrimonio complessivo di saperi diffusi ancora vivo tra la popolazione. Questo può essere riletto ed interpretato come possibile risorsa nei processi di sviluppo condiviso, nella direzione di una reale valorizzazione del patrimonio culturale delle aree rurali della Toscana.

L’obbiettivo primario è la documentazione audiovisiva acquisita attraverso riprese e montaggi effettuati in proprio dal personale della Mediateca del Casentino. Questo lavoro trova la sua compiutezza nell’Archivio, opportunamente catalogato secondo gli standard ufficiali di riferimento che diviene un corpus significativo per la memoria storica del territorio ma anche per la stessa ricerca storico-antropologica. Il materiale in pellicola proveniente dal cinema familiare viene restaurato e digitalizzato in formato alta qualità.

Il secondo obiettivo è il mantenimento e l’aggiornamento della tecnologia digitale necessaria a consentire la salvaguardia e la conservazione teoricamente illimitata nel tempo del patrimonio culturale esistente. In particolare lo sviluppo professionale della tecnologia video digitale HD (alta definizione) ha comportato l’adeguamento della Mediateca a tali standard. La tecnologia digitale consente inoltre la possibilità di fruizione e di consultazione dell’archivio, organizzato con schede di ricerca con associati i video.

 Il risultato è un archivio audiovisivo di oltre 4000 ore di materiali proprietà dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino.

Patrimonio
La Banca della memoria del Casentino è un archivio audiovisivo (costituito da nastri in Vhs e digitali in formato Dv e DvcPro, DVD, audiocassette e pellicole) relativo alle tradizioni e alla memoria orale ed immateriale della Toscana, con significativi segmenti dedicati alla poesia estemporanea in ottava rima (oltre 300 ore), agli antichi mestieri e alle memorie di guerra. La sezione di archivio di “Seicento minuti di Novecento” è composto da pellicole di cinema familiare, sia amatoriale che professionale, contenente memorie cinematografiche toscane e nazionali, di straordinario interesse dagli anni ’20 agli anni ’70. L’archivio aderisce alla Rete Documentaria della Provincia di Arezzo.




Archivio e Centro Documentario Storico del Comune di Viareggio “Francesco Bergamini”

Sede e contatti
Palazzo delle Muse, Piazza Giuseppe Mazzini, 12, Viareggio
Telefono: 0584.945467
E-mail: centrostorico@comune.viareggio.lu.it
Sito web: http://www.comune.viareggio.lu.it/index.php?option=com_content&view=category&id=70&Itemid=32
Orario di apertura al pubblico:
Dal lunedì al venerdì ore 8.30-13.00
Lunedì e mercoledì ore 15.00 – 17.00

Organi direttivi
Dirigente: Dott. Alberto Bartalucci

Breve storia e finalità
Il Centro Documentario Storico è stato istituito nel 1963, allo scopo di “raccogliere, conservare e valorizzare il patrimonio archivistico della Città e di fornire a tutti i cittadini, che ne vogliono fare uso, i mezzi di formazione e di informazione sulla storia di Viareggio e della Versilia”. Nel 2005, l’istituto è stato intitolato al suo fondatore, Francesco Bergamini, ed ha assunto la denominazione ufficiale di Archivio e Centro Documentario Storico Francesco Bergamini. Il Servizio ha la finalità di ricomporre e costituire le fonti documentarie necessarie per la ricostruzione della vicende storiche, economiche e sociali della Città tramite la raccolta e la conservazione in un’unica sede della grande mole di documentazione varia prodotta dalle magistrature che, a partire dal XVII secolo, hanno avuto competenza amministrativa sul territorio dell’attuale Comune di Viareggio.

Patrimonio
Archivio storico comunale. Suddiviso in una sezione preunitaria, con inventario a stampa, costituita da 619 unità archivistiche (registri, mastri, filze) ordinate secondo le magistrature che nel tempo produssero i documenti; in una sezione che va dal 1870 al 1936, raccolta e suddivisa secondo il prontuario Astengo, non sempre applicato correttamente, e disposta cronologicamente per raggruppamenti di anni, formata dal carteggio e da altro materiale prodotto dalle varie articolazioni dell’organizzazione comunale (priva di inventario); in una sezione successiva al 1936 e anche pertinente all’archivio di deposito, non completa, parzialmente ordinata e priva di inventario, di materiale analogo a quello della sezione precedente.

Sono conservate, inoltre, le serie complete delle deliberazioni del Consiglio Comunale (fino al 1973 inventariate con il software Archimista, e, per quelle pertinenti all’archivio di deposito, fino al 1989, ordinate cronologicamente); della deliberazioni della Giunta Municipale (fino al 1973 inventariate con il software Archimista, e, per quelle pertinenti all’archivio di deposito, fino al 2003, ordinate cronologicamente); delle licenze edilizie fino al 1971, ordinate cronologicamente.

Sono conservate, altresì, carte sciolte e 20 grandi buste recanti la denominazione “Materiale da riordinare”. E’ presente, infine, documentazione ricevuta da alcuni archivi di privati (Fondi Viani-Santini, Fondo Krimer, Fondo del PCI, Fondo del PSIUP, ed altri); di questi il Fondo Viani-Santini, con inventario a stampa, costituisce una sezione dedicata alla vita e all’opera di Lorenzo Viani (conserva pubblicazioni, articoli di giornale, oltre 1100, fotografie, cataloghi di mostre, riproduzioni di opere, lettere autografe di varie personalità della cultura e della politica indirizzate a Viani, manoscritti e dattiloscritti originali).

Centro Documentario Storico. Accanto al materiale propriamente archivistico il Servizio, nella sua articolazione di centro documentario, raccoglie varie documentazioni suddivise in sezioni quali:
biblioteca (raccoglie pubblicazioni che interessano Viareggio sotto il profilo storico, economico, politico e culturale, con riferimenti anche al territorio della Versilia), con catalogo a schede;
emeroteca (raccoglie – seppur non completamente – giornali, riviste e numeri unici pubblicati a Viareggio dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri; in questa raccolta sono conservate anche le pagine di cronaca locale dei quotidiani La Nazione e Il Tirreno (prima Il Telegrafo) dal 1969 ad oggi, e la raccolta completa del quotidiano Il Corriere della Versilia, successivamente Il Nuovo Corriere, dal 2002 al 2011), con catalogo a schede;
fototeca (costituita da circa 6000 fotografie e cartoline illustrate riproducenti vedute di ambienti, personaggi e momenti di vita di Viareggio, dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri), parzialmente ordinata;
mappe e carte (sono conservate planimetrie e mappe storiche che illustrano le variazioni territoriali e toponomastiche di Viareggio dal 1172 fino ad oggi), parzialmente ordinate;
carnevale (questa sezione presenta la più ampia documentazione sulla storia del Carnevale di Viareggio; fanno parte di questa raccolta pubblicazioni, articoli di giornale, fotografie dei carri e dei corsi mascherati ed altro materiale vario), con catalogo a schede;
tesi di laurea (oltre 90 titoli di tesi discusse presso varie facoltà, in particolare lettere, architettura, economia ed urbanistica, di diverse università italiane riguardanti Viareggio e/o la Versilia), con catalogo a schede.

 




Museo Archivio della Memoria (MAMB)

Sede e contatti
Sezione documentale:

Piazza Marconi, 7, Bagnone (Massa-Carrara)
Telefono: 0187427828
0187427833
E-mail: biblioteca@comune.bagnone.ms.it; affarigenerali@comune.bagnone.ms.it
Sito web: http://www.museoarchiviodellamemoria.it/index.php
Orari di apertura: dal lunedì al giovedì 8.30-13; venerdì 15-18
Sezione didattica-multimediale dedicata al Novecento:
Piazza Roma, Sala del Consiglio
Telefono: 01871953195
Orari di apertura: lunedì, giovedì e venerdì 15-18; sabato 9-12

Organi direttivi
Direttore: Francesca Guastalli

Breve storia e finalità
Nel corso della sua attività, iniziata nel 2004 con la partecipazione al Progetto regionale La Toscana e Le Americhe, il MAMB ha operato per la costituzione di un archivio della memoria scritta ed orale, seguendo direttive di ricerca storica e di multimedialità, in collaborazione con le politiche di Porto Franco della Regione Toscana e dell’Università di Firenze attraverso la direzione scientifica della prof.ssa Adriana Dadà, con laboratori di formazione storica indirizzati agli alunni delle scuole di base e superiori, facendo del rapporto di genere il fulcro di una ricerca sul mondo sociale Lunigianese, con particolare attenzione a quello femminile attraverso i temi del lavoro, dei diritti, dei movimenti e della politica, dal dopoguerra ad oggi (Progetto Donne di Lunigiana Parte I e II; Le Barsane; progetto didattico Vite oltre confine; progetto di ricerca-azione laboratorio storico-teatrale (scrittura e realizzazione) con scuole medie superiori Valigie di cartone).

La ricerca-azione è partita dai delicati problemi sociali che la seconda guerra mondiale e la Resistenza hanno evidenziato nelle popolazioni locali (progetto La memoria ritrovata. Donne, uomini e bambini tra guerra e dopoguerra) ed è giunta ad analizzare, attraverso le dinamiche dello specchio, i nuovi percorsi migratori e l’interculturalità della società attuale (progetto Migranti ieri e oggi con realizzazione del video Da Bagnone a Casablanca: da Bruno a Omar).

L’ attività del MAMB si proietta al suo esterno per mezzo di una serie di iniziative e servizi che cercano di mantenere vitale il legame con il territorio, la sua gente e la sua cultura. Pubblicazioni, presentazioni, conferenze e seminari di studio, mostre temporanee offrono costanti occasioni per interagire con un pubblico ampio e diversificato.

Il Museo si propone come luogo privilegiato nel quale preservare la memoria e sollecitare la curiosità nei confronti degli eventi del passato. Itinerari didattici e specifici progetti di ricerca contribuiscono a realizzare questa funzione. Il Museo intende promuovere la conoscenza degli strumenti critici utili alla migliore comprensione dei processi storici relativi all’ età moderna e contemporanea, con particolare riferimento al territorio montano della Lunigiana. La valorizzazione del proprio patrimonio storico-artistico e storico-documentario, nonché la promozione della formazione e dello studio in campo storico, costituiscono gli strumenti principali per il raggiungimento di obiettivi che si ispirino ai valori del dialogo democratico, dello scambio interculturale, della tolleranza religiosa, dell’ uguaglianza fra i sessi e del rispetto dei diritti umani, così come espressamente enunciati nelle carte costitutive dei principali organismi sovranazionali. Il Museo auspica di contribuire al rafforzamento di questi valori nella coscienza civile di ogni cittadino.

La sede è nel Palazzo della Cultura, Piazza Marconi 7 (direzione e amministrazione, laboratorio di formazione, videoteca, ricercatori; la biblioteca e gli archivi). Hanno sede presso tale Palazzo la sezione didattica documentaria , ubicata in continuità logistica e operante in stretta sinergia didattica e culturale con l’Archivio Comunale (servizi di Archiweb). Apposita sezione dedicata alla memoria orale e al Novecento è stata istituita in modalità multimediale in Piazza Roma presso il Palazzo del Consiglio (sale didattiche multimediali). Il Museo è il centro delle azioni di conoscenza del Parco culturale e naturale della Valle del Bagnone.

 




Fondo Documentazione Arturo Paoli

Sede e contatti
Palazzo della Fondazione Banca del Monte di Lucca, Piazza san Martino 7, Lucca.
Telefono: 331.3422878
E-mail: fondopaoli@fondazionebmlucca.it
Sito web: http://www.fondazionebmlucca.it/fondopaoli/index.php
Orari di apertura: martedì 10-13; mercoledì e giovedì 16-19

Organi direttivi:
Presidente della Fondazione Banca del Monte di Lucca: Oriano Landucci
Delegato della Fondazione al progetto Fondo Documentazione: Marco Marchi
Consulente scientifico: Bruna Bocchini
Responsabile dei progetti: Silvia Pettiti
Archivista e bibliotecaria: Federica Fontana

Breve storia e finalità
Il Fondo Documentazione Arturo Paoli è la raccolta sistematica delle carte e degli scritti di Arturo Paoli (Lucca, 1912), una delle personalità lucchesi più significative tuttora viventi, sacerdote, scrittore, predicatore, che ha trascorso metà della sua vita in America Latina.

Il Fondo nasce nel 2007 grazie all’interesse di un folto gruppo di amici e persone legate al sacerdote e alla disponibilità della Fondazione Banca del Monte di Lucca. L’importanza di tale progetto va al di là del riconoscimento dovuto a una personalità molto amata: la sua vita svoltasi in Italia ai vertici dell’Azione Cattolica negli anni Cinquanta, poi come ‘piccolo fratello’ di Charles de Foucauld nel deserto algerino, in Sardegna e in numerosi paesi dell’America Latina, ha attraversato momenti e problemi tra i più significativi della storia della Chiesa e della società italiana e mondiale del XX secolo.

Dal dicembre 2011 il Fondo Paoli è aperto al pubblico per visite, consultazioni, attività didattiche e culturali.

Patrimonio
Il Fondo Documentazione Arturo Paoli raccoglie:
– i libri di Arturo Paoli in lingua italiana (66 volumi) e estere (18 volumi), pubblicati tra il 1945 e il 2014;
– libri con interventi o citazioni di Paoli (41 volumi, di cui 3 in lingua straniera);
– libri relativi ai contesti storici della vita di Paoli (America Latina, Chiesa, guerra e resistenza, movimenti ecclesiali di base) (135 volumi);
– gli articoli di Arturo Paoli (1450 articoli in 23 diverse testate), pubblicati tra il 1931 e il 2014;
– dvd (interviste, filmati, documenti);
– le carte private (epistolari, registrazioni, bozze editoriali, ecc.) provenienti da 58 donatori (Italia, Francia, Belgio, Argentina, Brasile), con centinaia di documenti inediti;
– i riconoscimenti ricevuti da Arturo Paoli per le sue attività di solidarietà umana e cristiana nel corso di un secolo.

Tutte le attività pubbliche e didattiche svolte dal Fondo Paoli sono documentate da videoregistrazioni.
Il Fondo Paoli è in costante crescita grazie agli apporti di nuove carte private e nuovi materiali editoriali.




Accademia Senese degli Intronati

Sede e contatti
Palazzo Patrizi-Piccolomini, via di Città, 75  –  53100 Siena
Telefono e fax:  0577.284073
E-mail: accademia.intronati@virgilio.it
Sito web: http://www.accademiaintronati.it

Organi direttivi:
Presidente (Archintronato): Roberto Barzanti
Vicepresidente: Enzo Mecacci
Direttore della Sezione di Arte: Marina Gennari
Direttore della Sezione di Lettere: Marilena Caciorgna
Direttore della Sezione di Storia: Laura Vigni
Amministratore: Mino Capperucci
Segretario: Maria Assunta Ceppari

Breve storia e finalità
L’Accademia ha origine nel 1525, o, almeno, in tale data prende la denominazione di Intronati, essendo così la più antica fra tutte le accademie europee ancora in attività. Dopo la caduta della Repubblica l’Accademia venne chiusa nel 1568 e riaprì il 14 dicembre 1603. La sua attività principale fu quella della scrittura e rappresentazione teatrale, si ricordi come la commedia gli Ingannati fu la fonte per la Dodicesima notte di Shakespeare. L’attività teatrale venne incrementata quando, nel 1654, gli Intronati entrarono in possesso del teatro costruito all’interno del Palazzo Pubblico (l’attuale Teatro dei Rinnovati), che l’Accademia gestì fino al 1798, quando venne distrutto da un incendio. Non avendo gli Intronati le disponibilità per restaurare e mantenere il teatro, lo fecero i proprietari dei palchi, che si costituirono nella nuova Accademia dei Rinnovati. L’Istituto Comunale di Arte e di Storia, fondato il 15 dicembre 1928 dal podestà Bargagli Petrucci, venne trasformato, con Regio Decreto del 23 febbraio 1937 n. 347, in Accademia per le Arti e le Lettere, che, a sua volta, ricostituì l’Accademia Senese degli Intronati, con il Regio Decreto 27 giugno 1941 n. 680. L’attuale statuto dell’Accademia è stato approvato con Decreto Presidenziale 10 luglio 1947.

Le finalità istituzionali dell’Accademia sono espresse nell’ art. 1 dello statuto:  “L’Accademia Senese degli Intronati ha lo scopo di promuovere e favorire lo studio della storia, delle lettere e delle arti della città, della provincia e dell’antico Stato Senese”. Quindi gli interessi non sono focalizzati sul ‘900, ma sulla storia senese in generale, inclusa anche quella contemporanea; tanto per fare un esempio, il 6 dicembre 2013 si è tenuta l’inaugurazione del 489° anno accademico con la prolusione di Alessandro Orlandini A settant’anni dalla Liberazione di Siena: memoria e ricerche storiche.

Patrimonio
L’Accademia non ha un patrimonio, in quanto sia il proprio archivio storico, sia la propria biblioteca sono stati ceduti in deposito alla Biblioteca Comunale degli Intronati, onde consentirne una migliore fruizione da parte degli studiosi.




Teatro San Marco di Livorno. Qui nacque il Partito comunista d’Italia

A Livorno c’è una via nel cuore del vecchio quartiere della Venezia che si chiama via San Marco. Prima della guerra lungo il suo percorso sorgeva un teatro, il Teatro San Marco. Ora in quello che resta, dopo la guerra e i bombardamenti, c’è la sede di un asilo. C’è una lapide in quel luogo dove spesso qualcuno, un nostalgico, mette qualche fiore. Tutti però in città sono affezionati a quel luogo e a quella lapide, anche quelli che, e sono tanti, non hanno mai avuto niente a che fare con il comunismo e con il Partito comunista. Ma tutti ne riconoscono il valore storico e testimoniale perché in quei locali si riunirono dopo essersi separati dal Partito socialista, un gruppo minoritario di persone, tra cui Armando Bordiga, Antonio Gramsci, Umberto Terracini, Angelo Tasca, Palmiro Togliatti, e per i livornesi illustri, Ilio Barontini. Era il 21 gennaio 1921 e lì nacque il Partito comunista d’Italia che di lì a poco entrerà in clandestinità a causa della vittoria del fascismo.

Quel gruppo che si staccò voleva ribadire la sua volontà di restare legato a Mosca e alle direttive del Comintern. I giudizi che gli storici e pure le memorie dei protagonisti di quegli anni e del periodo successivo giunte a noi, sono molto cambiate nel tempo, si sono in qualche modo aggiornate, come è naturale che accada. Le trasformazioni del mondo e le conoscenze sempre più precise e aberranti che sono pervenute sulla realtà sovietica hanno tolto tutto l’alone che la parola “comunismo” poteva suscitare. Resta certo il fatto però che quel gruppo minoritario di militanti seppe poi costruire una resistenza antifascista tra le meglio organizzate e radicate e che riuscì a sopportare il peso del carcere, del confino e dell’esilio tra sofferenze e difficoltà di grande spessore. Fu sia nel suo insieme che singolarmente, nella stragrande maggioranza dei casi, buon esempio per gli altri, in Italia e fuori dall’Italia. E poiché questo non riguarda la città di Livorno ma riguarda tutta la storia politica occidentale, noi pensiamo che quel luogo vada segnalato, difeso e conservato anche se sicuramente oggi, a distanza di così tanti anni da quel lontano1921, l’eredità migliore che si è mantenuta, e che ancora ci può aiutare a capire, viene dai Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, testo analizzato, studiato, tradotto e ristampato ovunque e in particolar modo nel mondo anglosassone.

La lapide sulla facciata di quel che resta del Teatro San Marco fu affissa dai comunisti livornesi nel 1949 e reca questa scritta: “Tra queste mura il 21 gennaio 1921 nacque il Partito comunista italiano avanguardia della classe operaia. Alla testa della democrazia nella trentennale battaglia contro il fascismo popolò dei suoi migliori le carceri e i campi di guerra. Sorretto dalla ideologia di Marx di Engels di Lenin di Stalin dall’esempio di Gramsci sotto la guida di Togliatti prosegue la lotta per rompere le catene di un duro servaggio per la pace e l’indipendenza d’Italia nella realtà del socialismo. I comunisti livornesi”.