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Livorno clandestina

All’ombra dei Quattro Mori, durante il cosiddetto Ventennio, prevalse l’avversione popolare al fascismo oppure vi fu un consenso unanime verso il regime di Mussolini?
Anche a Livorno, oltre a una indefinita “zona grigia”, interpretabile sia come rassegnato dissenso che come tacita adesione, ci furono i sostenitori e i contrari, ma tale divergenza non fu soltanto d’opinione.
Così come era avvenuto tra il 1921 e ’22, quando gli squadristi guidati dal ras Costanzo Ciano erano stati affrontati dagli Arditi del popolo, si espresse infatti con la violenza di un conflitto tra livornesi schierati su fronti dichiaratamente nemici, divisi per classi, ruoli e inconciliabili concezioni della libertà.
Fu così che, alle spettacolari adunate di massa e alla capillare repressione poliziesca, si contrapposero le scelte di non sottomissione di centinaia di uomini e donne non disposte a conformarsi alla “cultura” dominante.
Infatti, di fronte a un regime imposto e fondato sull’uso della violenza legale, per quanti non accettavano di vivere in una condizione di servitù morale e fisica l’unica opzione – etica ancora prima che politica – era violare le leggi dello Stato: nel silenzio delle galere o al confino, ma anche attraverso l’organizzazione operaia clandestina, la propaganda illegale e l’azione armata, ben prima dell’inizio ufficiale della resistenza partigiana.




Vincenti per tutta la vita

Sono ventenni, trentenni, quarantenni. Sono popolani della città e contadini della provincia. Le carte di polizia li chiamano comunisti, anarchici o solo antifascisti. Sono i sovversivi di Parma e delle terre circostanti che, tra il 1936 e il 1939, unendosi a quel generale moto di popolo che fu la guerra di Spagna, si arruolarono volontari nelle Brigate Internazionali per combattere le forze reazionarie di Francisco Franco. Arrivarono dopo viaggi rischiosi avendo lasciato genitori, mogli e anche bambini piccoli. Alcuni morirono in battaglia, altri furono feriti. Seguendo le strade che attraverso i Pirenei e la Catalogna conducono al fronte, il libro ricompone i sentieri personali dei parmensi che sulle trincee antifranchiste misero in gioco se stessi, trovarono spunti di esaltazione o motivi di profondo sconforto affrontando quel nemico per sconfiggere il quale, di lì a poco, sarebbe servita una guerra mondiale. Un’intuizione, quest’ultima, che li fece i primi resistenti al fascismo e che li rese − come ha scritto Attilio Bertolucci sulle Barricate del 1922 – “vincenti per qualche giorno, vincenti per tutta la vita”.




La rivoluzione russa. Problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa

Nelle grandi manifestazioni studentesche degli anni Sessanta, accanto ai ritratti di Marx e Che Guevara venivano innalzati fieramente anche quelli di Karl Liebknecht e di Rosa Luxemburg. Dei due leader tedeschi si ammirava la coerenza politica, l’integrità etico-morale con cui si erano opposti alla Prima guerra mondiale e il lavoro politico/teorico di rinnovamento radicale del movimento socialista internazionalista al fine di ritrovare un’unità d’intenti per un programma rivoluzionario.
In quell’epoca l’attualizzazione del loro pensiero aveva ricoperto un significato antidogmatico nella speranza di trovare una terza via alternativa ai modelli di socialismo d’impronta staliniana e a quelli socialdemocratici.
I testi politici della Luxemburg che si offrono oggi alla lettura, La rivoluzione russa e Problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa, rappresentano sul piano storico la sintesi di questa lettura critica.




RIGLIONE

È possibile raccontare un secolo circa di storia d’Italia – dal 1861 al 1948 – attraverso la narrazione degli eventi accaduti nelle borgate di Riglione, Oratoio, Pisanello e Pierdicino situate al confine sud-est del comune di Pisa? A tale domanda vuole rispondere questa ricerca, che scava nella storia sociale e politica del nostro paese attraverso un ampio ventaglio di fonti archivistiche e documentarie. Pisa e la sua provincia vivono intensamente, e con caratteristiche peculiari assai spiccate, il processo di unificazione nazionale e la prima industrializzazione, nel contempo sono protagoniste della storia del nascente movimento operaio e socialista, con una marcata anima anarco-repubblicana e anticlericale. L’Autore, attraverso un racconto coinvolgente ed efficace, riscopre gli “anonimi volti” degli abitanti di questi borghi, dando loro voce e descrivendone le passioni, i progetti, le speranze e le delusioni che li animarono nei momenti cruciali della storia d’Italia. Lo studio accurato della storia locale è utile a formare quella memoria storica necessaria a contrastare il processo, che è in corso, di oblio del nostro passato. Come ricordava il grande storico francese Marc Bloch: «L’incomprensione del presente cresce fatalmente dall’ignoranza del passato».




Quaderni di Farestoria n. 3 2016

QF 3 2016 Copertina

La Prima guerra mondiale: una rassegna storica e storiografica

Prefazione di Roberto Barontini – p.  5
Marco Francini – Pistoia 1916: scaramucce sottotraccia e scontri aperti in un ingannevole clima di concordia nazionale – p.  11
Francesco Cutolo – Il nemico – p. 31
Paolo Nesti – La “Spagnola” – p. 47
Francesco Maggi – La figura femminile nei giornali di trincea – p. 59
Mauro Pallini – Biografia di Antonio Orlandi Cardini – p. 71
Filippo Mazzoni – Cronologia ragionata della Grande Guerra – p. 73

In allegato l’indice della rivista




Quaderni di Farestoria n. 2 2016

QF 2 2016 CopertinaPistoia: la città e la salute
Prefazione di Roberto Barontini – p. 5
Paolo Nesti – Dallo Speziale al Farmacista – p.  11
Maurizio Lazzari – Ospedale e città: un rapporto ancora in costruzione. Note storiche su un “luogo urbano” complesso, per una riflessione sulla cultura urbanistica della “città della salute” – p. 29
Francesco Cutolo – L’influenza spagnola nella città di Pistoia – p. 35
Francesca Perugi – “I nostri negri”. La contestazione cattolica all’emarginazione sanitaria a Pistoia – p. 55
Alice Vannucchi – Una città in salute. La prospettiva di Giovanni Michelucci – p. 65

L’indice è disponibile anche in pdf, come da allegato.




“I profughi giuliani, istriani, fiumani e dalmati in provincia di Grosseto”

copertina ebook“I profughi giuliani, istriani, fiumani e dalmati in provincia di Grosseto”, e-book di Laura Benedettelli, raccoglie gli esiti di una ricerca pluriennale dell’ISGREC in archivi locali e nazionali sulle vicende degli esuli, arrivati a Grosseto a partire dagli anni Quaranta del Novecento. Il volume è liberamente consultabile nella versione “sfogliabile”  nel sito dell’Istituto di Grosseto. Nella stessa pagina il link per scaricare gratuitamente la versione epub.




Quaderni di Farestoria n. 1 2016

Anno XVIII – N. 1 2016 gennaio-aprile

Sommario

Prefazione di Roberto Barontini, Presidente dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia

Stefano Bartolini, Nuove fonti per lo studio della deportazione. L’archivio dell’INCA CGIL

Matteo Grasso, Damino Dami, internato militare larcianese in un lager nazista

Tiziano Storai, Kriegsgefangener n. 82471: Maresciallo d’alloggio dei RR. CC. Storai Cordelio: breve ricostruzione di un internamento durante la Seconda Guerra Mondiale

Francesca Perugi, Spartaco Beragnoli, testimonianza del lager da un’intervista alla Camera dei Deputati

Marco Paolini e Gaetano Severini, Internati Militari Italiani (IMI) Pistoiesi morti nei campi di prigionia nazisti

Recensioni

Anna Maria Casavola, Egidio Grassi, memorie. Divenni il numero 29113

Alice Vannucchi, Andrea Parodi, Gli eroi di Unterlüss. La storia dei 44 ufficiali che sfidarono i nazisti.