Quaderni di Farestoria n. 3 2015

Anno XVII n. 3 settembre-dicembre 2015

Sommario

Prefazione di Roberto Barontini, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia

Paolo Giovannini, Gli psichiatri alla guerra (1914-1915)

Francesco Cutulo, La tregua di Natale 1914: echi e riflessi in Italia

Giampaolo Perugi, Il volontarismo garibaldino nella Grande Guerra

Enrico Bettazzi, Corrispondenze tizzanesi nella prima guerra mondiale

Recensioni

Marco Francini, Lia Brunori Monumenti ai caduti. Pistoia e provincia

Alice Vannucchi, Fulvio Cammarano, Abbasso la guerra! Neutralisti in piazza alla vigilia della prima guerra mondiale in Italia

Giampaolo Perugi, Giorgio Petracchi, 1915. L’Italia in guerra.




Eppur si muove!

Il corpus dei saggi e articoli qui raccolti sono stati pensati e scritti da Alessandro Marianelli tra il 1978 e il 1990 e rappresentano tutto il suo complesso di lavoro di ricerca storica dal quale rimangono escluse solo le due monografie che sono state pubblicate nel 1983 e nel 1986. L’impostazione di questa ricerca rientra pienamente in quel filone storiografico di ambito territoriale che ha avuto un nuovo impulso in Italia nel decennio 1969-1979. L’intero ambito della ricerca storica in questo decennio si è arricchito di una nuova leva di storici, nata negli anni della contestazione giovanile, che ricercava nelle radici della storia del nostro Paese le ragioni di quelle contraddizioni e stimoli che avevano portato all’esplodere della conflittualità sociale nel “biennio rosso” 1968-69, un fenomeno che ha profondamente interessato Pisa e la sua università.
Marianelli ha affrontato lo studio della complessa realtà storica del territorio con l’intento di capire come dall’idea dell’utopia socialista e libertaria di un altro mondo è possibile, dove regni la giustizia sociale e l’eguaglianza, abbia permeato per un lungo periodo, che va dall’Unità d’Italia alla dittatura fascista, le idee, le culture, le politiche e i costumi delle classi subalterne. Lo storico partiva nella propria ricerca da una semplice considerazione ma ricca di risvolti: “Pisa è ancora oggi una delle città che fanno della Toscana una regione rossa. Si tratta di una connotazione che, come nel caso dell’Emilia Romagna, ha radici lontane; e non mi pare un luogo comune cercare queste radici nella tradizione sovversiva che la cit ha alimentato da oltre un secolo a questa parte, a partire almeno dalla prima affermazione di un movimento operaio organizzato. Magari anche a Pisa, come in Toscana, le idee per riprendere un topos storiografico ormai classico circolarono prima delle macchine e dei capitali”.

Alessandro Marianelli (Pisa, 1952-2016) è stato un insegnante e uno storico dell’età contemporanea che si è occupato di storia del movimento operaio e sindacale italiano nell’età della Seconda Internazionale. Ha pubblicato articoli e saggi su diverse riviste storiche, collaborando in particolare a «Movimento operaio e socialista» e «Società e storia». È autore di Proletariato di fabbrica e organizzazione sindacale in Italia: il caso dei lavoratori del vetro (Milano, 1983) e in collaborazione con Fabrizio Boldrini di Sindacato e industria tessile a Pisa. 1945-1970 (Firenze 1986).

Il volume è stato curato da Franco Bertolucci




1914-1945. L’Italia nella guerra europea dei trent’anni

Le due guerre mondiali e i due decenni interposti composero un conflitto trentennale che sconvolse e cambiò in profondità la società europea. Non solo per la portata distruttiva delle vicende militari, ma anche perché l’ordine politico ed economico, l’organizzazione e la vita sociale furono fortemente plasmati dalle esperienze e dalle culture belliche.

La dicotomia amico-nemico divenne egemone, tra gli Stati e al loro interno, fino a determinare la natura della cittadinanza. Le politiche nazionaliste e belliciste prevalsero a lungo su quelle democratico-sociali e solo al termine di quel lungo conflitto, cui parteciparono attori diversi e mutevoli nel tempo, il progetto di una modernità militarizzata e aggressiva soccombette di fronte a quello di una società rispettose della pluralità degli interessi sociali.

Di quel conflitto trentennale l’Italia fu protagonista tanto nell’ambito politico e economico quanto in quello sociale e culturale, come per la prima volta i saggi qui proposti illustrano in modo originale e approfondito.

Indice

Simone Neri Serneri, L’Italia tra guerre internazionali e guerra civile. Introduzione.

Ordine politico, politiche di guerra, guerre politiche

Marcello Flores, Culture e pratiche della violenza

Pieter Lagrou, Ripensare l’Europa nella guerra dei trent’anni

Maurizio Fioravanti, L’ordine politico nella cultura costituzionale del Novecento

Javier Rodrigo, Regimi fascisti e culture della violenza in Europa

Giulia Albanese, Fascismo e politica della violenza

Dianella Gagliani, Dalla nazione alla civiltà fascista

Luca Baldissara, Lo Stato della guerra. La “nazione organizzata” e l’estensione della violenza

Gianpasquale Santomassimo, Eclissi e rinascita della democrazia negli anni dell’antifascismo

Simone Neri Serneri, La scelta delle armi. Volontari interventisti, militanti antifascisti, partigiani combattenti.

Marco Bresciani, «Guerra civile europea» o «era delle tirannie»? L’osservatorio/laboratorio di Giustizia e libertà (1929-1944)

Paolo Soddu, Dall’interventismo democratico alla «rivoluzione democratica».

Società in guerra: cultura, lavoro, economia

Leonardo Rapone, Rivoluzione, reazione, rivoluzione passiva

Massimo Baioni, Patriottismo in conflitto. Guerre di memorie e rifondazione dell’italianità (1914-1945)

Lucia Ceci, La Chiesa cattolica e la politica armata

Alessio Gagliardi, per rifondare lo Stato: progetti corporativi tra fascismo e antifascismo

Mariuccia Salvati, Le culture del lavoro tra due dopoguerra.: dal gildismo alle relazioni umane

Stefano Musso, Lavoro e sindacato nell’economia fascista

Paolo Capuzzo, Un nuovo tipo umano: lavoro e consumo in Americanismo e fordismo

Stefano Cavazza, Consumi, fascismo, guerra: una riflessione

Maddalena Carli, Il fascismo in cerca della modernità

Patrick Bernhard, A lezione da Mussolini. Le aspirazioni coloniali della Germania nazista all’ombra dell’espansionismo italiano

 




Gli ammutinati delle trincee

Nuova edizione ampliata e rivista

La Prima guerra mondiale rimane l’evento storico che ha determinato i traumi, i conflitti, le trasformazioni non solo nella società, ma nella coscienza collettiva e nell’esperienza umana di milioni di persone e, in particolare, dei ceti popolari e delle classi subalterne di ogni paese. Furono infatti queste ultime a pagare maggiormente gli effetti laceranti di quella guerra, voluta dal potere economico, dai governi e dai rispettivi nazionalismi, per affermare un’egemonia imperialista, conquistare territori e incrementare i profitti dell’industria bellica. La Grande guerra rappresenta il naufragio della civiltà moderna, nella quale è coinvolta pienamente l’Italia liberale che già con la spedizione in Libia (1911-12) aveva anticipato eventi, strategie e temi che troveranno un’altra conferma negli anni 1914-18. Non tutti i contadini e gli operai travolti dalla guerra accettarono passivamente di morire per interessi e logiche non loro. Prigionieri delle trincee, combatterono una loro guerra dentro la guerra, ammutinandosi agli ordini criminosi dei generali, disertando, dandosi alla macchia, animando rivolte per difendersi da una patria che li mandava al massacro e li voleva assassini di altri sfruttati. Questa ricerca al rovescio vuole dare voce al loro coraggio di restare umani, anche a rischio della fucilazione per disfattismo.
A un anno di distanza dalla sua pubblicazione nella collana «Cultura storica», presentiamo una versione riveduta e ampliata del saggio, accompagnato da un inserto: Il gioco del soldato – una sorta di Gioco dell’oca – disegnato nel 1918 da Arturo Checchi e pubblicato con prefazione di Corrado Alvaro poco prima che «scoppiasse la pace».

Indice:
Una grafica antiretorica

Gli ammutinati delle trincee
La persistenza delle parole
Da Tripoli a Caporetto
Tra Compagnie di disciplina e carcere militare
La guerra dentro la guerra
Disciplina e terrore
Il rovescio della trincea
Disfattismo!
Pace e rivoluzione
Epilogo

Appendici:
M. Rossi, Un anacronismo: la Brigata Sassari a Torino
C. Alvaro, Il giuoco del fante
F. Depaolis, Arturo Checchi. Nota biografica

Allegato:
A. Checchi, Il giuoco del fante




Diario fiorentino

Pubblicato originariamente nel 1946 con una tiratura assai limitata, il Diario fiorentino (giugno-agosto 1944) dell’avvocato Gaetano Casoni costituisce una fonte storica di grande interesse per Firenze, descrivendo le più drammatiche giornate dell’occupazione fascista della città. Vi si presentano i protagonisti della Liberazione e si descrive in particolare l’impegno dell’arcivescovo cardinale Elia Dalla Costa per la salvezza della popolazione civile e del patrimonio artistico della città. Da tempo introvabile, il prezioso testo torna oggi in una pregiata edizione anastatica.
Presentazione di Umberto Tombari, introduzione di Giulio Conticelli.




Una bibita mescolata alla sete.

Il testo – suddiviso in tre parti – ripercorre l’avventura teorico/pratica dell’Internazionale Situazionista (1957-1972) attraverso l’analisi del contesto storico in cui si è sviluppata la critica situazionista all’alienazione prodotta dallo spettacolo della merce in una società dell’abbondanza che ha trasformato il consumo della merce in un canovaccio in cui ciascuno recita il proprio ruolo dettato dal benessere a lui consentito come unica fonte di felicità.
Nella prima parte, “Una bibita mescolata alla sete”, l’analisi si concentra sull’età del cambiamento – ossia l’età d’oro del capitalismo riformato (1947-1973) – che nel secondo dopoguerra ha modificato e, in alcuni momenti, travolto i valori culturali, morali, comportamentali di un’estesa categoria sociologica [la gioventù] non più circoscrivibile né entro la semplice età anagrafica, né contenuta tra i rigidi steccati dell’appartenenza sociale. In tale tempra, l’Internazionale Situazionista sembrò assumere il ruolo di una nuova e fresca bibita in grado di placare – ma non soddisfare del tutto – la sete di giustizia, uguaglianza, libertà, bellezza, felicità che il progresso tecnologico e lo sviluppo economico suscitava all’interno di un cambiamento imposto dalle regole di controllo del sistema capitalistico. In tal modo l’aver accettato la posta in gioco del cambiamento, ha spinto l’I.S. a gareggiare con il sistema capitalista al fine di rompere le regole di controllo e di addomesticamento del progresso tecnologico e dello sviluppo economico, proponendo una nuova idea di felicità centrata sulla costruzione di situazioni dove “vivere senza tempi morti e gioire senza ostacoli” sia il preludio di una nuova civiltà non più basata sullo scambio economico, bensì sul dono.
La seconda parte, “Il ciclo vitale di un’avanguardia”, nel cogliere gli elementi artistici e filosofici che hanno caratterizzato l’operato dell’I.S. all’interno del milieu gauchiste, ripercorre le tappe evolutive dell’organizzazione situazionista dai suoi prodromi sino al suo epilogo attraverso una disamina dei documenti pubblicati dall’omonima rivista, della corrispondenza fra i membri dell’organizzazione e i gruppi/movimenti/personalità ad essa collegati, degli archivi dell’I.S., delle Conferenze promosse e degli scandali orchestrati nelle gallerie d’arte come nelle università, dai quali poter evincere non tanto l’originalità del movimento, quanto piuttosto la sua contemporaneità, nel senso di esser stato al passo coi tempi della trasformazione economica, scientifica, tecnologica e di costume in atto nella società dell’opulenza che ha contraddistinto i Paesi occidentali durante la seconda metà del Novecento.
La terza e ultima parte del presente lavoro consta di un “Glossario di architettura e urbanistica situazionista”, in cui sono esposti i concetti e gli aspetti nodali del pensiero situazionista così come si è formato e trasformato nel corso del tempo. Ciascuna VOCE rappresenta un momento fugace, ma essenziale, della sperimentazione fattiva dei protagonisti di un’avventura iniziata nei primi anni ’50 del secolo scorso (quando la modificazione radicale dell’ambiente era ancora acerba) tesa a contrastare il dominio assoluto del capitalismo sullo spazio/tempo della vita quotidiana attraverso la pianificazione del territorio urbano. Tutto ciò si è concretizzato in una critica della GEOGRAFIA UMANA come metodo e prassi per una RIVOLUZIONE SOCIALE in cui gli individui e le comunità – per dirla con Guy Debord – possano finalmente «costruire le località e gli avvenimenti corrispondenti all’appropriazione, non più soltanto del lavoro, ma della loro storia totale».




La prima estate di guerra. Diario di un anarchico (1 maggio-20 settembre 1915)

Il diario di Luigi Fabbri è un documento straordinario nel suo genere, rimasto chiuso nei cassetti dell’archivio familiare per oltre 85 anni e riemerso alla luce del sole grazie alla generosità della amata figlia Luce, che alla fine del secolo scorso ne volle fare un gentile omaggio agli amici e compagni italiani. Il diario è un unicum, primo perché è un’opera rara e originale di tipo memorialistico che proviene dal campo libertario e forse non solo, secondo perché è la testimonianza viva del perturbamento e della drammatica divisione tra interventisti e anti-interventisti scatenata dall’esplodere del Primo conflitto mondiale.
Scritto durante i primi mesi di guerra, dalla riflessione quotidiana del leader anarchico emerge, oltre la propria adesione convinta ai principi dell’internazionalismo e del cosmopolitismo libertario, la persuasione che l’unica possibilità di frenare il massacro fosse quella di un’opposizione reale anti-monarchica e anti-giolittiana in considerazione del fatto che la monarchia era la principale sostenitrice del fronte bellicista e che il sistema politico clientelare giolittiano avesse contribuito notevolmente a favorire le scelte interventiste dei moderati.
Fabbri, nella sua riflessione quotidiana, non disgiunge l’analisi della politica interna dagli avvenimenti internazionali e dalle condizioni di difficoltà che attraversava il movimento anarchico stretto nella morsa della repressione e della guerra. Il Diario si interrompe il 20 settembre, senza apparenti ragioni, il giorno prima l’«Avanti!» era uscito con un articolo dedicato alla Conferenza di Zimmerwald dal titolo L’Internazionale non è morta.




Sulle tracce della memoria

Pubblicata in occasione del 70° anniversario della Liberazione, con il finanziamento della Regione Toscana, questa guida storica curata dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia propone a turisti, scuole e appassionati alcuni itinerari da percorrere per conoscere i luoghi e le vicende della seconda guerra mondiale e della Resistenza.

L’opera è suddivisa in cinque itinerari ideali, percorribili in alcuni casi a piedi, in bicicletta o con altri mezzi di trasporto, e toccano monumenti, lapidi, targhe, cippi disseminati in provincia di Pistoia. A colori, corredata di mappe e fotografie, unisce notizie sul contesto storico e naturalistico della zona.
Punto di partenza la città capoluogo, oggetto del primo itinerario, spostandosi poi verso la Montagna pistoiese (secondo itinerario), la Valdinievole, la Svizzera pesciatina e il Padule di Fucecchio (terzo e quarto itinerario), fino alla Piana pistoiese, comune di Montale e dintorni (quinto itinerario).