Dal settembre 1943 alla fine dell’estate del 1944 il Casentino è stato interessato in vario modo dall’arrivo della seconda guerra mondiale. A grandi linee possiamo suddividere la presenza del conflitto nella vallata in due grandi momenti: una prima fase, dall’autunno 1943 all’estate dell’anno successivo e una seconda fase, dal luglio 1944 fino alla liberazione del Casentino, avvenuta alla fine di settembre dello stesso anno.
Nell’autunno 1943 la percezione e il confronto diretto con la realtà della guerra giunsero attraverso l’occupazione nazista: l’arrivo dei tedeschi determinò un crescente clima di tensione tra la popolazione e le forze occupanti che si tradusse in una serie di azioni criminali ai danni dei civili. In questa fase il conflitto assunse i tratti tipici della guerriglia e vide le formazioni partigiane e le truppe naziste fronteggiarsi in uno scontro a bassa intensità fatto di imboscate e sabotaggi. Con la liberazione di Arezzo, avvenuta il 16 luglio 1944 la guerra entrò nella fase successiva ed assunse le caratteristiche proprie di uno scontro militare; malgrado ciò gli eserciti non si fronteggiarono in rilevanti battaglie, prediligendo anche in questo caso azioni dal limitato potenziale sulle alture intorno alla vallata. Con l’arrivo delle truppe britanniche la situazione delle forze in campo si ribaltò e i nazisti si trovarono costretti ad attuare una lenta ritirata dalla vallata che li portò ad abbandonare l’ultima città del Casentino il 22 settembre 1944.
Come abbiamo visto il Casentino non fu una zona particolarmente interessata dal secondo conflitto mondiale, ma nonostante ciò i suoi territori e le sue popolazioni vennero segnati dal passaggio della guerra.
In questo articolo abbiamo dunque deciso di riportare cinque sentieri che in vario modo sono testimonianza dei dolori e delle sofferenze che la vallata fu costretta a vivere dal settembre 1943 al settembre dell’anno successivo. Sono in prevalenza percorsi facili, accessibili a tutti i tipi di escursionisti.
Cetica
Percorso ad anello che da Cetica sale in direzione del Pratomagno per poi scendere nuovamente verso la frazione nota per lo scontro che vi combatterono il 29 giugno 1944 gli uomini del Brigata “Lanciotto” e i soldati della Brandenburg.
- Percorso: Cetica – Cristo del Castagno – Pian dei Ciliegi – Cetica
- Distanza: 14 km
- Tempo di percorrenza: 3 ore e 10 minuti
- Difficoltà: media
- Dislivello: ±526 m

Lunga e agevole salita che attraverso il sentiero CAI 54 porta prima al Cristo del Castagno e successivamente a Pian dei Ciliegi (1.130 m), il punto più alto dell’itinerario. Il percorso si svolge quasi interamente all’ombra dei faggi e dei castagni. Da Pian dei Ciliegi si perde progressivamente quota e dopo una discesa non troppo ripida si giunge a Cetica, dove sarà infine possibile visitare i cippi e i monumenti dedicati alla battaglia.
Moggiona, “Il sentiero della Linea Gotica”
Percorso ad anello che ripercorre le fortificazioni che i tedeschi costruirono durante la seconda guerra mondiale. Le postazioni, debitamente indicate attraverso dei pannelli, sono oggi delle buche e degli avvallamenti, un tempo utilizzate per posizionarvi l’artiglieria o costruirvi le trincee.
- Distanza: 4,5 km
- Tempo di percorrenza: 2 ore
- Difficoltà: facile
- Dislivello: ±280 m
Per giungere all’inizio del percorso è necessario intraprendere la strada che da Moggiona porta all’Eremo di Camaldoli e svoltare a sinistra dopo circa tre chilometri, prendendo la strada sterrata che porta ad Asqua; dopo meno di un chilometro ci si imbatte in un pannello che indica l’inizio del sentiero. La prima parte del percorso è in lieve salita, seguita da un tratto pianeggiante che lascia poi spazio alla discesa che porta alla località La Rota. L’ultimo tratto dell’itinerario è in leggere discesa e percorre il “sentiero dei tedeschi”, chiamato in questo modo poiché durante il secondo conflitto mondiale venne frequentemente utilizzato dalle truppe naziste.
Nella zona, oltre alle postazioni presenti lungo il sentiero, ve ne sono altre due, situate sul ciglio della strada che da Moggiona porta a Lierna. A Moggiona – vittima nel settembre 1944 di una terribile strage – è inoltre possibile poter visitare la Mostra permanente sulla guerra e la Resistenza in Casentino, facente parte della Rete Ecomuseale del Casentino.
Moscaio
Sentiero che attraversa l’abitato di Moscaio, vittima tra il 12 e il 13 aprile 1944 di un rastrellamento nazista. Il percorso offre inoltre la singolare possibilità di poter attraversare e visitare alcuni borghi, due dei quali sono ormai disabitati e in stato decadente. Questo itinerario può essere percorso sia in bicicletta che a piedi.
- Percorso: Banzena – Moscaio – Buca di Giona – Giona – Rovine di Giona di Sopra
- Distanza: 7,4 km
- Tempo di percorrenza: 2.05 ore
- Difficoltà: facile
- Dislivello: ±223 m
Da Banzena si procede in direzione nord-est per circa un chilometro fino ad arrivare a Moscaio, un abitato composto da poche abitazioni; nella via che attraversa la frazione sarà possibile osservare una lapide che ricorda le vittime che tra il 12 e il 13 aprile 1944 persero la vita in un rastrellamento tedesco. Si prosegue il cammino e dopo poco più di un chilometro si arriva a Buca di Giona, un paese disabitato, seguito dal borgo di Giona. Dopo essere arrivati a Giona il sentiero vira a sinistra e sale fino ad arrivare alle rovine di Giona di Sopra, dove si conclude il sentiero.
Partina
Il sentiero che proponiamo percorre un tratto della ciclopedonale “Buonconte da Montefeltro”, che da Bibbiena giunge fino a Camaldoli. Invece dell’itinerario tradizionale suggeriamo un percorso più “dolce”, adatto a tutte le categorie di escursionisti. Il nostro itinerario ha inizio da Partina, dove sarà possibile poter visitare i monumenti dedicati alle vittime della strage del 13 aprile 1944. Il sentiero è ideale per le biciclette ma può essere percorso anche a piedi.
- Percorso: Partina – Casa il Sasso – località Castagnoli
- Distanza: 3,6 km fino al bivio con la Sr 71; 7,9 km fino a Camaldoli
- Difficoltà: facile

Il sentiero prende avvio da Partina e più precisamente da via di San Francesco, situata lungo l’argine del torrente Archiano; qui sarà possibile poter visitare due monumenti in onore delle vittime della seconda guerra mondiale: uno inserito all’interno di un’area verde, dedicato a tutti gli abitanti che sono venuti a mancare durante il conflitto e uno posto poco più avanti, in direzione nord-est, interamente dedicato agli otto operai della Todt che vennero uccisi il 13 aprile 1944. Dopo aver visitato i monumenti si continua a percorrere via di San Francesco, per prendere la ciclopedonale che costeggia sul lato est l’Archiano. Nella fase iniziale il percorso è prevalentemente pianeggiante e rettilineo; superata l’ex centrale idroelettrica i visitatori giungeranno a Casa il Sasso, da dove inizierà un tratto in lieve salita seguito da una discesa. Il percorso termina dopo poco più di tre chilometri e mezzo all’altezza dell’incrocio con la strada asfaltata (località Castagnoli): giunti a questo punto i più prudenti potranno tornare a Partina seguendo in senso opposto l’itinerario precedentemente percorso, oppure percorrendo la Strada Regionale 71 Umbro Casentinese; invece i più allenati e temerari potranno continuare percorrendo il tratto conclusivo della “Buonconte da Montefeltro”, fino ad arrivare a Camaldoli.
Vallucciole, “Il sentiero della libertà”
Sentiero che da Molin di Bucchio sale fino al borgo di Vallucciole, teatro il 13 aprile 1944 di una strage. Nel corso dell’ascesa si attraversano i luoghi che vennero inesorabilmente colpiti dalla furia nazista.
- Percorso: Molin di Bucchio – Serelli – cimitero di Vallucciole – Vallucciole – Monte di Gianni
- Distanza: 6,9 km
- Tempo di percorrenza: 2 ore
- Difficoltà: facile
- Dislivello: ±220 m

Molin di Bucchio si raggiunge prendendo la strada che da Stia porta a Londa. Una volta giunti nel paese i visitatori potranno osservare i monumenti presenti nel paese, due dedicati a Pio Borri, prima vittima della Resistenza aretina e uno alla strage di Vallucciole. Dopo aver visitato Molin di Bucchio si torna sulla strada provinciale e si continua a procedere in direzione del Londa, per poi svoltare a destra dopo pochi metri, in concomitanza di una strada sterrata dove sono presenti le indicazioni per “Vallucciole” e “Capo d’Arno”. Durante la salita si attraversa il luogo dove un tempo sorgeva Serelli, distrutta da una frana nel 1992 e il cimitero di Vallucciole, dove riposano molte delle vittime della strage. Infine si giunge al borgo di Vallucciole, dove è presente la chiesa dei santi Primo e Feliciano, all’interno della quale è presente una lapide recante i nomi delle 108 vittime. Il sentiero prosegue per mezzo chilometro, concludendosi all’abitato di Monte di Gianni, anch’esso teatro della violenza nazista.
Questo articolo è stato realizzato grazie al contributo del Consiglio regionale della Toscana nell’ambito del progetto per l’80° anniversario della Resistenza promosso e realizzato dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.
Articolo pubblicato nel novembre 2024.