Mag 2014
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Livorno ricorda don Roberto Angeli nell’anniversario della sua scomparsa

Con lui saranno ricordati altri sacerdoti toscani che si opposero al nazifascismo

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donangeliIl 26 maggio 1978 moriva a Livorno don Roberto Angeli, figura rilevante della Resistenza toscana. Nell’anniversario della sua scomparsa il sacerdote viene ricordato con una messa organizzata dal Centro Studi Roberto Angeli e dal Consiglio direttivo del Comitato Livornese Assistenza (fondato da don Angeli nel 1948) insieme all’Ufficio Scuola della Diocesi di Livorno. La celebrazione si terrà lunedì 26 maggio alle ore 18 presso la parrocchia di S. Pio X (via delle Sorgenti, Livorno). Nell’occasione saranno ricordati i sacerdoti che si opposero al nazifascismo, in particolare don Renato Roberti, don Amedeo Tintori, don Uguccione Ricciardiello, don Antonio Vellutini, don Renzo Gori, don Italo Gambini, don Aldo Mei.

La celebrazione prende un significato particolare perché va a coincidere con la storica visita di papa Francesca allo Yad Vashem di Gerusalemme, nell’ambito del viaggio del pontefice in Terra Santa. Don Angeli infatti, nella sua attività resistenziale tra le file dei cristiano-sociali livornesi e nella formazione partigiana di Giustizia e Libertà di Firenze, si distinse per il soccorso portato agli ebrei a Livorno e in varie zone della Toscana. Già nel 1955 la comunità israelitica italiana attraverso l’Unione delle Comunità Israelitiche italiane e quella livornese guidata da Roberto Menasci avevano conferito a don Angeli la loro più alta onorificenza «riconoscenti a chi ha sofferto per averci regalato la libertà». Al momento della sua morte nel 1978,  Giuseppe Laras, allora guida degli ebrei livornesi non mancò di far sentire la voce della comunità ebraica: «Gli ebrei di Livorno, – scrisse nel suo intervento sul giornale cittadino – fra le tante testimonianze di carità e di dedizione fornite da don Angeli durante il suo passaggio terreno, non dimenticheranno mai, in particolare, quanto da Lui fatto, anonimamente e mettendo a repentaglio la propria vita, in un lontano giorno di novembre del 1943, allorché collaborò al salvataggio di una ventina di ricoverati ebrei (vecchi e ammalati) dell’Ospedale Israelitico di via degli Asili, trasferendoli in altra sede più sicura».

Don Angeli pagò con la deportazione nei lager nazisti la sua attivà partigiana e assistenziale. Catturato dalla Gestapo il 17 maggio 1944, fu inviato a Villa Triste, poi al campo di Fossoli, da lì ai campi di Gusen e Mauthausen, poi dal novembre ’44 all’aprile ‘45, a Dachau. Qui, insieme a 31.000 persone di 37 differenti nazionalità, ridotte a larve umane, dovette affrontare il più duro inverno della sua vita. Con lui c’erano una trentina di sacerdoti italiani.

Don Angeli raccontò la sua esperienza nel volume Vangelo nei lager, pubblicato nell’ottobre 1964 dalla casa editrice «La Nuova Italia» di Firenze, per la collana dei «Quaderni del Ponte» diretta da Piero Calamandrei. Nel 1972, dodici sacerdoti superstiti del campo di Dachau, furono ricevuti in speciale udienza da Paolo VI. Il cardinal John Wright, prefetto della Sacra Congregazione del Clero, aveva letto il Vangelo nei Lager ed era rimasto fortemente impressionato. Era doveroso, affermò, per la Chiesa rendere il suo omaggio «a coloro che avevano saputo conservare la dignità umana in quell’inferno terrestre».

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