Guerra e sfollamento in Versilia.

Federico Bertozzi

I civili sotto l'occupazione nazista, tra ordinanze di sfollamento e distruzione del territorio.

Rovine di Ripa, demolita dai genieri tedeschi nel luglio 1944
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Il 18 maggio 1944, mentre le truppe alleate riuscivano a sfondare la Linea Gustav, cadevano le prime bombe americane sulla Versilia storica, dirette a colpire il ganglio stradale e ferroviario di Ponterosso, a metà strada fra Pietrasanta (Lu) e Querceta (Seravezza, Lu), allo scopo di ostacolare i movimenti dei reparti tedeschi destinati al fronte sud. I versiliesi, già stremati da quasi quattro anni di lutti e sofferenze, si ritrovarono così direttamente coinvolti nella “guerra guerreggiata”: dopo quel giorno, infatti, le incursioni aeronavali sull’entroterra si sarebbero moltiplicate. Fu allora che le prime famiglie decisero volontariamente di sfollare: uomini, donne, vecchi e bambini, raccolte le poche cose che riuscivano a portare in spalla o su un semplice carrettino, scelsero di lasciare la propria abitazione, divenuta ormai troppo pericolosa per rimanere. Nella maggior parte dei casi, ritenendole più sicure, gli sfollati s’incamminarono verso le montagne, cercando rifugio presso amici e parenti. Più spesso, tuttavia, dovettero accontentarsi di una sistemazione di fortuna: un materasso in una stanza sfitta, un giaciglio di paglia in un metato diroccato, un tetto sotto cui passar la notte, in attesa di tempi migliori.

Nell’estate del ’44, mentre gli attacchi partigiani riuscivano efficacemente a rallentare i lavori di fortificazione della Linea Gotica portati avanti dall’Organizzazione Todt, le SS prendevano il controllo dell’area versiliese, compiendo rastrellamenti e violenze contro la popolazione, al fine di reciderne i legami con le formazioni. Per potersi muovere più liberamente ed isolare le sacche di resistenza, i nazifascisti decisero infine di evacuare completamente il territorio: a partire dal 30 giugno 1944, giorno in cui fu sgomberato il Comune di Forte dei Marmi, gli occupanti emanarono una serie di ordinanze di “sfollamento totalitario”, con le quali, spesso lasciandole soltanto poche ore a disposizione, si costringeva tutta la popolazione ad abbandonare le proprie case. Nel giro di qualche settimana, la medesima sorte toccò ai Comuni di Seravezza, Pietrasanta e Stazzema. Secondo i manifesti, la popolazione avrebbe dovuto incolonnarsi a piedi verso il Passo della Cisa, fino a Sala Baganza (Pr), dove sarebbe stata alloggiata provvisoriamente, in attesa di passare il Po: chiunque fosse stato sorpreso a circolare in zona di evacuazione dopo il termine ultimo senza valido motivo, sarebbe stato arrestato e passato per le armi. Nel frattempo, squadre di genieri nazisti procedevano alla sistematica distruzione di tutte le infrastrutture che ostacolavano la linea di vista dalle alture retrostanti la piana.

Nonostante le minacce, la stragrande maggioranza dei civili decise di rimanere in Versilia, impegnandosi in una dura, massacrante lotta per la sopravvivenza, in condizioni di fame, angoscia, scarsissima igiene e sovraffollamento, in trepidante attesa degli Alleati. Gli anglo-americani arrivarono nell’autunno del ’44, ma gli sfollati versiliesi non poterono subito far ritorno alle proprie case: fino all’aprile del 1945, infatti, l’avanzata alleata restò impantanata ai piedi della Gotica, e tutta la zona rimase terra di battaglia, costantemente battuta dalle opposte artiglierie. Quando i cannoni tacquero, la popolazione poté gradualmente rientrare: di fronte a lei, un paesaggio irriconoscibile, completamente devastato dalle bombe, tutto da ricostruire.

La storiografia ufficiale del Dopoguerra riservò scarsissima attenzione alla tragedia dei civili nel corso del conflitto. Proprio per questo, oggi, ricostruire lo sfollamento con l’ausilio delle fonti orali permette di conoscere quella sofferenza direttamente dalla voce di chi la visse sulla propria pelle: attraverso i racconti dei testimoni, in altre parole, diviene possibile conferire dignità e valore alla quotidiana battaglia per la vita che i civili della Versilia combatterono nei lunghi mesi della Gotica, in nome della solidarietà umana e dell’amore per la propria terra.

Federico Bertozzi si è laureato in storia contemporanea, presso l’Università di Pisa, nel novembre 2013, con una tesi dal titolo “Attaccarono i fogli: si doveva sfolla’!” dedicata alla ricostruzione dello sfollamento in Versilia con l’ausilio delle fonti orali. Attualmente si sta occupando di raccogliere le memorie del passaggio della guerra in Versilia. 

Articolo pubblicato nell’aprile 2014.

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