Ott Gen
29-22
Soffici. Statue e fantocci.

Letteratura in tutto tondo

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Sullo slancio del ritorno dalla guerra, congedato nell’aprile 1919 giusto al compimento dei quarant’anni, Soffici mette mano a un’attività di grande spicco: tutta l’energia impiegata al fronte ora la riversa nel lavoro artistico e letterario tenendo fede all’impegno chiarito nel suo ultimo scritto su Lacerba, «Memento», 22 maggio 1915, che fu il numero conclusivo della rivista, in cui Papini celebrava la vittoria dell’interventismo e Palazzeschi esultava: «Evviva questa guerra!».
Una sorta di riaffermazione dei valori che avevano fino ad allora sorretto l’artista: «Non sarà mai che a guerra finita il nostro spirito, il nostro cuore e la nostra sensibilità abbiano ceduto alla violenza dei fatti».
Nel corso del 1919, presso l’amico editore Vallecchi, dà alle stampe due volumi: Scoperte e massacri. Scritti sull’arte, e Statue e fantocci. Scritti letterari. Vi raccoglie saggi e prose editi soprattutto su La Voce e Lacerba; la configurazione in volume conferisce più spessore e organicità alla sua linea di pensiero, al suo modo spregiudicato e battagliero di trattare materie di estetica e critica d’arte di solito affidate alla sapienza professionale di studiosi accademici; Soffici spezza da par suo quella dominanza, come Papini aveva fatto nel campo specifico della filosofia.
Scoperte e massacri – da cui trae spunto la mostra di Soffici organizzata agli Uffizi – trovò subito riscontro ampio di recensioni, alcune firmate da uomini illustri, Antonio Baldini, Luigi Dami, Benedetto Croce, Ugo Ojetti.
Statue e fantocci ebbe risonanza molto minore; ne scrive Giuseppe De Robertis su Il Progresso (Bologna, 2 dicembre 1919) dando in due parole un indizio ancora valido: «amabile disordine». Lo recensisce Nicola Moscardelli (Il Tempo, Roma, 21 novembre 1919): «è una galleria viva e bella».
A questo libro suddiviso in una «Parte prima. – Statue», in una «Parte seconda. – Fantocci» e in due altri capitoletti, «Varietà» e «Caratteri», si riferisce la mostra documentaria al Museo Soffici in cui sono proposti documenti a stampa, disegni e quadri che si rapportano con l’epoca e il contenuto delle pagine: un quadro di Segantini, un dipinto di Vittore Grubicy, caricature di Palazzeschi e di Apollinaire eseguite da Soffici, un acquarello e libri di Max Jacob, il libro di Moréas del 1902, Les Cantilènes, con copertina a colori di Soffici; altri libri in prima edizione, di Palazzeschi, Apollinaire, e alcuni numeri di riviste come Les Soirées de Paris, fogli del Marzocco, giornale letto da Soffici in quei tempi; le riviste originali La Voce, Lacerba, su cui comparirono gli scritti.
Un insieme che ponendo l’attenzione su un libro meno noto di Soffici sottolinea la ricchezza del contributo critico del nostro autore; nel 1919 aveva rimesso in moto il lavoro letterario in parallelo all’attività di pittore con un’ottica rinnovata sulla realtà, sui valori del paesaggio e della natura, nel ritmo quotidiano che gli suggeriva un linguaggio schietto e immediato.

Mostra a cura di Luigi Cavallo.
Collaborazione di Oretta Nicolini e Luigi Corsetti.
Poggio a Caiano, Museo Soffici e del ‘900 italiano, dal 29 ottobre 2016 al 22 gennaio 2017.
Apertura: dal venerdì alla domenica. Orario 10.00-13.00 / 15.00-18.30
Ingresso euro 3
Visite guidate alle ore 10.30 e alle 17.00 nei seguenti giorni:
5-6 novembre, 19-20 novembre, 3-4 dicembre, 17-18 dicembre, 31 dicembre
Prenotazione obbligatoria: Alice Cooperativa Sociale Onlus
tel. 0574 23673 – email: alice@alicecoop.it
(3 euro a persona, oltre al biglietto d’ingresso)

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