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Palazzo dell’Arcivescovado di Firenze

Palazzo sede dell’Arcivescovo e luogo di attenuazione dei contrasti politici tra fascisti e antifascisti. L’archidiocesi fu retta dal cardinale Elia dalla Costa che fu apprezzato per l’aiuto prestato agli ebrei. Grazie al sostegno dei propri collaboratori, monsignor Meneghello e monsignor Tirapani, e di tutto il clero fiorentino, Dalla Costa realizzò una vera e propria rete di protezione a difesa degli ebrei perseguitati.

Dopo l’uccisione del colonnello Gobbi e la fucilazione di cinque antifascisti il presule con una notifica al clero (dicembre 1943) condanna la violenza e raccomanda “umanità e rispetto” suscitando perplessità. Inoltre la curia divenne luogo di collegamento fra notabili e diplomatici fiorentini impegnati nella attribuzione a Firenze città dello status di città aperta nell’estate del 1944. Nonostante questi tentativi la città di Firenze non fu risparmiata dalla guerra e dai suoi disastri.

Nel 1945 fu concessa la cittadinanza onoraria al cardinale Della Costa, riconoscimento per l’azione tendente a salvaguardare Firenze dalle offensive della guerra.